Rinnovabili: Terna schiera le sue batterie

Notizie molto interessanti sul fronte della produzione di energia elettrica da rinnovabili giungono dall’ultimo rapporto mensile di settembre 2011, pubblicato da Terna S.p.A., la società che ha la proprietà e la gestione della rete di trasmissione nel nostro paese.


Nei primi nove mesi dell’anno, l’energia fotovoltaica netta prodotta è stata pari a 6776 GWh, con una crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente di ben 356,6%. La produzione fotovoltaica ha addirittura superato quella eolica, che si attesta nello stesso periodo a 6501 GWh (+6%). Si tratta di una crescita che avevamo già annunciato e spiegato in articoli precedenti, che comunque continua a stupire per la sua impetuosità. Complessivamente, eolico e fotovoltaico contribuiscono oggi per circa il 5,3% alla richiesta di energia elettrica italiana (Consumi finali + perdite di rete). Quest’ultima manifesta una leggera crescita rispetto all’anno precedente, non sufficiente però a recuperare del tutto il crollo dei consumi verificatisi nel 2009 a seguito della crisi economica.
La nave delle rinnovabili sembra quindi procedere spedita con il vento in poppa e il sole in fronte. Ma, continuando nella metafora, il mare energetico finora calmo e tranquillo, rischia presto di mutarsi in tempesta, a causa dell’ostacolo inevitabile costituito dalla natura intermittente delle fonti rinnovabili e dalla difficoltà della rete elettrica di assorbirne la produzione oltre certi limiti di potenza. In un recente ed apprezzato articolo, Domenico Coiante ha analizzato dal punto di vista tecnico la natura e la dimensione di questo limite.
Che non si tratti di un limite solo teorico, lo dimostra in questi giorni anche il duro scontro in corso tra la stessa Terna S.p.A. e i grandi produttori di energia elettrica italiani. In questo articolo di Repubblica è sintetizzato l’oggetto del contendere: Terna vorrebbe realizzare 130 MW di batterie, principalmente nelle regioni meridionali, per accumulare nelle ore di minore richiesta l’energia rinnovabile, da utilizzare nelle ore di punta. I produttori ribattono che sarebbe più economico investire nel potenziamento e integrazione delle reti. Ma Terna ribatte che ogni euro investito in accumulo ne produce due di ritorno economico. La proposta di Terna è descritta in questo documento.
Il giorno successivo, sempre sullo stesso giornale, interviene per Terna Gianni Vittorio Armani, con alcune precisazioni che vale la pena di riportare integralmente:
“Per Terna realizzare batterie non ha a che fare con logiche di business; Terna deve rispettare le leggi della Repubblica… Il primo scopo delle batterie è garantire la sicurezza per evitare blackout e crisi elettriche, che possono derivare dal non corretto e ottimale utilizzo dei crescenti impianti rinnovabili…. Solo le batterie garantirebbero un grande risparmio economico… Terna ha il mandato di ridurre i costi dell’energia che in Italia sono i più alti della media europea… quindi sembra giustificato anche un diverso sistema di remunerazione, come il pay as bid, per ridurre i costi ed evitare rendite di posizione ingiustificate… L’obiettivo dei produttori è di non far produrre le rinnovabili per far funzionare invece sempre e solo i loro impianti termoelettrici. Si ricorda che quando gli impianti rinnovabili non producono, il sistema comunque li remunera in bolletta. Se passasse la loro logica, questa sì di business e di concorrenza non leale, gli italiani pagherebbero quindi due volte: la prima per avere rinnovabili ferme o poco funzionanti, la seconda per remunerare di più gli impianti termoelettrici… E meno male che Armani aveva premesso di non volere polemizzare.
La spinosa e cruciale faccenda merita alcuni commenti:
1) Non c’è dubbio che la realizzazione di sistemi di accumulo servirebbe ad impedire o limitare lo “spreco” di energia rinnovabile, che già ora avviene a seguito delle interruzioni di fornitura operate da Terna su molti impianti eolici per modularne la potenza e garantire la stabilità della rete. Inoltre, l’energia eolica non immessa in rete viene comunque remunerata. Ne ho scritto tempo fa in due articoli, qui e qui.
2) Gli interventi di potenziamento e connessione delle reti elettriche, pur essendo necessari, non sono in antitesi con la realizzazione di sistemi di accumulo. Terna ha già investito e programmato interventi importanti sulla rete.
3) E’ probabile che, come ha scritto Francesco Meneguzzo in questo articolo, i grandi produttori siano danneggiati economicamente dalla concorrenza delle rinnovabili nella produzione “di punta”, ma è anche vero che la necessità di mantenere una quota di “riserva” in alcune centrali a ciclo combinato per rispondere a improvvise fluttuazioni di potenza rinnovabile, rappresenta un costo che il sistema è costretto a remunerare attraverso il meccanismo del prezzo marginale (corrispondente al prezzo più alto offerto dai vari produttori in un determinato momento), alternativo al pay as bid proposto da Terna.
4) Il sistema di accumulo a grande scala con batterie appare scarsamente conveniente sul piano economico. Quindi, l’espansione delle nuove rinnovabili verso quote di produzione nazionale paragonabili a quelle termoelettriche, richiede la sperimentazione di altri sistemi di accumulo, come l’idrogeno.
5) La generazione distribuita del solare fotovoltaico, attualmente privilegiata dal sistema di incentivazione nazionale, non si adatta molto bene a un modello di produzione integrato con sistemi di accumulo.
Concludendo queste brevi considerazioni, la risoluzione del problema dell’intermittenza delle rinnovabili è un problema talmente strategico che richiederebbe un ampio dibattito nazionale e internazionale, anche fuori dell’ambito specialistico in cui è attualmente confinato. 

FONTE : Aspoitalia.blogspot.com

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