L’ONU inserisce il capitale naturale tra i parametri del Pil

Dopo che nei giorni scorsi avevamo dato conto dell’apertura in chiave evolutiva dell’ONU verso la sostenibilità di un indicatore così com’è inadeguato come il PIL, a tornare sul tema è la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, con uno specifico articolo che riportiamo di seguito.

Superare il Pil attraverso un nuovo sistema per misurare la prosperità economica e il benessere umano che includa i contributi della natura. Più della metà del PIL mondiale dipende infatti dalla natura e il capitale naturale del pianeta è diminuito del 40% in poco più di due decenni e si stima che l’attività umana abbia gravemente alterato il 75% del pianeta terrestre e il 66% del suo ambiente marino.

La 52° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite si è riunita a New York dal 2 al 5 marzo con il fine di approvare un nuovo sistema di contabilità, il Sistema di contabilità economico-ambientale – Contabilità dell’ecosistema-SEEA EA, che segnerà un importante passo avanti verso l’integrazione dello sviluppo sostenibile nella pianificazione economica. Il nuovo quadro va oltre la statistica comunemente utilizzata del prodotto interno lordo (PIL) e garantisce che il capitale naturale – i contributi di foreste, oceani e altri ecosistemi – siano riconosciuti nei rapporti economici.

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres  ha affermato che  l’economia globale è aumentata di quasi 5 volte negli ultimi 50 annima a un costo enorme per l’ambiente.

Le risorse della natura – ha detto – non figurano ancora nei calcoli della ricchezza dei Paesi. Il sistema attuale è orientato alla distruzione, non alla conservazione. Il punto fondamentale – ha proseguito – è che dobbiamo trasformare il modo in cui vediamo e valutiamo la natura. Dobbiamo riflettere sul vero valore della natura in tutte le nostre politiche, piani e sistemi economici. Con una nuova consapevolezza, possiamo indirizzare gli investimenti in politiche e attività che proteggono e ripristinano la natura e le ricompense saranno immense“.

Il capo economista dell’Onu, Elliott Harris che ha presentato il nuovo indicatore, ha dichiarato che in passato si sono misurati i progressi sotto forma di beni e servizi che si producono e il valore sul mercato, “ma – aggiunge – non l’abbiamo mai fatto per la natura. Abbiamo trattato la natura come se fosse gratis e illimitata”.

Alla definizione del nuovo indicatore sono stati coinvolti, più di 100 esperti di  una vasta gamma di discipline, settori e paesi e oltre 500 esperti hanno esaminato le versioni finali attraverso una consultazione globale. Il framework riconosce che gli ecosistemi forniscono servizi importanti che generano vantaggi per le persone, in sostanza, sono beni da preservare, mantenere, simili a beni economici.

Questo cambio di prospettiva cruciale nel definire il benessere dei Paesi è tanto più importante in vista di due Conferenze cruciali alla fine dell’ anno: la COP15 sulla biodiversità a Kunming in Cina e la COP26, la Conferenza sul clima di Glasgow.

Link articolo originale Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

Redazione

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