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Prezzo del gas: il TTF tra finanza e grandi fondi

TTF, FINANZA E GRANDI FONDI DIETRO IL BOOM DEI DERIVATI. Articolo di Nicola Borzi per Il Fatto Quotidiano. Ha collaborato Alfonso Scarano.

I rialzi del gas fanno impazzire famiglie, imprese e governi europei. Ma come si forma il prezzo?

Il valore di riferimento del gas in Europa è da tempo quello registrato sul Title Transfer Facility (Ttf), un mercato virtuale con sede in Olanda. A compravendere metano, dal lunedì al venerdì, sono oltre 150 produttori, società di stoccaggio, distributori e operatori di rete, i cui dati sono noti. Tra loro c’è Gazprom, il gigante di Stato russo che continua a operare perché sinora non è stato colpito dalle sanzioni. Ma sui contratti derivati sono poi attivi i trader finanziari, i cui numeri e nomi invece non vengono resi pubblici. Da anni i prezzi del gas riguardano sempre più la finanza, disinteressata alla materia prima ma molto attenta a lucrarci profitti.

Il Ttf è stato fondato nel 2003 dall’operatore olandese di trasmissione energetica Gasunie. E ha acquisito importanza di pari passo con la liberalizzazione del settore in Europa. Gli scambi sono esplosi negli ultimi anni. Secondo i dati di gennaio-ottobre 2021, i volumi trattati rappresentavano 114 volte la domanda reale dei Paesi Bassi. Ovvero 2 miliardi di persone, quattro volte la popolazione dell’intera Ue.

Il Ttf ha tre segmenti. Il primo riguarda gli accordi per la consegna immediata di gas ai prezzi spot. Poi ci sono i future, con i quali venditore e acquirente pattuiscono un prezzo, mentre consegna e pagamento avvengono in seguito. Infine vi sono gli over the counter (Otc). Ovvero contratti bilaterali per consegne e prezzi futuri che espongono i contraenti al rischio che la controparte fallisca e non rispetti i patti. Negli ultimi mesi gli Otc al Ttf sono sempre meno liquidi, per il calo dell’offerta e i rischi di controparte. Mentre gli scambi sui future sono continuati a crescere.

Il Ttf era nato per bilanciare le consegne fisiche di gas, ma oggi “gira” soprattutto sulla speculazione. Gli scambi di future sul Ttf sono cresciuti del 33% nei primi 10 mesi del 2021 sullo stesso periodo del 2019. Mentre calavano i volumi sul mercato Henry Hub negli Usa. Il peso della finanza è stato predominante, con i future che hanno rappresentato quasi due terzi degli scambi e gli Otc l’altro terzo. Mentre gli scambi fisici “valgono” ormai appena poco più del 10%.

Il Ttf però è solo formalmente olandese. Il 26 marzo 2013 la Borsa statunitense Intercontinental Exchange (Ice), tra le 500 maggiori società quotate mondiali (fondata nel 2000, possiede il Nyse, la Borsa di Wall Street), ha acquistato da Gasunie il 79,12% del Ttf, girandolo alla società olandese Ice Endex. E il 5 luglio 2017 ha comprato il restante 20,88%.
Così ora Ice in Europa possiede le borse regolamentate Ice Futures Europe per i prodotti finanziari e Ice Endex per l’energia. La crescita del mercato olandese ha cannibalizzato gli scambi sugli hub del gas tedeschi Ncg-Gpl-The (-10% dal 2019 al 2021), il Psv italiano (-18%), l’austriaco Vtp, il francese Trf, lo spagnolo Pvb, i belgi Zee e Ztp.

Dietro al boom del Ttf c’è dunque la forza di Ice, che non è una borsa qualunque. E’ saldamente controllata dagli stessi broker che gestiscono il trading dei future e del gas. Tra i 10 maggiori soci di Ice ci sono colossi globali della finanza e del risparmio. Quali Vanguard (7,59%), BlackRock (4,61%), SSgA (4,27%), Capital Research (4,02%) Morgan Stanley (3,03%), T. Rowe Price (2,53%), Fidelity (2,20%), Lazard (1,88%), Geode (1,79%). In totale questi possiedono l’89,92% di Ice, quota superiore a quelle di controllo di quasi tutte le altre Borse. Così i soci di Ttf guadagnano due volte dal mercato olandese. Prima dalle commissioni di trading, poi dai dividendi pagati dalla società.

Il Fatto ha chiesto come funziona la formazione dei prezzi al Ttf e se vi sono controlli. In particolare sull’high frequency trading (Hft, la gestione computerizzata di ordini di vendita o acquisto nel giro di millisecondi che privilegia gli speculatori hi-tech ai danni di tutti gli altri) e sullo spoofing, l’immissione vietata di contratti subito revocati per dirottare i prezzi. Come pure se vi possano essere mani russe che operano nascoste dai trader per guadagnare sui corsi, magari conoscendo in anticipo le mosse di Gazprom.

Ice Endex non ha risposto nel merito, ma dice di rispettare le regole. L’Autorità finanziaria olandese Afm ricorda che sul Ttf ci sono tre livelli di controllo. La prima dei broker sui loro clienti, la seconda di Ice Endex sui broker e infine quella di Afm, supervisionata dall’autorità Ue Esma. Il ministero delle Finanze olandese dice che l’Erario dei Paesi Bassi non incassa introiti dal Ttf. Gli azionisti di Ice e Ttf – gli stessi che intermediano i titoli pubblici degli Stati Ue – sono dunque controllati (in teoria) dalla stessa Borsa che possiedono. Il potenziale conflitto di interessi grava su un mercato strategico per l’intera Europa.

Link articolo su Il Fatto Quotidiano – Leggi anche Prezzo del gas: speculazioni e maxi profitti

Redazione

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