Salario minimo europeo: una battaglia di tutti
Salario minimo europeo. Voto positivo degli Europarlamentari all’ultima plenaria, andata in scena nei giorni scorsi. La Commissione si era già espressa in maniera positiva due settimane fa e occorreva la conferma del Parlamento. Ora si potrà procedere alle negoziazioni tra Bruxelles e i governi dei Paesi membri per trovare un accordo continentale che favorisca i lavoratori. Articolo a cura di Mattia Mazzetti
È stato discusso nei giorni scorsi, a Bruxelles, l’introduzione nella UE del cosiddetto salario minimo europeo. La Repubblica ne ha scritto già un paio di settimane fa. Sottolineando come la misura – attesa come una manna da numerosi lavoratori, a cominciare dagli italiani – sia stata sotto esame a Strasburgo nel corso del mese di novembre. E poi portata all’ordine del giorno durante la plenaria che si è tenuta pochi giorni fa.
Di salario minimo europeo si parla da anni, non ci troviamo certo di fronte a una novità dell’ultima ora. Eppure non se ne era mai fatto nulla. Perché ora la storia dovrebbe essere differente? I tempi appaiono maturi. La crisi sanitaria ed economica ha rappresentato non solo un dramma, bensì anche una grande opportunità, un’occasione di rinascita per l’Europa, in campo sociale.
Dopo la crisi: dalla pandemia al salario minimo europeo
Il coronavirus ha posto – e sta ancora ponendo – una grossa sfida alla UE. In tempi recenti, infatti, non si ricordano situazioni altrettanto complicate e difficoltose come quella che abbiamo vissuto e con cui stiamo ancora convivendo. Per tenere testa a questa battaglia, Bruxelles ha dato vita a una risposta altrettanto straordinaria. Si veda il sistema dei fondi Next Generation EU, per sostenere la ripresa di tutte le economie interne all’Unione.
Trasformare la grave crisi attuale e renderla opportunità, motivo per edificare su stabili fondamenta l’UE di domani, è un ottimo intento. E acquista un’importanza cruciale per rendere più funzionale una Unione che, sotto vari aspetti, ancora non appare troppo coesa. In questa prospettiva, l’adozione di un salario minimo europeo è stata definita una dei pilastri continentale dei diritti sociali. La definizione non potrebbe essere più corretta. Se vogliamo porre sullo stesso piano sociale tutti i lavoratori, concedendo loro la dignità che meritano, non possiamo certo prescindere dalla misura del salario minimo europeo.
Dalla plenaria il primo semaforo verde
La Commissione Europea si era espressa in maniera favorevole riguardo al salario minimo europeo già due settimane fa,. Quando la proposta era stata analizzata e messa allo studio all’interno di quella istituzione. Da quel primo – e piuttosto poco significativo – semaforo verde, siamo giunti ora ad un secondo via libera. Via libera giunto durante la plenaria svoltasi tra il 22 e il 25 di novembre, come riportato sia dalla testata Fanpage che dal quotidiano La Repubblica.
L’introduzione di una normativa sulla retribuzione minima oraria è stata votata favorevolmente anche dal Parlamento europeo. Il voto è andato in scena durante l’ultima seduta, svoltasi qualche giorno fa. La direttiva si è imposta in maniera netta al voto, totalizzando 443 voti a favore e 192 contrari. 58 europarlamentari si sono invece astenuti. Il mandato approvato è stato quello con il testo sottoscritto dalla commissione per l’occupazione e gli affari sociali. La misura è piuttosto vaga e nebulosa e rappresenta più una dichiarazione di intenti che una proposta vera e propria.
La direttiva sul salario minimo europeo muove dall’intenzione di garantire a ogni singolo lavoratore della UE un livello di retribuzione adeguato all’orario. E gli garantisca di vivere in maniera dignitosa. Non soltanto di sopravvivere fino al proverbiale termine del mese. L’idea è dunque quella di stabilire alcuni requisiti di base, condivisi tra i 27 paesi membri, che garantiscano un reddito accettabile per le famiglie. Tutto da sottoscrivere, naturalmente, non fosse che non è stata indicata alcuna cifra per quantificare in maniera concreta questa soglia minima.
Passaggi successivi verso il salario minimo europeo
Siamo dunque a un punto di partenza. La Commissione ha dato il suo ok allo sviluppo della norma e lo stesso ha fatto il Parlamento europeo. Ora che i due principali organi della UE si sono espressi in maniera positiva, però, non possediamo ancora alcun tipo di garanzia sulla trasformazione della direttiva in qualcosa di esecutivo. Piuttosto che solo teorico come ancora appare tutt’oggi. Occorre compiere degli altri step. Completare alcuni passaggi. Prima di poter dire di avere finalmente ottenuto un salario minimo europeo, concordato e uguale – o quantomeno proporzionato – per tutti i lavoratori nel vecchio continente.
Si aprirà ora, ci auguriamo a breve, una serrata fase di negoziati, com’è la prassi quando si muove l’Unione Europea. Tra dicembre e gennaio il Consiglio europeo si siederà intorno a un tavolo, coordinandosi con i governi nazionali per mettere nero su bianco una bozza di direttiva. Giunti alla versione definitiva della misura sul salario minimo europeo, essa dovrà essere recepita dagli esecutivi dei singoli Paesi membri. Secondo le regole della UE, i singoli governi avranno fino a due anni di tempo per farlo.
Da quanto è trapelato finora, ci si può attendere che il Consiglio sviluppi la proposta sulla quale si è espresso l’Europarlamento. L’orientamento sarà uno dei due possibili secondo le politiche lavorative UE. Da un lato il salario minimo europeo potrà essere quel che dice il nome: una retribuzione oraria minima imposta per legge, sotto la quale non si potrà mai scendere per il lavoratore in regola. Dall’altro lato, invece, si potrà sviluppare una contrattazione collettiva fra impiegati e datori di lavoro, la quale stabilisca in prima personale condizioni per ciascun assunto.
Reazioni politiche al salario minimo europeo
Il Movimento 5 Stelle, la forza politica che storicamente ha spinto di più per ottenere questa normativa, ha reagito in maniera con gioia. Come afferma Daniela Rondinelli, eurodeputata pentastellata che ha collaborato alla formulazione della proposta:
“I salari saranno equi e dignitosi, capaci di superare tutte le attuali disuguaglianze: la povertà lavorativa e il dumping sociale. Inoltre, il salario minimo dovrà riguardare tutti i lavoratori, dunque anche riders, stagionali, tirocinanti e stagisti. Basta lavoratori sottopagati”
Rondinelli continua spiegando sinteticamente il modo nel quale si dovrebbe procedere alla definizione del salario minimo europeo:
“Innanzitutto, vengono definiti tre criteri per la determinazione del salario minimo. Dovrà essere al di sopra del 50% del salario medio e del 60% del salario mediano lordo nazionale. Nonché maggiore di una ‘soglia di dignità’ calcolata in base al potere d’acquisto dei salari a prezzi reali.”
L’ex presidente del Consiglio italiano e ora leader del Movimento, Giuseppe Conte, ha affidato a Facebook la sua felicità, al termine della plenaria:
“Sulla necessità di questo strumento noi non abbiamo mai cambiato idea e ci siamo battuti con i nostri rappresentanti, con impegno e dedizione. Abbiamo centrato il risultato nel nostro programma per le Europee: oggi la plenaria ha dato il via libera al salario minimo europeo. Basta perdere tempo, alziamo i salari.”
Che cos’è il salario minimo europeo?
A questo punto chiariamo in quale forma potrebbe concretizzarsi questa normativa sul salario minimo europeo. Al momento si tratta di una misura in fieri, molto più simile ad un auspicio. Una dichiarazione di intenti, non a una legge vera e propria. Sono stati posti alcuni paletti. Come ad esempio le due alternative uscite dalla plenaria dell’Europarlamento e i 3 criteri enfatizzati da Rondinelli, ma non sappiamo molto di più.
L’obiettivo della direttiva sul salario minimo europeo è stabilire una norma di requisiti di base, intrattabili. In grado di garantire un reddito dignitoso a tutti i lavoratori. Se ciò dovesse essere raggiunto con la seconda via proposta dal Parlamento, dunque una contrattazione collettiva e non un livello salariale minimo espresso tramite legge – soluzione che appare più semplice – la copertura della stipula andrebbe rafforzata ed estesa. Dal momento che vi sono Paesi membri in cui non si raggiunge una percentuale elevata di lavoratori legati da un simile accordo, come ricorda Il Fatto Quotidiano.
Una mano al processo negoziale e decisionale europeo potrebbe arrivare dalla cosiddetta locomotiva d’Europa, la Germania. Berlino si trova in una delicata fase di passaggio del potere. La cancelleria di Angela Merkel volge al termine dopo 15 anni in cui Mutti Merkel ha di fatto guidato la UE con la propria politica. Il prossimo esecutivo guidato da Olaf Scholz con la sua coalizione semaforo (Socialdemocratici, Verdi e Liberali) ha stabilito di innalzare a 12 euro l’ora la retribuzione minima per i lavoratori tedeschi.
Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, ha suggerito di prendere esempio dal futuro governo Scholz. Secondo il leader di SI, il salario minimo europeo è:
“Una misura di civiltà, per migliorare la vita di milioni di lavoratori e lavoratrici. Almeno 10 euro l’ora esteso a tutte le tipologie contrattuali e in aggiunta alla contrattazione collettiva. Semplice no?”
Fratoianni e il suo partito sono da sempre favorevoli a questa misura, che appoggerebbero tanto in Italia quanto in Europa.
Le basi sulle quali poggia il salario minimo europeo
Il podcast di Arbury Road, una riflessione su cosa sia e perché sia così importante il salario minimo europeo con il giornalista Simone Fana.
Le differenze riscontrate tra i salari minimi mensili all’interno della UE variano ampiamente. In Lussemburgo possiamo riscontrare una soglia quantificabile in 2.142 euro per ogni mensilità di lavoro. Mentre in Bulgaria i salari più bassi ammontano a circa un settimo di questa somma: 312 euro. Naturalmente, ciò si deve anche al costo della vita che differisce molto da Paese a Paese. Elemento da tenere in considerazione durante le negoziazioni sul salario minimo europeo.
Indipendentemente da quanto costi materialmente la quotidianità nei Paesi membri dell’Unione Europea, Bruxelles stima che il 10% dei lavoratori europei sia a rischio povertà. Il salario minimo europeo dovrebbe mirare a risolvere da subito questo problema; una statistica del 2018 afferma che su 10 lavoratori a salario minimo, 7 corrono il rischio di non riuscire a far quadrare i conti. E nel 2018, ancora non stavamo lottando contro la pandemia e le sue difficoltà.
MATTIA MEZZETTI
Foto di copertina, Source: EC – Audiovisual Service