Un green ancora troppo sbiadito in questo inizio d’anno, tra legge di “in-stabilità” e nuovi regolamenti tecnici. Politica dove sei?

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Inizia un altro anno, e questa volta è un anno davvero molto difficile per tutto il sempre più variegato universo della green economy italiana, che è stata il settore anticiclico alla crisi fino allo scorso anno, alla quale va affiancandosi in maniera sempre più forte anche la “white economy”, legata alla efficienza energetica.


Infatti, anche nelle ultime emanazioni normative sul tema, quella visione di lungo periodo, necessaria per garantire un armonica migrazione di modello energetico e fa ripartire in maniera perentoria settori primari come quello dell’edilizia in chiave energeticamente efficiente, non c’è assolutamente stata, a partire dalla legge di stabilità, approvata nei giorni scorsi dal Senato della Repubblica con 167 voti favorevoli e 110 contrari, un autentico insulto al nome che porta, dal momento che, per rinnovabili ed efficienza energetica è senz’altro più appropriato il termine di “legge di instabilità permanente”.

L’ennesima occasione persa per favorire la ripresa delle rinnovabili nel nostro Paese, intervenendo nel contempo, in modo efficace sull’altro fondamentale aspetto dell’efficienza energetica. Tutto questo è reso ancora più grave dalla scarsissima attenzione verso il mondo green, e white, con ancora una volta la politica energetica italiana pesantemente orientata a favorire il settore delle fonti fossili, che ha oramai ben poco a che fare con il nostro futuro e soprattutto a quello delle nuove generazioni. Venendo ai dettagli della Legge di stabilità, approvata abbiamo:

ECOBONUS: ancora assolutamente miopi gli eco bonus ben lontani dal 2020, limitati ad una proroga fino a fine 2014 della detrazione al 65% sugli interventi di riqualificazione energetica degli edifici e della detrazione al 50% per le ristrutturazioni semplici, che avrà un decalage al 40% nel 2015, per ritornare al 36% nel 2016 con un limite di spesa di 48mila euro. Una miopia che frustra pesantemente le grandi aspettative in termini di ricadute con la creazione di circa 1,5 milioni di posti di lavoro correlati, circa 600.000 dei quali nel settore edile (vedi “Costruire il futuro”: Il nuovo Rapporto Fillea-Cgil/Legambiente per l’efficienza energetica in edilizia con 600mila nuovi posti di lavoro“).

CAPACITY PAYMENT: Diversamente, dalle delusioni a rinnovabili ed efficienza energetica illustrate sopra, la maggioranza ha ritenuto giusto sostenere ancora una volta con centinaia di milioni di euro i grandi produttori energivori, attraverso il capacity payment e l’esenzione degli oneri di urbanizzazione per grandi centrali elettriche, con grande gioia per esempio di gruppi come Sorgenia, ignorando i problemi del paese e i continui e ripetuti allarmi lanciati dall’ONU e dal mondo della scienza per minimizzare il riscaldamento globale, entro i prossimi 50 anni. Infatti le le centrali termoelettriche e turbogas continueranno a essere esentate dall’obbligo di versare ai Comuni gli oneri di urbanizzazione e avranno l’opportunità di transare sugli eventuali contenziosi. Attraverso il capacity payment, inoltre, su proposta dell’Aeeg (Autorità per l’energia elettrica e il gas), il Ministero dello Sviluppo Economico potrà definire le modalità per un sistema di remunerazione di capacità produttiva adatto a fornire gli adeguati servizi di flessibilità.

NUOVE REGOLE SUI SISTEMI DI ACCUMULO: Proprio nel finire del 2013, è arrivato anche un nuovo atteso documento di consultazione da parte di AEEG (Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas), e che, in latenza di specifica normativa, aveva portato, alcuni mesi fa il GSE al divieto di installazioni su impianti fotovoltaici incentivati, impedendo di fatto l’accesso agli incentivi agli impianti che installano le batterie proprio in attesa di un quadro normativo chiaro.

Si tratta del DCO 613/2013/R/eel, scaricabile in calce al post, che si focalizza proprio sugli accumuli “domestici”, escludendo esplicitamente i sistemi di accumulo installati dai gestori di rete e quindi i progetti pilota sui quali sta lavorando Terna. Il nuovo documento, aperto per osservazioni fino al 31/1/2014, si prefigge di “definire le modalità di accesso e di utilizzo della rete pubblica nel caso di sistemi di accumulo, nonché le ulteriori misure dell’energia elettrica eventualmente necessarie per la corretta erogazione di strumenti incentivanti o di regimi commerciali speciali”.

Nel documento, l’Autorità ritiene che le batterie debbano essere trattate come impianti di produzione a fonti non rinnovabili ai fini della connessione alle reti pubbliche ai sensi del TICA, con il proposito comunque di prevedere degli “strumenti che consentano flessibilità e semplicità, soprattutto nel caso di sistemi di accumulo installati presso impianti di produzione di energia elettrica già esistenti (anche impianti fotovoltaici ad uso domestico) per i quali appare eccessivamente complicata e priva di effetti pratici la definizione di nuove unità di produzione dedicate ai sistemi di accumulo e completamente indipendenti dall’impianto di produzione stesso”.

Il documento prevede, in via transitoria, “fino al completamento di valutazioni in merito alle modalità di installazione e di utilizzo dei sistemi di accumulo anche ai fini della fornitura di servizi di rete”, che per gli accumuli si applichi tutto quanto già previsto per gli impianti di cogenerazione ad alto rendimento, vale a dire corrispettivi a forfait nel caso di sistemi da connettere alle reti di media o bassa tensione; con corrispettivi correlati ai costi effettivi e proporzionali alla potenza, senza però prevedere lo sconto per le fonti rinnovabili, nel caso di sistemi da connettere alle reti di alta e altissima tensione. Un altro ambito del documento, è dedicato poi allo spinoso tema della compatibilità con gli incentivi (pagina 11, punto 3.5), temporaneamente esclusa dal GSE.

Nel documento di consultazione si legge testualmente al riguardo “nel caso di impianti di produzione che accedono ai certificati verdi ovvero al conto energia fotovoltaico ovvero al conto energia solare termodinamico, ai fini della corretta erogazione dei predetti incentivi la misura dell’energia elettrica assorbita e rilasciata dai sistemi di accumulo si rende necessaria solo nel caso di sistemi di accumulo lato produzione”.

Relativamente poi alla incompatibilità tra accumuli e incentivi, in base alle nuove regole proposte, questa si verificherebbe solo nel caso di impianti fotovoltaici fino a 20 kW in regime di scambio sul posto incentivati con il primo conto energia, come si spiega testualmente nel documento “poiché, per tali impianti, l’energia elettrica incentivata è quella prodotta e consumata in sito, anche per il tramite dello scambio sul posto; la presenza di sistemi di accumulo potrebbe alterare la quantità di energia elettrica ammessa a beneficiare degli incentivi, senza alcuna possibilità di controllo“. Il nuovo documento contiene poi precisazioni importanti per gli impianti di produzione che accedono alle tariffe omnicomprensive, per i quali, ai fini della corretta erogazione dei predetti incentivi, appare sempre necessaria la misura dell’energia elettrica assorbita e rilasciata dai sistemi di accumulo. Non richiesta invece la misurazione dell’energia sia per impianti realizzati in scambio sul posto, che per quelli in regime di ritiro dedicato, ad esclusione del caso in cui si acceda ai prezzi minimi garantiti.

A livello di adeguamenti dei servizi di sistema da parte dei soggetti gestori convolti dalle novità normative, come GME, Terna, GSE e distributori, questi sono tenuti ad adeguare i propri sistemi informatici e i propri flussi informativi entro il 31 dicembre 2014, con l’avvio delle modalità transitorie per l’applicazione del Dco che partiranno da marzo-aprile 2014. Un 2013 che comunque si chiude con un deludentissimo bilancio sul rinnovamento dei sistemi energetici in Italia, con i settori emergenti costretti a durissimi sforzi di tenuta e già tante, troppe vittime sul campo, per un settore capace davvero di dare un contributo fondamentale e duraturo alla attuale crisi che definire solo “economica”, sarebbe davvero limitativo, riduttivo e soprattutto “miope”, la stessa “miopia” dei nostri politici che continuano a partorire “tiepidi pannicelli” solo di facciata.

Speriamo davvero in un 2014, con occhi ed orecchi nuovi da parte dei nostrani decisori, che negli ultimi governi sembrano provenienti dal più oscuro Medioevo ed anche di “cittadini sovrani“, mutuando un termino molto caro all’indimenticabile Don Lorenzo Milani, capaci cioè di avere gli strumenti necessari per valutare la qualità e la quantità nei contenuti proposti da una classe politica nuova e diversa, veramente più libera dai “poteri forti”, che ancora una volta stanno devastando il nostro paese non permettendogli di liberare le grandi pulsioni vitali che proprio il settore energetico, insieme ad altri, è davvero capace di dare.

Sauro Secci

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