Monitoraggio ed epidemiologia ambientale: una integrazione importante da raggiungere ed un convegno internazionale sul tema ad Arezzo

Essendomi occupato per oltre 35 anni di monitoraggio ambientale atmosferico, nella gestione di reti di rilevamento della qualità dell’aria prima e nella gestione integrata e nella elaborazione dei dati raccolti successivamente, in un contesto di realtà distribuite su tutto il nostro paese, da “rude” tecnico, ho sempre avuto una forte curiosità, se non altro per capire la finalizzazione dei dati ambientali raccolti, verso quell’immenso bacino di studio che è costituito dalla epidemiologia ambientale.


Un tema, quello correlato con gli aspetti epidemiologici, che ho avuto modo di trattare ripetutamente sul mio blog, riferendomi alle tantissime situazioni di estrema emergenza ambientale ed epidemiologica, presenti nel nostro paese. Un lungo viaggio che mi ha portato in molte realtà oggi sedi di SIN (Siti di Interesse Nazionale), nell’ambito dei 57 individuati originariamente dal Ministero dell’Ambiente. Ho avuto modo di parlare di situazioni di come quelle di Brescia (link articolo), con l’incombente presenza delle ex industrie Caffaro con la loro pesante eredità di PCB a distanza di oltre 30 anni dalla chiusura. Ho parlato ripetutamente del caso Taranto dove invece la difficile convivenza ambientale dei suoi abitanti è ancora legata a siti industriali per niente o poco ambientalizzati (link articolo). In questo lungo giro poi non ho mancato di toccare la Sardegna, una delle regioni che sta pagando uno dei contributi più pesanti sia sull’altare ambientale ma anche a fronte della pesantissima crisi economica sistemica che stiamo attraversando, dove ho analizzato il caso della Raffineria Saras di Sarroch (link articolo). Negli innumerevoli fronti di guerra di questa difficilissima convivenza tra attività umane ed ambiente, generati soprattutto dopo il disinvolto boom economico degli anni ’50, ’60 e ’70, molti dei quali con siti dismessi senza bonifica dopo anni di grandi profitti ed altri non adeguatamente ambientalizzati nei tempi recenti, per massimizzare i profitti, sono nate anche iniziative dal forte potere aggregante, fondamentali per portare le ragioni delle comunità locali all’attenzione dei decisori. Tra queste, una delle più significative è rappresentata della Rete dei Comuni che ospitano aree SIN e quindi fortemente contaminate da meritare il livello nazionale di priorità. Si tratta di una realtà che ha dato origine anche ad un sito (link sito Rete Comuni SIN), tesa a portare avanti iniziative coordinate secondo una logica comune e con uno stretto collegamento con i massimi esperti di epidemiologia a livello nazionale (link articolo). Proprio in quell’articolo avevo riportato una interessante intervista della Associazione “Cittadini Reattivi” che ripropongo di nuovo in calce al post, ad uno dei massimi esperti nazionali di epidemiologia come il Dottor Pietro Comba Direttore del Reparto Epidemiologia Ambientale, Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria dell’ Istituto Superiore di Sanità, uno degli autori insieme a Fabrizio Bianchi dell’Unità di Epidemiologia ambientale dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa, del “Rapporto Sentieri”, ad oggi la maggiore opera-omnia di correlazione cause-effetti dei tantissimi siti contaminati del nostro paese e di cui ho parlato diffusamente in occasione dell’uscita della terza edizione (link articolo). Al riguardo di questo sempre più pressante argomento, saranno proprio i due grandi epidemiologi italiani citati, tra gli altri, tra i relatori della 5^ Conferenza Internazionale “Update su Salute Ambientale Globale”, un prestigioso evento organizzato dall’International Society of Doctors for the Environment Medici per l’Ambiente, ISDE (link sito ISDE) e la Regione Toscana,con il supporto tecnico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Un evento di grande rilevanza che si svolgerà il prossimo 28 febbraio 2015 presso l’Auditorium Pieraccini dell’Ospedale San Donato di Arezzo, con gli obiettivi di:

  • promuovere un dibattito internazionale sulle problematiche ambientali locali e globali emergenti e più urgenti, proporsi come evento pilota per iniziative simili in altri Paesi;
  • valutare strategie di promozione della salute ambientale alla luce di problematiche emergenti (incremento delle malattie cronico-degenerative, infiammatorie e tumorali;
  • valutare criticità legate alla globalizzazione;
  • potenzialità e criticità della cooperazione internazionale; relazioni Nord-Sud).

Una conferenza che si propone anche come strumento per un maggiore dialogo e per una migliore sinergia di azione tra il settore medico, quello della salute pubblica e il mondo politico, e a supporto di una maggiore consapevolezza e diffusione delle strategie di azione della Organizzazione Mondiale della Sanità. Due ambiti, quello del monitoraggio e quello della epidemiologia assolutamente da integrare ulteriormente, ed io lo vorrei auspicarlo attraverso una forma grafica che ho visto utilizzata nell’opuscolo di ISDE ed Apoteca Natura e quindi nella dimensione epidemiologica, molto utilizzata anche da chi come me si è occupato per anni di monitoraggio ambientale: si tratta del diagramma polare, un rappresentazione grafica sempre profonda e ricchissima di significati, che riesce sempre ad esprimere al meglio molte informazioni ambientali, come esemplificano le due diverse rappresentazioni seguenti, con, a sinistra, relativa ai fattori di peso epidemiologici sulla salute umana, ed a destra, come si distribuiscono le concentrazioni di uno specifico inquinante su una serie di postazioni di rilevamento sul territorio, in funzione della direzione di provenienza del vento.

diagramma
rosaconc

Ripropongo a seguire l’intervista al Dottor Pietro Comba, nel quale il grande epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità, manifesta le ancora grosse difficoltà presenti tra monitoraggio ambientale ed epidemiologia, fondamentali da sciogliere.

Sauro Secci

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