Scioglimento dei ghiacci: un progetto per salvarne l’immenso patrimonio di informazioni

All’interno dei ghiacciai, sempre più minacciati dall’esponenziale effetto dei cambiamenti climatici, c’è un grande data base contenente una serie di parametri ambientali sul nostro pianeta di immenso valore. Si tratta di parametri, sia meteorologici sia relativi alle concentrazioni di inquinanti, che il progetto “Ice Memory” sta cercando di mettere in salvo relativamente ai ghiacciai europei, compresi quelli italiani alpini ed appenninici.

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Si tratta di un progetto internazionale, con il patrocinio dalle commissioni nazionali Unesco di Francia e Italia e con l’impegno di esperti glaciologi di vari Paesi, che si pone l’obiettivo di mettere in salvo gli immensi archivi climatici minacciati dal global warming, estraendo e portando poi in Antartide le carote di ghiaccio prelevate.

Per il nostro paese la missione è stata lanciata dal Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, ed è partita dal ghiacciaio del Grand Combin collocato a 4200 metri, in prossimità del Monte Bianco. Si tratta di una prima missione che permetterà di stabilire in quale punto del ghiacciaio sarà possibile estrarre, in una successiva spedizione, la carota di ghiaccio più profonda, quella capace cioè di percorrere più a ritroso possibile la storia del clima del nostro pianeta.

Il progetto prevede un pacchetto di altre spedizione sul Monte Rosa, sulla Marmolada, oramai l’ultimo ghiacciaio importante delle Dolomiti, sul Montasio in Friuli, il ghiacciaio a più bassa quota delle Alpi e sul Calderone in Abruzzo, che è il ghiacciaio collocato più a sud in Europa.

Fonte foto: Teleambiente

Il ghiacciaio Ortles in provincia di Bolzano (3900 m), ad una profondità di 75 m, custodisce le informazioni di circa 7 mila anni fa. In Antartide poi, dove le precipitazioni annue sono molto scarse, a 100 m di profondità sono registrate le caratteristiche della Terra addirittura di 2 mila anni fa”.

Come spiega uno degli ideatori del progetto Ice Memory Carlo Barbante, professore a Ca’ Foscari ed associato all’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Cnr, “I ghiacci hanno intrappolato elementi chimici, particelle organiche e altre tracce dell’ambiente e del clima passato. Queste carote di ghiaccio sono un archivio di informazioni unico sul passato del pianeta e fondamentale per mettere nella giusta prospettiva i cambiamenti attuali e futuri”.


Attraverso le rilevazione del georadar sarà possibile effettuare anche una ricostruzione tridimensionalmente del substrato roccioso nascosto dal ghiaccio, mentre un campionamento di 12 metri sarà analizzato nei laboratori di Venezia come elemento propedeutico alla vera e propria campagna di prelievi.

I campioni prelevato vengono depositati nel primo “santuario” mondiale dei ghiacciai minacciati dal riscaldamento globale, come patrimonio dell’umanità controllato da una governance internazionale con il fine di assicurarne la conservazione e l’utilizzo appropriato per permettere alle future generazioni di scienziati di svolgere analisi senza precedenti.

Alcuni campioni sono già stati estratti dal team di Ice Memory sul Monte Bianco, sul ghiacciaio Illimani in Bolivia e sui ghiacciai di Belukha e Elbrus in Russia.

Un breve video di presentazione del progetto Ice Memory

A seguire anche un breve reportage delle attività svolte dal team di ricerca sul Grand Combin

La Redazione di Ecquologia

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