“Legalizziamo la cannabis”, pronta la legge bipartisan

Sessanta parlamentari aderiscono all’intergruppo proposto da Della Vedova.


Bella notizia finalmente! Adesso, come sempre accade quando l’ago della bilancia si sposta dall’altra parte, ci sarà la corsa ad arrivare primi giustificando con ciò anni e anni di assenza. Non mi dispiace, anzi: doveva succedere.

http://www.repubblica.it/politica/2015/03/15/news/_legalizziamo_la_cannabis_pronta_la_legge_bipartisan-109543299/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/15/cannabis-intergruppo-in-parlamento-per-legalizzazione-faremo-proposta-legge/1507445/

Ora molti ne parleranno e per informarsi verranno a spulciare fra i post e i documenti che io ed altri in Italia, per decenni, ci siamo ostinati a voler pubblicare e diffondere, avvolti dall’indifferenza e da battute sarcastiche. E’ una bella soddisfazione, lo ammetto, sentire che la Direzione Nazionale Antimafia dice esattamente qualcosa che pensavamo già 40 anni fa. E’ come se delle piccole onde si fossero propagate e ingrossate piano piano fino a diventare un uragano… anche se per ora siamo solo a un mare mosso.

Potremmo raccontare decine di aneddoti, porte sbattute in faccia, paura di subire repressioni, l’essere individuati in certi ambienti come “quelli che si fanno le canne” e quindi poco affidabili… Ma non mi aspetto medaglie, non mi aspetto che qualcuno mi chieda scusa. Loro, quelli che decideranno, l’ho già detto, saranno loro ad assumersi la paternità di tutto, ed esibiranno documenti a dimostrazione che loro, in effetti, lo avevano sempre detto. Certo, nessuno dimenticherà il silenzio che seguì il referendum del 1993 o il decreto Olimpiadi 2006. Silenzio complice e omertoso che è durato decenni. Anni di sofferenze per milioni di cittadini diventati, da un giorno all’altro, dei criminali.

Nessuno ci chiederà scusa. Nessun Giuseppe Ales o Alberto Mercuriali (suicidi in seguito al ritrovamento di piccole quantità di canapa) tornerà in vita. Ma i danni che il proibizionismo ha creato sono enormi, e siamo in molti a pretendere giustizia. Dunque, saremo testimoni di tutto, controlleremo i futuri “magnati della marijuana” e staremo loro col fiato sul collo, perché siamo una vasta opinione pubblica che non vuole che la canapa diventi né una bandiera né un mezzo per fare soldi in modo speculativo. E’ una pianta nobile, portatrice di profonda ed antica cultura e vogliamo che, una volta legalizzata, sia lei ad esprimersi liberamente e non qualcuno a piantarci sopra le sue manacce capitaliste.

Siamo qui. Da 40 anni. E vi controlleremo, così come voi avete sempre controllato noi. E non dimenticatevi il DIRITTO ALL’AUTOCOLTIVAZIONE, condizione essenziale per poter sottrarre la canapa alle logiche della speculazione capitalista. Gli anni del proibizionismo hanno creato enormi sacche di illegalità. L’economia sommersa del narcotraffico è fonte di reddito per migliaia (quante migliaia?) di persone e per le loro famiglie. Un esercito di disoccupati – che da tempo, per necessità, lavora per le organizzazioni mafiose vendendo canapa illegalmente – è pronto ad essere dirottato verso il commercio di cocaina e altre droghe pesanti, sdoganate dai tempi della Berlusconi-Fini-Giovanardi che le equiparò a quelle leggere (ovvero, la canapa).

Occorre allora, attraverso la legalizzazione della canapa, superare definitivamente le vecchie logiche delle politiche antidroga per passare ad una vera politica sulle droghe che punti non più sulla repressione ma sull’informazione e l’educazione, e che  abbia al centro la Persona con le proprie tragedie, sofferenze, storie personali e potenzialità, bellezze e qualità. Innanzitutto occorre DEFINITIVAMENTE superare ogni distinzione fra droghe legali e illegali. Alcol, tabacco, eroina, cocaina, sostanze chimiche, THC, ecc… sono tutte droghe. E non devono fare paura perché sono parte della cultura del mondo. Non possono essere tabù perché i tabù ispiratori della “war on drugs” hanno già provocato danni a sufficienza, su scala globale.

Occorrerebbe allora, per affrontare questa impegnativa rivoluzione culturale, stabilire dei principi universali, alcuni dei quali potrebbero essere:

– Nessuno – e per nessun motivo – può essere autorizzato a compiere azioni che incentivino il consumo di qualsiasi droga. Dovrà dunque essere vietata ogni forma di pubblicità di bevande alcoliche, di canapa contenente principi psicoattivi e di qualunque altra sostanza psicotropa.

– Ogni persona che si trova in uno stato di dipendenza da una sostanza deve potervi accedere legalmente e in strutture adeguate, in grado di aiutare a superare i motivi sociali, psicologici, ambientali, patologici… che stanno alla base della dipendenza.

– Per i giovanissimi, occorre innanzitutto una educazione alimentare e alla salute fin dai primi cicli scolastici, che includa anche un’informazione non ideologica sulle sostanze. Perché non far entrare i medici nelle scuole?

In secondo luogo, occorre incentivare ogni forma di creatività artistica: dal gioco alla musica, dalle arti figurative a quelle culinarie, dal teatro allo sport alla danza… Le “materie” creative devono far parte della vita quotidiana di tutti i ragazzi senza dimenticare che il mondo multietnico in cui viviamo ci invita ad attingere ad altre culture, allo yoga, alle arti marziali… e a molto altro.

Ai giovani occorre inoltre saper dare una cultura del lavoro e fin dall’adolescenza deve essere offerta ad ogni ragazzo la possibilità di sperimentarsi in attività lavorative pratiche, dall’agricoltura al turismo, dall’artigianato alla produzione artistica… E nel mercato legale della canapa, chi non potrà prodursela, come potrà procurarsela? Semplice: come tutte le altre erbe, in erboristeria…

Detto questo, buon vento di legalizzazione, Italia…

Giovanni Foresti

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