Rivoluzione bioplastiche: anche la mitica “Lego” alla ricerca di nuovi materiali
Avendo quasi 60 anni ricordo sempre con grandissima nostalgia gli splendidi momenti di gioco trascorsi in campagna a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, spesso con giochi improvvisati, autocostruiti e rigorosamente con i ginocchi sbucciati. Pur tuttavia, in quel periodo povero ma bello si cominciavano ad affacciare giochi di nuova concezione, che sarebbero stati poi destinati a passare alla storia, anche per la loro capacità di stimolare l’immensa e meravigliosa fantasia dei bambini.
Tra questi uno destinato a passare alla leggenda sicuramente il Lego, mattoncini in plastica per costruire “fantasia”, che proprio in quegli anni stava facendo la sua scalata. Non mi vergogno a dire che per anni il Lego è stato il regalo che ho amato di più. Oggi, a distanza di oltre 50 anni, proprio la Lego è alla ricerca di nuovi materiali ecologici per realizzare i suoi mitici pezzetti, cercando una alternativa alla plastica, come ha riportato in questi giorni il Wall Street Journal, svelando che la Lego ha avviato un progetto di ricerca della durata di 15 anni per l’ideazione di materiali ecofriendly con la realizzare dei suoi inimitabili mattoncini. Proprio nei giorni scorsi avevo dato conto degli autentici miracoli della canapa, pianta simbolo proprio degli anni ante boom economico, proprio proponendosi anche nell’ambito delle bioplastiche (vedi post “Canapa e l’ecosostenibilità che non smetti mai di scoprire: ecco la bioplastica per stampa 3D“). Un settore quello delle bioplastiche, legate anche al settore della stampa 3D, nel quale Lego potrà trovare sicuramente molte opzioni molto affascinanti (vedi post “I miracoli delle bioplastiche: ancora una volta i funghi ci mettono lo “zampino”), viste le numerose soluzioni che si stanno affacciando sul mercato.
Tornando al progetto di grande rivoluzione green di Lego, scaturito anche dalle pressionidi alcune organizzazioni ambientaliste e che ha portato l’azienda a chiudere, nei mesi scorsi, i rapporti con Shell per le trivellazioni in Artico (link articolo ) vsita anche la riproduzione delle stazioni Lego riferite alla compagnia, l’azienda assumerà nel corso dei prossimi anni, 100 nuovi ricercatori da destinare al progetto. Una rivoluzione sostenibile dalle grandissime mitigazioni, visto che la compagnia danese utilizza ogni anno tonnellate di plastica per la costruzione dei mattoncini. Tanto per dare qualche riferimento numerico, l’azienda ha utilizzato nel 2014 ben 77.000 tonnellate cubiche di petrolio per la realizzazione di circa 66 miliardi di mattoncini.
Purtroppo al momento, l’individuazione di un materiale organico per la sostituzione di plastiche derivate da idrocarburi, sembra si sia rivelato infruttuoso, visto che, come rivela il direttore della sostenibilità ambientale di Lego, Tim Guy Brooks, i materiali alternativi disponibili oggi sul mercato, provenienti dalle piante, non soddisferebbero al momento gli standard della compagnia. L’azienda è alla ricerca di un materiale ecofriendly che permetta di produrre mattoncini identici a quelli realizzati in ABS, acrilonitrile-butadiene-stirene. Brooks spiega che i nuovi mattoncini non dovranno distinguersi dai vecchi quando verranno disposti gli uni accanto agli altri. Si tratta indubbiamente di una impresa non facile, quella di rispondenza ai numerosi criteri Lego per i mattoncini come, tra gli altri:
- suono dei mattoncini;
- resistenza nel tempo;
- capacità di assorbire;
- mantenimento dei colori nel tempo.
Criteri che si basano sul materiale sino ad oggi utilizzato da Lego come l’ABS, che si presenta economico, leggero e duraturo che mantiene a lungo il colore, anche a distanza dianni. Una scelta importante quella della Lego, la quale, malgrado che i prezzi del petrolio siano in calo, ha deciso l’adozione di un materiale più ecologico, alternativo alla plastica, in controtendenza con molte grandi compagnie che iniziato a studiare materiali alternativi ai derivati petrolchimici 15 anni fa, quando i prezzi del greggio subirono una brusca impennata, arrestandoli bruscamente quando i costi del greggio sono calati. Un impegno quello della Lego, che si basa anche sulla consolidata clientela, sempre più sensibili alla sostenibilità ambientale dei prodotti. Al riguardo, una specifico studio della Nielsen, rivela che il 55% dei consumatori, sarebbe disposto a pagare di più per un prodotto ecofriendly.
Dalle dichiarazioni del Responsabile Sostenibilità dei Lego, Tim Guy Brooks, sembra che la Lego voglia puntare su prodotti di scarto, come i rifiuti agricoli, per realizzare un materiale che non entri in competizione con la produzione agroalimentare “food”, con la ricerca di un materiale più sostenibile che è divenuta assolutamente prioritaria per la compagnia. Secondo Brooks infatti “questa è la cosa giusta da fare perché i combustibili fossili sono una risorsa finita e noi della Lego ne siamo consapevoli”.
Vediamo se davvero anche uno dei pilastri fondamentali per i giochi e per l’evoluzione dell’infanzia si potrà dare una nuova dimensione green, perfettamente in sintonia con la funzione dei suoi giochi “elementari” da comporre, come del resto lo sconfinato mosaico della sostenibilità. Sicuramente le ricerche in corso sapranno dare progressivamente tutte le risposte agli impegnativi requisiti di Lego.
A seguire una breve animazione collegata alla campagna di Greenpeace rivolta a Lego ed alle trivellazioni Shell in Artico.

Sauro Secci