Nuovo Report IPCC: determinante l’uso sostenibile del suolo per salvare il pianeta
E’ stato pubblicato in questi giorni un nuovo report speciale dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) dedicato a desertificazione, degrado del suolo, gestione sostenibile del territorio e sicurezza alimentare, nel quale si richiamano tutti, dai decisori politici ai consumatori, ad una revisione del sistema di produzione alimentare e di gestione del suolo, ritenendolo determinate per il nostro futuro sul pianeta (foto di copertina tratta dalla copertina del report IPCC “Climate Change and Land”).
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L’eccesso di sfruttamento del suolo contribuisce al cambiamento climatico il quale ha un impatto sulla salute del pianeta: questo in estrema sintesi il profilo tracciato dal Report Speciale dell’Intergovernmental Panel on Climate Change presentato oggi a Ginevra, secondo il quale i tentativi di limitazione del riscaldamento globale fatto esclusivamente con il taglio delle emissioni prodotte dai comparti industriale e dei trasporti sono destinati a fallire se non accompagnati da azioni concrete, da parte di produttori, amministratori e consumatori per rivedere l’intero sistema di produzione alimentare legato alle filiere primarie agricole, dell’allevamento, della gestione dei territori, necessarie per orientare con decisione la bussola verso un’effettiva gestione sostenibile delle risorse naturali a disposizione.
Si tratta di un report, quello prodotto da IPCC, risultato di un lungo lavoro di oltre due anni, le cui linee guida furono stilate a febbraio 2017, durante una delle riunioni dell’IPCC a Dublino ed alla cui stesura parteciparono 107 esperti provenienti da 52 Paesi di tutto il mondo, di cui oltre la metà provenienti da Nazioni in via di sviluppo. Sono state oltre 7 mila le ricerche analizzate e confrontate per la redazione dello studio, integrate da oltre 28mila commenti aggiunti dagli esperti chiamati a revisionare il testo in 3 diverse sessioni di lettura critica.
Ad agricoltura, silvicoltura e altri usi intensivi del suolo sono imputabili il 23% di tutte le emissioni di gas serra di origine antropica (il 13% di CO2, il 44% di metano e l’82% di protossido d’azoto tra il 2007 e il 2016), con il report IPCC che stima che una percentuale compresa tra il 69% e il 76% della superficie terrestre libera dai ghiacci sia utilizzata dagli esseri umani per nutrire, vestire e sostenere la crescita della popolazione.
In quasi 60 anni, dal 1961 ad oggi, è stata un’area equivalente alla superficie dell’Australia, cioè oltre 3,2 milioni di chilometri quadrati, ad essere stati convertiti ad uso agricolo. Nello stesso periodo, i cambiamenti intervenuti nel sistema alimentare e nei consumi hanno costretto il settore agricolo a orientarsi decisamente verso un uso estremamente intensivo del suolo, sostenuto fortemente dall’impiego di prodotti chimici come fertilizzanti, insetticidi e pesticidi, oltre che da una crescente esigenza di risorse idriche, con circa il 70% dei consumi mondiali d’acqua oramai destinati ad agricoltura ed energia.
Effetti davvero dilanianti quelli dell’agricoltura intensiva, la quale compatta il suolo, accentua i fenomeni di erosione e riduce la quantità di materiale organico nel terreno, tema cruciale analizzato anche nella edizione 2019 di Ecofuturo Festival. Inoltre, l’uso di fertilizzanti artificiali ha determinato il raddoppio delle emissioni negli ultimi 50 anni del protossido di azoto (N2O), un gas serra dall’elevatissimo potere climalterante con la capacità di trattenere il calore terrestre fino a 300 volte superiore all’anidride carbonica..
Uno dei capitoli principali d’impatto del modello di agricoltura intensiva oggi imperante oltre che dalle pratiche colturali è costituito dall’allevamento intensivo di bovini e ovini, con la metà delle emissioni totali di metano, uno dei gas serra più potenti, proveniente da bovini e risaie, mentre fenomeni come deforestazione e distruzione delle torbiere sono causa di ulteriori significativi incrementi delle emissioni di carbonio. Sugli stili di vita da registrare il raddoppio dei consumi di carne nell’ultimo mezzo secolo, con il conseguente incremento del 70% delle emissioni di metano causate dall’allevamento di bovini e ovini.
Sul fronte della produzione di energia da colture, a cui è dedicato uno specifico capitolo del report, le coltivazioni destinate alla produzione di biocarburanti non possono rappresentare una soluzione sostenibile per contrastare i cambiamenti climatici. Nel report si rileva la riguardo come, se tali coltivazioni arrivassero a coprire un’area globale compresa tra 772 mila e 2,3 milioni di miglia quadrate verrebbe compromessa la sicurezza alimentare di tutti, ma in particolare delle popolazioni sub sahariane.
Venendo poi alla gestione dei suoli, uno dei temi centrali anche di Ecofuturo Festival 2019 con nuovi modelli di agricoltura,portati avanti in Italia dalla incisiva azione del CIB (Consorzio Italiano Biogas), anche con la strategia del “4pour1000”, lanciata in occasione del COP21 di Parigi (vedi post ““La Terra salvata dalle terra: il grande intervento di Stefano Bozzetto (CIB)“)
La gestione del suolo è un altro dei punti cardine del report: secondo gli esperti dell’IPCC, occorrerebbe fare tutto il possibile per assicurare un management sostenibile dei terreni, in modo che possano assorbire grandi quantità di CO2. Tra il 2007 e il 2016, il 29% di tutto il diossido di carbonio prodotto dalle attività umane è stato assorbito da piante e alberi e stoccato come materiale organico nel terreno.
Nel rapporto si spiega come l’erosione del suolo imputabile alle attività umana sia cresciuta per arrivare fino a 100 volte più rapidamente delle capacità rigenerative naturali causando una ulteriore accelerazione dei cambiamenti climatici, interessando in particolare aree ad alta vulnerabilità come zone costiere depresse, delta dei fiumi, terre aride e zone ricoperte da permafrost.
Come ha spiegato il professor Hans-Otto Pörtner, codirettore del Gruppo II dell’IPCC, “La terra già in uso potrebbe alimentare il mondo in un clima in evoluzione e fornire biomassa per le energie rinnovabili ma è necessaria un’azione tempestiva e di vasta portata in diverse aree, anche per la conservazione e il ripristino degli ecosistemi e della biodiversità”.
Una grande priorità quella della gestione sostenibile del suolo anche per prevenire e limitare gli effetti catastrofici di eventi climatici estremi, secondo il report infatti, circa 500 milioni di persone vivono attualmente in aree desertificate. Come sottolinea il professor Kiyoto Tanabe, codirettore della Task Force on National Greenhouse Gas Inventories: “In un futuro con piogge più intense aumenta il rischio di erosione del suolo nei campi coltivati e la gestione sostenibile del territorio è un modo per proteggere le comunità dagli impatti dannosi di questa degrado del suolo e dalle frane – ha spiegato – Tuttavia, ci sono limiti a ciò che può essere fatto, quindi in alcuni casi il degrado potrebbe essere irreversibile”.

Fonte: Report IPCC “Climate Change and Land”
Molto interesse anche durante la presentazione del report, per il capitolo dedicato alla sicurezza alimentare, nell’ambito del quale gli esperti dell’IPCC, stimano che il cibo prodotto sprecato si collochi tra il 25% e il 30%, considerando che nel periodo tra il 2010 e il 2016 una percentuale tra l’8% e il 10% delle emissioni complessive di gas serra di origine antropiche è imputabile proprio allo spreco di cibo.
Un aiuto in questo senso risiederebbe proprio in un ambito come quello delle diete alimentari, la cui revisione potrebbe dare un contributo significativo per il contenimento del fenomeno di degrado del suolo, migliorando la gestione delle risorse: nel report viene indicato l’impatto sul clima e sul territorio di diverse tipologie di diete alimentari. Un lavoro di stima condotto con particolare attenzione dal momento che, come spiegano gli esperti dell’IPCC, il discorso sulle diete alimentari tocca questioni culturali e specifiche di territori e comunità estremamente diverse tra loro.
Un fenomeno quello dei cambiamenti climatici, che colpisce tutti i 4 grandi pilastri della sicurezza alimentare:
- disponibilità;
- accessibilità;
- utilizzo;
- stabilità.
La riduzione dei terreni produttivi, l’eventuale crescita dei prezzi, la riduzione di nutrienti e della qualità dei prodotti, rischiano di divenire fattori con cui ampie fasce di popolazione, soprattutto nei Paesi tropicali, potrebbero avere a che fare nei prossimi decenni.
Significativa sul tema delle diete alimentari la posizione della dottoressa Debra Roberts, codirettrice del Gruppo II dell’IPCC, secondo la quale “Le diete bilanciate con alimenti a base vegetale, come cereali a grana grossa, legumi, frutta e verdura e alimenti di origine animale prodotti in modo sostenibile in sistemi a basse emissioni di gas a effetto serra, offrono importanti opportunità di adattamento e limitazione dei cambiamenti climatici”.
Si tratta di un tema influenzato da diversi importanti fattori come istruzione ai valori sociali e culturali e decisioni politiche e quelle infrastrutturali come ha sottolineato il Direttore dell’IPCC, Hoesung Lee che richiede un ricorso massiccio alla cooperazione internazionale e quella tra tutti i livelli della società.
Significativo infine lo slogan di presentazione del Report IPCC: “Land is where we live. Land is under growing human pressure. Land is a part of the solution. But land can’t do it all”
“La terra è il posto in cui viviamo. La terra è sottoposta alla crescente pressione dell’uomo. La terra è parte della soluzione. Ma la terra non può fare tutto da sola”
Link per scaricare le diverse sezioni del Report IPCC “Climate Change and Land”
Sauro Secci