Petrolio addio! L’Unione petrolifera cambia nome e strategie verso la transizione ecologica

Un grande segno di cambiamento, a prova di “scemi climatici”, è quello venuto dal convegno odierno a Roma del Coordinamento FREE sul ruolo dell’idrogeno nelle nuove strategie europee con l’annuncio da parte dell’Unione Petrolifera di un significativo cambio di denominazione e strategie. Dopo oltre settant’anni di attività, infatti, l’associazione dell’industria dei petrolieri italiani cambia nome per levare il riferimento al greggio e mostrare nel modo più evidente quanto queste aziende siano finalmente consapevoli della fine di un’era e della necessità di impegnarsi nellatransizione energetica. Il nuovo nome annunciato è Unem, che sta per Unione energie per la mobilità.

Quando e quanto il cambio produrrà idee davvero innovative lo vedremo passo a passo. Alcuni segnali sono avvenuti nel convegno odierno, ma è indubbio che il cambio di passo è un evento che va messo tra le svolte che segnano la scelta europea della Presidente della Commissione che ha proposto la decarbonizzazione al 55% al 2030, con il rilancio immediato del Parlamento Europeo al 60 %. Insomma per il ghiozzo dormiente fossile o per il negazionista climatico oggi è comparsa la scritta:THE END Riportiamo un estratto delle dichiarazioni del presidente Claudio Spinaci di Unem riprese dal sito energiaoltre.it “Oggi il settore è ad un bivio. I prossimi anni saranno decisivi per la decarbonizzazione dei trasporti che dipenderà, necessariamente, dalle soluzioni che come industria sapremo offrire, anche in termini di ricerca e sviluppo, per continuare a muovere merci e persone con prodotti sicuri, sostenibili e accessibili. Ricerca e sviluppo che sono alla base dei prodotti commercializzati oggi, molto diversi rispetto a quelli degli anni ‘90. Grazie a questi prodotti e all’evoluzione motoristica che ci ha portato fino all’euro 6d (e a livello europeo sono già stati avviati i lavori per il nuovo standard euro 7), possiamo dire di essere arrivati a livelli di emissione dei principali inquinanti molto contenuti ed in alcuni casi già prossimi allo zero. Tutto ciò non è accaduto per caso, ma è il frutto di un processo di continua evoluzione e miglioramento, che prosegue. Il futuro non è stato ancora interamente scritto e vedrà il progredire di diverse opzioni tecnologiche che dovranno essere valutate per il contributo netto (cioè durante l’intero ciclo di vita del binomio veicolo-propellente e non solo allo scarico) che sapranno esprimere per la riduzione delle emissioni climalteranti, anche attraverso la riformulazione della fiscalità energetica europea sulla base delle reali emissioni di CO2 calcolate con il metodo LCA (Life Cycle Analysis)”. “La filiera produttiva dei carburanti liquidi di origine petrolifera è in grado di dare il suo apporto introducendo quote via via crescenti di componenti di origine non petrolifera, vedi ad esempio i biocarburanti e le diverse sperimentazioni in corso per la produzione di carburanti liquidi derivati da altre fonti alternative, come rifiuti e CO2 – ha proseguito Spinaci. In questa direzione va il progetto europeo ‘Clean Fuels for All’ presentato lo scorso giugno da FuelsEurope, al quale abbiamo collaborato attivamente insieme alle altre Associazioni dei Paesi membri: uno sforzo industriale senza precedenti che ha l’ambizione di contribuire al raggiungimento della neutralità carbonica nei trasporti al 2050, come ci chiede la UE”. 

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