La bellezza delle rinnovabili … è questo il vero problema?

Dopo il Convegno “La Bellezza delle Rinnovabili“, organizzato a Firenze lo scorso 18 gennaio 2019, dalla Associazione Giga-FREE e da Ecofuturo Festival, con la collaborazione di Rete Geotermica, un interessante riflessione di Attilio PiattelliVicepresidente di Italia Solare, per Ecquologia.

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Nelle scorse settimane si è tenuto a Firenze il convegno “La bellezza delle energie rinnovabili“, organizzato da GIGA ed Ecofuturo con la collaborazione del Coordinamento FREE ed il sostegno di Rete Geotermica.

Il convegno, molto ben riuscito e che ha visto la partecipazione di relatori di alto livello tecnico e di numerosi rappresentanti delle istituzioni, ha tentato di portare l’attenzione sulla necessità di un rapido cambio culturale che spinga verso una più elevata accettabilità della diffusione delle fonti rinnovabili. Infatti, la produzione di energia da fonti rinnovabili oggi è troppo spesso soggetta a forti limitazioni derivanti da frequenti contestazioni delle comunità locali oltre che da numerosi vincoli imposti dagli enti competenti al rilascio delle autorizzazioni.

Come giustamente il convegno è stato in grado di far comprendere, il tema è puramente culturale e richiede che si passi attraverso un’accettazione delle rinnovabili che prescinda dalla loro bellezza e che poggi solide basi sulla irrinunciabilità alla loro presenza, che, nel tempo, dovrà essere sempre più diffusa e capillare.

Nel corso del tempo abbiamo modificato pesantemente il territorio nel quale viviamo per soddisfare le nostre esigenze alimentari, per la necessità di avere ricoveri sempre più confortevoli, per esigenze di comunicazione e trasporto delle merci nonché per avere la disponibilità di energia, oggigiorno necessaria praticamente per qualsiasi attività umana.  

Le colline toscane con i suoi vigneti, i borghi delle Cinque Terre, Roma, Venezia, Firenze, luoghi che tutto il mondo ci invidia, sono il risultato di trasformazioni del territorio. Tutto ciò che ci circonda è di fatto il risultato di trasformazioni del territorio attuate nel corso dei secoli.

Ma anche i numerosi siti industriali, le grosse centrali di produzione di energia, i siti petrolchimici sono stati realizzati per soddisfare le nostre esigenze quotidiane e certo non si può dire che rappresentino ciò che comunemente si intende per “bello”.

Il nostro territorio è cosparso di tralicci delle reti elettriche, li troviamo ovunque, anche all’interno di parchi ed aree protette, per la semplice ragione che l’energia è indispensabile e oggi non se ne può fare a meno. Parabole e condizionatori infestano i nostri centri storici e ormai ce ne sono così tanti che non ci facciamo più caso. E si tratta di oggetti che in realtà non sono indispensabili ma servono solo a soddisfare il nostro desiderio di svago e di maggior benessere.

La nostra azione sull’intero pianeta ha già avuto effetti di trasformazione degli habitat naturali devastanti, tanto che molti esperti considerano quella attuale l’era della sesta estinzione di massa. Ormai 7,5 miliardi di persone stanno esercitando una tale pressione sull’intero pianeta che non è più possibile lasciare spazio ad alcun dubbio. Sono cose che ormai ognuno di noi sa perfettamente ma si fa sempre finta che ci sia tempo, si fa finta di credere che il problema possa essere affrontato anche domani, ma in realtà il domani è già arrivato.

Se qualcuno volesse ancora far finta di niente, provi a leggere “The once and the future world” di J.B. Mac Kinnon, giornalista e scrittore canadese. Il libro descrive una serie di osservazioni degli ultimi secoli che danno la misura di quanto l’uomo abbia già inciso sulla trasformazione degli abitat naturali e di ciò che si è già perduto: “Nell’Atlantico settentrionale un banco di merluzzi blocca un veliero in mezzo all’oceano. Al largo delle coste di Sydney, in Australia, una nave veleggia da mezzogiorno al tramonto attraverso branchi di capodogli a perdita d’occhio. I pionieri del Pacifico si lamentano che i salmoni in risalita rischiano di capovolgere le loro canoe”, sempre nel libro si parla di stormi di uccelli che impiegavano tre giorni a sorvolare una zona o di cento balenottere azzurre nell’oceano Atlantico per ognuna che ce n’è oggi. “Questi non sono reperti di un’era lontana”, continua Mac Kinnon, “Stiamo parlando di cose che gli occhi umani hanno visto, che sono rimaste nella memoria umana.”

Il messaggio che oggi è ancora poco chiaro ma che dobbiamo abituarci a ripetere all’infinito, in modo che il concetto venga ben acquisito da tutti, è che ci sono rimasti solo 30 anni per prevenire una catastrofe ambientale, causata dai cambiamenti climatici, le cui proporzioni potrebbero essere disastrose per il genere umano e per tutte le specie viventi e i cui effetti potrebbero essere enormemente superiori alle trasformazioni già attuate e che Mac Kinnon ci ricorda. L’unico modo per farlo è quello di decarbonizzare totalmente la nostra società entro i prossimi 30 anni e la cosa, in tempi così rapidi, è immaginabile esclusivamente con la massima diffusione nel minor tempo possibile delle fonti rinnovabili.

Non abbiamo più tempo per fare i sofisticati altrimenti ci ritroveremo con delle belle colline toscane preservate dalle pale eoliche ma non dalla siccità. Con i borghi delle Cinque Terre senza pannelli fotovoltaici ma senza neppure i borghi, che saranno stati spazzati via dai sempre più frequenti eventi estremi.

Quindi, dobbiamo lavorare per integrare le rinnovabili con il territorio e le città e dobbiamo farlo in modo che il risultato sia piacevole ma dobbiamo farlo con estrema velocità … trent’anni passano molto velocemente.

Attilio Piattelli
Vicepresidente Italia Solare

A seguire il video completo dell’intero evento, già disponibile anche in Sezione “Video”

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