Non solo api

Articolo di Stefania Matteazzi (Melina Pepperlup https://www.stefaniamatteazzi.com/)

#savethebees è una causa per salvare le api, ma siamo sicuri siano così tanto in pericolo? Solitamente per “ape” intendiamo “Apis mellifera”  perché è la più nota e perché la consideriamo più “utile” di altre dal momento che ne otteniamo miele, pappa reale, propoli e cera.

Ma queste api non sono gli unici impollinatori, e tutti gli altri apoidei (ma anche alcuni altri insetti e uccelli) hanno la loro funzione nell’ecosistema e tutti si possono aiutare affinché lo mantengano in equilibrio.

L’ape mellifera in realtà è più al sicuro di altre perché ha chi se ne prende cura (gli apicoltori) e le permette di diffondersi in tutto il territorio terrestre fornendole riparo (le arnie) e provvedendo a cure in caso di malattie o parassiti, e a nutrimento in caso di condizioni avverse.

Aiutare questa specie di ape ci da un tornaconto diretto che assaporiamo nel gusto del miele o la qualità degli alti prodotti, ma se sposiamo la causa del salvataggio delle api per mantenere la biodiversità dobbiamo considerare tutti gli impollinatori.

Uno dei vantaggi della biodiversità è infatti che si rischiano danni meno devastanti in caso di patogeni che possono colpire alcune specie, più queste sono varie maggiore sarà la probabilità che alcune siano resistenti al patogeno e ne sopravvivano.

Inoltre incrementare la varietà di impollinatori incrementa anche quella delle piante, le api mellifera pur essendo abbastanza generaliste non le impollinano tutte, inoltre predano molto polline e questo è un vantaggio per l’alveare ma non per le piante.

Per salvare quindi le api e tutti gli impollinatori si può scegliere di coltivare i cosiddetti ” fiori amici delle api “ di cui si trova ampia selezione nei garden e sul web, ma a favore della biodiversità, che come abbiamo visto dovrebbe essere il fine ultimo, si possono preservare i fiori spontanei di prati, parchi e boschi.

Nei terreni l’ideale è lasciarne parte incolti per far prosperare le specie spontanee, quelle invece trovate negli spazi comuni sono da raccogliere sempre con parsimonia (in particolare delle specie tutelate solo sei esemplari, di quelle protette nessuno) per far si che vadano a seme e si possano riprodurre.

L’equilibrio dell’ecosistema si bilancia con gli impollinatori che prendono nutrimento dalle piante, danno loro possibilità di riprodursi e morendo diventano nutrimento a loro volta. Le piante prosperano sequestrando CO2 e producendo ossigeno nuovo nutrimento.

Ma allora perché gli impollinatori sono in pericolo? Cosa rompe questo equilibrio? L’emergenza climatica fa la sua parte, ma più di tutto è l’Homo sapiens che usa pesticidi e diserbanti in maniera indiscriminata inserendo veleno nel processo che contamina a catena piante, insetti, uccelli e mammiferi, compresi noi.

Per questo motivo quale che sia il problema che si vuole risolvere utilizzando sostanze chimiche, bisogna stare attenti a quando usarli, è infatti vietato effettuare trattamenti insetticidi e acaricidi  sulle piante legnose ed erbacee dall’inizio della loro fioritura alla caduta dei petali e sugli alberi di qualsiasi specie qualora siano in fioritura le vegetazioni sottostanti, salvo che queste ultime siano preventivamente falciate.

Quindi facciamo la nostra parte, non avveleniamo l’ecosistema e salviamo gli impollinatori, le piante e noi stessi.

Redazione

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