Non c’è peggior sordo di colui che non vuole sentire

Questo adagio è famosissimo e si può attribuire a molte situazioni che apparentemente avrebbero una facile interpretazione e relativa semplice soluzione ma che vengono sviluppate in modo a dir poco scaltro se non delittuoso.

         {tweetme} #dragaggi #ecodragaggi “Non c’è peggior sordo di colui che non vuole sentire” {/tweetme}

Questo incipit ha bisogno di una profonda riflessione e soprattutto le parole certamente pese che pronuncerò anche di una completa spiegazione. 

Veniamo ai fatti che mi hanno portato a queste affermazioni e considerazioni sicuramente pesanti. In questi giorni il Comune di Vieste ha approvato e inviato alla Regione Puglia il progetto di fattibilità tecnica ed economica per il dragaggio dell’area portuale. E’ una vera emergenza da contrastare prima possibile e trovo corretta la richiesta.

L’intervento di dragaggio (costo stimato oltre 4 milioni di €) riguarderà un’area estesa circa 180mila m2, di cui una prima parte pari a 60mila m2 è riferita al bacino di avamporto, ed una seconda di 120 mila m2 attiene alla darsena, lì dove sono ormeggiati natanti di medie e piccole dimensioni. E qui cominciamo ad analizzare le incongruenze della metodologia proposta e con la quale fino ad oggi si sono considerati corretti ambientalmente gli interventi di dragaggio/ripascimento eseguiti sia con le apparecchiature chiamate impropriamente “draghe ambientali” che anche con le pompe aspiranti/refluenti.

Nella proposta d’intervento si dice che: “Con il cosiddetto dragaggio ambientale (con una stima di volume totale da dragare di oltre 200.000 m3) si potrà garantire un’elevata selettività e precisione nel posizionamento e nel taglio, una prevenzione e riduzione della perdita del materiale, dell’incremento di torbidità e della dispersione dei contaminanti, un’ottimizzazione della concentrazione del materiale dragato in relazione alla sua destinazione finale (trattamento e recupero), la sicurezza ed il monitoraggioSi farà uso pertanto di una draga meccanica ambientale (tipo Ecograb) che realizza un profilo di scavo secondo piani orizzontali, montata su motopontone o su motonave.

Ma l’imprecisione più eclatante è che si attribuisce alle sabbie presenti sia nell’avamporto che all’interno della darsena l’idoneità per effettuare azioni di ripascimento, in aree individuate e che necessitano di detto intervento, perché pur attestando che in esse ci possa essere, in via precauzionale in attesa della redazione del progetto definitivo, un 5% della sabbia estratta la presenza di inquinanti.

Questa previsione, cioè la presenza in una parte dei sedimenti dragati di una percentuale del 5% di inquinanti inficia tutta l’operazione. Quindi di conseguenza non è possibile considerare valida una metodologia da adottare che non separi in maniera precisa e selettiva i sedimenti inquinati da quelli utilizzabili per qualsiasi supposto intervento riqualificativo.

Detta porzione dovrà essere quindi opportunamente trattata e trasportata in discarica.

Perciò è fuorviante dichiarare che non esistono sistemi più virtuosamente ed ecologicamente impiegabili. Gli ecodragaggi esistono, sono testati, certificati da Enti preposti hanno ottenuto performances non paragonabili con i vecchi sistemi, quindi una delle due: O non si conoscono, e l’ignoranza non è accettabile quando c’è di mezzo la salvaguardia dell’ambiente, o peggio ancora non si vuole prenderne atto della loro impiegabilità per motivi che si può ben immaginare.

Un vecchio politico diceva: “A pensare male si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca………!!”

Allora permettetemi di riaffermare. Non c’è peggio sordo di colui che non vuole sentire……!!!

Prof. Giuliano Gabbani DST Unifi, Membro del Comitato Scientifico di Remtech Coast, Responsabile Scientifico di GIGA e Ecofuturo

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