Riscaldamento in aree urbane: ritornano le “strade bianche” per ridurre le temperature in città

Per quelli over 50 , quando si parla di “strade bianche”, ritornano in mente le strade di campagna o le tante strade di comunicazione interna che, sempre nelle aree rurali, non sono state asfaltate sino alla fine degli anni ’60.


Un termine che infatti ritorna anche oggi ogni anno agli onori della cronaca, per esempio con l’organizzazione di una vecchia gara ciclistica come l’”Eroica”, che, negli splendidi scenari delle strade bianche delle campagne chiantigiane, fa ripercorrere ai ciclisti moderni le epiche gesta di gloriosi ciclisti come Bartali e Coppi.

Questa volta però, il termine “strade bianche”, si ripropone per mitigare il fenomeno perverso del surriscaldamento delle aree urbane il cosiddetto “UHI (Urban Heat Island)”, o isola di calore urbano, che tanti effetti negativi determina, non solo come disagio termico ma come precursore nella dinamica dell’inquinamento atmosferico (vedi post “Convegno internazionale sulla meteorologia applicata in ambito urbano a Firenze: si parla di UHI (Urban Heat Island) ed inquinamento urbano“).

Un utilizzo, quello del colore bianco, ben noto per ridurre la temperatura delle superfici, a fronte delle sue qualità riflettenti. Basta ricordare i tetti degli edifici, con i cosidetti E’ certo ben noto l’utilizzo del colore bianco nelle superfici per le sue proprietà riflettenti per ridurre le temperature, per esempio per i tetti delle abitazioni con i cosiddetti “cool roof”, e che, come “white roof“, sono stati accreditati come i migliori dal Berkley Lab, perché più efficaci, anche rispetto alle coperture verdi che avevano avuto recentemente un autentico boom, nel calmierare le isole di calore urbane contrastando così il cambiamento climatico a livello mondiale.

Sulla base di questi lusinghieri risultati, non potevano non essere le strade infuocate di nero asfalto, oggetto di sostituzione con manti maggiormente riflettenti di colore chiaro, considerando che le strade asfaltate ricoprono in media il 25% della superficie urbana. Si tratta di un’idea venuta a Michael Mobbs, capofila del progetto “Cool Change Cities”, che sta effettuando una serie di test finalizzata a verificare i vantaggi ottenibili dalle strade bianche.

I primi risultati, che arrivano da un tratto stradale della città australiana di Sidney, ricoperto con speciali pigmenti di colore chiaro, fanno ipotizzare che se tutte le strade della città fossero ridipinte in tinta chiara, la temperatura urbana potrebbe ridursi di ben 7°C, con grandissimi vantaggi, in termini di mitigazione dei seguenti aspetti:

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  • qualità dell’aria dal momento che l’alta temperatura che si determina nei grandi agglomerati urbani accelera i processi fotochimici alla base della creazione dello smog e di alcuni inquinanti come l’ozono;
  • aumento dei consumi energetici per condizionamento;
  • incremento della mortalità estiva per l’alta temperatura, soprattutto nelle fasce più deboli come gli anziani.

Semplici anche le motivazioni di tutto ciò, dal momento che, mentre il ‘tradizionale’ asfalto assorbe il calore diurno e lo rilascia durante la notte, qualsiasi materiale di colore chiaro respinge i raggi solari e fa sì che la superficie non si surriscaldi e non rilasci, quindi, calore. La soluzione proposta da Mobbs non è costituita da una semplice vernice con la quale tinteggiare le strade, bensì una “miscela” composta da materiale roccioso, cemento e sostanze pigmentanti.

Dal punto di vista delle possibili controindicazioni avanzabili, ci potrebbe essere quella legata all’incremento del fenomeno dell’abbagliamento, alla quale il ricercatore Michael Mobbs risponde con un’ulteriore proposta: “basta piantare più alberi che facciano ombra, i risultati sarebbero ancor più sorprendenti in termini di riduzione delle temperature e, conseguentemente, di costi energetici“. Una idea semplice che potrebbe però conseguire notevoli risultati pratici se attuata diffusamente e che comunque merita assoluta considerazione.

Sauro Secci

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