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Teleriscaldamento per ridurre il gas importato

Teleriscaldamento. Lo sviluppo dell’intero potenziale delle tecnologie sarebbe in grado di migliorare l’indipendenza energetica nazionale. Con una riduzione di 2,12 miliardi di Sm3 di gas naturale importato. Equivalenti a circa il 10% del gas importato dalla Russia.

Un contributo importante quello del teleriscaldamento per fornire un supporto alla riduzione dell’import di gas dalla Russia ed il contrasto ai cambiamenti climatici. Questo in sintesi il contributo essenziale del convegno “Teleriscaldamento, il calore che unisce”. Convegno organizzato da AIRU (Associazione Italiana Riscaldamento Urbano) in occasione del suo 40° anniversario dalla fondazione. Ad oggi sono attivi soprattutto sistemi di 3° generazione in Italia. Con quelli di 4° generazione che sono più efficienti nel convogliare l’energia termica di scarto e rinnovabile disponibile sul territorio. E con il teleriscaldamento eletto ad un ruolo cruciale nella decarbonizzazione del riscaldamento civile.
 
Il convegno è stata l’occasione per la presentazione di uno studio realizzato per AIRU dai Politecnici di Milano e di Torino. Questi hanno evidenziato per l’Italia un potenziale di sviluppo del teleriscaldamento efficiente di 4° generazione di 38 TWh. 4 volte superiore al livello attuale e pari al 12% del fabbisogno civile. Con le principali fonti di energia costituite dal calore di scarto industriale e dall’energia geotermica, recuperabile anche con pompe di calore.

La ricerca dal titolo “Il teleriscaldamento: efficienza e rinnovabili a servizio della decarbonizzazione”, realizzata da Elemens, vuole dimostrare che lo sviluppo dell’intero potenziale migliorerebbe l’indipendenza energetica Italiana, con una riduzione di 2,12 miliardi di Sm3 di gas naturale importato, equivalenti a quasi il 10% del gas importato dalla Russia. Contemporaneamente, sarebbe possibile ottenere una riduzione annua delle emissioni di CO2, pari a 5,7 milioni di tonnellate. E una importante riduzione anche del particolato nei centri urbani.

Il presidente di AIRU, Lorenzo Spadoni

In Italia gli ostacoli al pieno sviluppo del teleriscaldamento sono principalmente di natura regolatoria, economica ed autorizzativa. Le normative del settore non hanno ancora accompagnato l’innovazione tecnologica che lo ha investito. Mentre non esistono meccanismi incentivanti per gli operatori e per i consumatori definiti appositamente per il teleriscaldamento, capaci di favorirne lo sviluppo”.
Senza un supporto di tipo economico, meno del 30% del potenziale individuato per la ricerca sarebbe veramente realizzabile. Una soluzione potrebbe essere quella dell’attesa attuazione delle norme recenti sui Certificati Bianchi. Anche se soluzioni alternative basate sull’erogazione di contributi in conto esercizio e/o capitale potrebbero costituire un supporto più efficace.

Il Direttore generale di Utilitalia, Giordano Colarullo

L’attuale congiuntura geopolitica ha evidenziato in maniera netta l’importanza strategica del raggiungimento dell’indipendenza energetica. Questo obiettivo potrà essere raggiunto sia tramite l’incremento delle fonti rinnovabili, sia grazie alla riduzione dei consumi tramite l’efficienza energetica. Per raggiungere questo importante traguardo occorrerà puntare su tutte le tecnologie e le soluzioni disponibili. Tra le quali figura anche il teleriscaldamento, che è a tutti gli effetti uno dei vettori fondamentali per la transizione verde. Oggi più che mai, è necessario comprenderne l’importanza e la crescita potenziale, che deriva anche dal recupero del calore di scarto e dalle rinnovabili. E supportarne la centralità nel percorso verso la decarbonizzazione intrapreso dal nostro Paese”.

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