Riciclaggio pavimentazioni stradali con l’Italia fanalino di coda: l’appello di Siteb al Governo
Il tema del riciclaggio dei manti stradali bituminosi, il cosiddetto “fresato d’asfalto” non è decisamente trascurabile nell’ambito di una economia decisamente più virtuosa di quella che ci ha contraddistinto fino ad oggi, anche per la sua stretta correlazione con le fonti fossili, il petrolio in particolare, dal quale il bitume deriva.
A farmi tornare alla mente questa tematica molto importante per la sostenibilità, in un epoca in cui la qualità dei manti stradali sta progressivamente riducendosi, con notevoli danni in termini di sicurezza stradale, una delle ultime puntate della trasmissione radiofonica di RAI RADIO2 Caterpillar. Un tema che avevo affrontato anche qualche tempo fa, sia per la dimensione che a livello planetario il fenomeno va progressivamente assumendo, anche in prospettiva (vedi post “Pianeta Terra 2050: 25 milioni di km di asfalto la avvolgeranno”), sia sul fronte delle nuove buone prassi in tale ambito (vedi post “Per il riciclo “C’è ancora la strada”).
E’ proprio una indagine di Siteb(Associazione Italiana, bitume, asfalto, strade) (link sito), a livello europeo, che evidenzia come l’Italia si collochi fanalino di coda nel riciclo delle pavimentazioni stradali. L’indagine rileva comeappena il 20% dei manti stradali rimossi in Italia siano avviati a riciclo per nuove pavimentazioni stradali, a fronte di una media europea di ben tre volte superiore del 60%.
Un dato importante che emerge dall’analisi di Siteb, è costituito dal fatto che ogni anno, il piano recupero delle pavimentazioni stradali “fresate”, sarebbe capace di produrre un valore economico di almeno 500 milioni di euro, evitando emissioni inquinanti quantificabili pari a quelle di tre raffinerie di medie dimensioni e al traffico prodotto da 330.000 autocarri. In base ai risultati dell’indagine, l’Italia pur perdendo posizioni, rimane ai primi posti per la produzione di conglomerato bituminoso con 22,3 milioni di tonnellate, preceduta soltanto dalla Turchia con 46,2 mln, la Germania con 41 mln e la Francia con 35,4 mln.
Questo contesto stride profondamente con il fatto che il nostro paese si colloca al terz’ultimo posto nella classifica dei Paesi che riciclano questo materiale, seguita soltanto dalla Repubblica Ceca con il 18% ed appena il 3% della Turchia. La Germania e l’Ungheria presentano un recupero del 90%, il Regno Unito l’80%, la Francia il 64% e la Svizzera il 48%.
Il direttore del Siteb, Stefano Ravaioli, chiede al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti di ”esprimersi con un decreto o con una circolare di chiarimento” che semplifichi la normativa nazionale, insieme alla ”convocazione quanto prima un tavolo di discussione per fugare ogni dubbio e per approfondire le potenzialità connesse allo sviluppo del settore del recupero del fresato in termini di riduzione dell’inquinamento e come risorsa economica per le amministrazioni locali’‘.
Sauro Secci