Dalla Sardegna una proposta di legge per le Comunità Energetiche
Pompe di calore: sempre più determinanti per l’efficienza energetica e la riduzione dell’inquinamento
Le misure che hanno visto la proroga delle detrazioni fiscali del 65% e l’eliminazione delle penalizzazioni tariffarie per le tecnologie elettriche ad alta efficienza con l’annuncio da parte dell’Autorità per l’Energia della nuova tariffa, chiamata “D1“, applicata, a livello sperimentale e su base volontaria per i clienti domestici a partire dal 1 luglio prossimo
Si vanno così a creare condizioni davvero favorevoli alla diffusione di sistemi di riscaldamento basato sull’utilizzo delle pompe di calore, con la nuova tariffa che sarà costante, a prescindere dai consumi.
Una diffusione, quella delle pompe di calore, che potrà offrire grandi benefici sia in termini ambientali che sanitari, visto il grande peso che la climatizzazione degli edifici ha sull’inquinamento atmosferico (vedi post “Particolato, polveri sottili, PM10, PM2,5: killer in evoluzione con grandi indizi sugli edifici (terziario e residenziale)“).
In occasione del Convegno “Elettricità futura. Crescita sostenibile e sviluppo del settore elettrico”, organizzato nei giorni scorsi da Assoelettrica per promuovere il dibattito sul valore economico e sociale del vettore elettrico attraverso il suo contributo decisivo all’efficienza energetica e alla compatibilità ambientale delle innovazioni tecnologiche, è stato presentato uno studio realizzato dalla società di ricerca e consulenza economica ECBA Project per conto di Assoelettrica, specializzata nell’analisi costi-benefici e nella valutazione delle esternalità ambientali, che ha preso in considerazione proprio l’impatto dell’avvento di questa efficiente tecnologia di climatizzazione degli ambienti. Secondo lo studio, i benefici ambientali e sanitari connessi alla diffusione delle pompe di calore elettriche per il riscaldamento delle abitazioni potrebbero ammontare complessivamente a 1,7 miliardi di euro nel periodo 2014-2020, concorrendo alla riduzione degli enormi costi sociali legati all’inquinamento atmosferico di questa tecnologia ad alta efficienza energetica, valutato in circa 5 miliardi di euro entro il 2020.
Lo studio è stato considerando ed elaborando le fino ad oggi occultate “esternalità”, (vedi post “Esternalità negative delle fonti fossili e nuovo indicatore SCC: rinnovabili già adesso più competitive“), prevedendo l’analisi dei costi esterni generati indirettamente dalle pompe di calore elettriche attraverso le emissioni in atmosfera dovute alla produzione dell’elettricità necessaria per il loro funzionamento, mettendoli a confronto con i costi esterni ambientali e sanitari provocati dalle emissioni degli impianti di riscaldamento convenzionali, che potrebbero essere sostituiti dalle pompe di calore nei due diversi segmenti di mercato delle ristrutturazioni edilizie e dei semplici interventi di sostituzione di caldaie, secondo la schematizzazione a blocchi seguente.
Molto reale anche il raffronto ambientale elaborato nello studio, effettuato utilizzando i dati del bilancio elettrico e altri dati del contesto nazionale, a cominciare dal dato aggiornato sul mix di fonti energetiche primarie utilizzate nel riscaldamento residenziale, attualmente così costituito:
- 72% gas naturale;
- 14% biomasse;
- 8% gasolio;
- 6% GPL;
- altre fonti con una incidenza marginale.
Questi dati di input sono stati utilizzati per la stima dei benefici ambientali netti al 2020 derivanti dalla adozione di sistemi a pompa di calore in sostituzione di impianti convenzionali secondo tre diversi scenari di diffusione:
- inerziale (senza misure di sostegno) – minimo;
- con misure di sostegno – intermedio;
- di massimo potenziale.
Nello scenario con misure di sostegno i benefici ambientali cresceranno in relazione all’utilizzo delle pompe di calore annualmente installate, passando dai 57 milioni di euro di quest’anno ai 436 milioni di euro nel 2020, con un beneficio ambientale cumulato sul periodo 2014-2020 che ammonta a circa 1,7 miliardi di euro, e che continuerà a crescere anche dopo il 2020. A parità di energia termica resa, è emerso un costo esterno specifico degli impianti di riscaldamento pari a 23,3 euro/MWhtermici nel 2014, vale a dire di ben 5 volte superiore a quello delle pompe di calore elettriche “di riferimento” di 4,6 euro/MWhtermici.
Tutto ciò significa che il valore medio economico relativo al miglioramento ambientale imputabile alle pompe di calore elettriche rispetto agli impianti di riscaldamento a combustione convenzionali, è di ben 18,7 euro/MWh termico, con un risparmio in termini di costi ambientali e sanitari dell’80%. Nello studio viene esemplificato il caso relativo al fabbisogno termico di un appartamento della superficie di 115 mq, ubicato in zona climatica D, quella intermedia e che accomuna il maggior numero di centri abitati in Italia, con un carico termico annuo pari a 13,8 MWhth.
Nello specifico caso il beneficio ambientale annuo per l’appartamento in questione, valutabile in circa 258-282 euro, che, traguardato alla vita tecnica della pompa di calore di riferimento, di 15 anni, si traduce in circa 4.000 euro. A questi benefici economici, si aggiungono minori emissioni di gas climalteranti come la CO2, ma anche e soprattutto minori emissioni di inquinanti da impianti di riscaldamento residenziale, con conseguente, drastica riduzione dei costi sanitari. Un aspetto quest’ultimo, di grande rilevanza, se si pensa che il settore del riscaldamento residenziale è inevitabilmente soggetto che esulano di più, con normative relativamente meno severe e modalità di gestione meno sistematiche rispetto ai grandi poli energetici fossili, o al settore dei trasporti, aggravato poi dalla maggiore prossimità (bassa quota di rilascio delle emissioni) e numerosità delle fonti emissive, rispetto alla popolazione.
Secondo uno dei redattori dello studio, Andrea Molocchi, del quale è scaricabile una presentazione dello studio ECBA Project, “la principale innovazione della metodologia di analisi impiegata nello studio, basata sulla monetizzazione dei maggiori rischi sanitari e ambientali associati alle emissioni in atmosfera è di consentire confronti complessi di convenienza ambientale, fornendo informazioni più complete rispetto a quelle oggi ottenibili impiegando metodologie come l’analisi energetica o l’analisi multi-criterio delle emissioni.
Nel caso delle pompe di calore abbiamo riscontrato un significativo divario di risultato fra la metodologia dei costi esterni e l’analisi energetica, pari al 300%. La valutazione dei costi esterni è particolarmente utile per le tecnologie ad alta efficienza energetica basate sul vettore elettrico, perché consente di effettuare un confronto ambientale equilibrato con le tecnologie non elettrificate, non limitato agli impatti ambientali diretti, bensì esteso agli impatti delle modalità di produzione dell’energia elettrica e all’efficienza del suo trasporto fino al consumo finale, e questo secondo regole di confronto il più possibile omogenee”.
Sicuramente uno dei segmenti di maggiore interesse sui diversi fronti della green economy, reso ancora più interessante dalla nuova tariffa energetica che sarà operativa a partire da luglio prossimo e da una tecnologia sempre più ricca di opzioni tecnologiche, nella varie combinazioni funzionari tra aria, acqua e suolo con la coniugazione della terra attraverso la geotermia a bassa entalpia.