Le energie rinnovabili come produzione di energia elettrica – parte 2 – Le altre rinnovabili: biomasse e biogas

Le energie rinnovabili elettriche da biomasse presentano grandi potenzialità e altrettante grandi criticità, per questo spesso sono combattute dall’opinione pubblica organizzata in comitati, radicalizzando il tema e facendo di tutta l’erba un fascio.


Grandi centrali a biomassa e biogas sopra un Mw di  potenza hanno il problema del difficile reperimento della materia prima a filiera corta (gli ormai consolidati 70 km di raggio dal sito dell’impianto), per cui ben difficilmente l’impronta ecologica resta davvero rinnovabile, inoltre spesso, colture dedicate anche per impianti di piccole dimensioni, essendo prodotte con pesticidi, determinano anch’esse una impronta ecologica sfavorevole. Se eolico, fotovoltaico, idroelettrico e geotermico a reiniezione totale hanno una impronta ecologica favorevole  anche centinaia di volte rispetto all’energia impiegata per produrre pannelli , pale e turbine non così favorevole appare quella di biomasse o biogas.

Se però un impianto è sotto il Mw o anche 100  , 200 kw, con materiali  di partenza cosiddetti “residuali” o da recupero, come ad esempio liquami animali e deiezioni animali,  potature agricole o urbane, scarti di lavorazione dell’industria di trasformazione come noccioli, gusci e altro, ecco che le biomasse divengono eccellenti strumenti per l’autonomia energetica tutta rinnovabile con una impronta ecologica molto positiva. I liquami da allevamento rappresentano il massimo della clima alterazione se lasciati a se stessi (emettono metano con effetti climalteranti di ben 24 volte più alti rispetto alla co2) per cui farci energia rappresenta un contributo grande come la riduzione dell’uso del carbone.

Le potature boschive senza un uso che renda vantaggioso raccoglierle  fanno danni incalcolabili sia in caso di pioggia (ostacolando i deflussi) sia in caso di siccità (accelerando o propagano incendi). Lo sviluppo del manto boschivo italiano è in crescita costante e sta riducendo in maniera eccessiva le aree agricole marginali di montagna, per cui un uso di parte del legname di taglio rotazionale anche per energia è fondamentale per un corretto mantenimento di una economia forestale sana e produttiva di reddito oltre che di conservazione della biodiversità e di sicurezza idrogeologica.

Dopo politiche di straordinario valore che hanno espanso le proprie aree boschive, adesso l’Italia ha bisogno in particolare di bosco di qualità portato a produrre legname e paradossalmente, usare per questo una parte di legna per produrre energia è positivo. Tutto questo sopratutto se si pensa  che un ciclo di taglio per legname da costruzione dura da 60 anni ad un secolo, appare evidente che i proprietari di queste aree nel frattempo devono intrecciare una economia dei tagli colturali inferiori ai 20 anni per garantirsi la sopravvivenza.

Gli impianti a biomasse di piccola taglia, diffusi sul territorio e con materiali giusti per una corretta impronta ecologica sono fondamentali per l’unico vero elemento critico delle rinnovabili costituito dalla continuità e per questo vanno diffusi sul territorio con le giuste tecnologie ma con altrettanta determinazione.

Negli ultimi mesi si sono sviluppate tecnologie sempre più convenienti anche su taglie mini e microtaglie produttive da 50 kw in su, del tuttoimpensabili fino a poco tempo fa, in particolare si vanno diffondendo piccoli impianti di pirolisi, oltre alla vera svolta tecnologica delle Green Machines (foto a destra) che determinano una stabilità e una continuità produttiva con impatti talmente minimi da permetterne la collocazione nei centri abitati e una facilità di gestione altrettanto impensabili anche nella pur promettenti e performanti processi di pirolisi.

Impianti da 50 kw elettrici a biomasse comunque costruiti (ovviamente se usano davvero biomasse) determinano impatti assolutamente assorbibili in ogni contesto e imbattibili nella fornitura della continuità produttiva per la stabilità della rete.

Sarebbe molto utile che anche gli allarmismi sul digestato da biogas fossero passati ad un vaglio scientifico che non li rendesse diversi dai mille digestati ben più aggressivi presenti nei cicli agricolturali e nell’allevamento. Un tema anche quest’ultimo, che comunque sta trovando risposte decisive come con il sistema di depurazione in pozzo Gturbo (vedi slide seguente), con anche questa questione può essere chiusa definitivamente e in maniera sostenibile per tutti.

Fabio Roggiolani

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