Italia e carbone: come uscire al 2025 in modo sicuro, giusto e sostenibile

La 24esima Conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP24) di Katowice in Alta Slesia, regione storicamente legata all’estrazione del carbone, è l’occasione per la pubblicazione di un nuovo studio su come l’Italia possa uscire dal carbone entro il 2025 in modo sicuro, giusto e sostenibile.

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Si tratta di uno studio elaborato nell’ambito del progetto “Il phase-out del carbone nell’area euromediterranea alla luce del caso italiano”, promosso dallo IAI (Istituto Affari Internazionali), in collaborazione con la European Climate Foundation.

Nella road-map indicata nello studio vengono individuati una serie di punti chiave:

  • La comunità scientifica avverte che abbiamo sottostimato gli effetti del cambiamento climatico, abbiamo meno tempo a disposizione per limitare il riscaldamento globale entro il limite più sicuro dell’Accordo di Parigi di 1,5°C e gli impegni e le azioni intraprese fino a oggi non sono sufficienti. 
  • Tuttavia disponiamo già della gran parte delle tecnologie e delle risorse finanziarie per affrontare la sfida. Il fattore determinante è la volontà politica di intraprendere una trasformazione dell’economia e della società a un passo e su scala senza precedenti. 
  • Per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, la riduzione di tutti combustibili fossili deve avvenire in maniera molto più significativa e rapida rispetto ad oggi. Per l’Europa e l’Italia ciò significa raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette ben prima e non oltre il 2050. 
  • L’uscita dal carbone è un primo passo necessario (ma non sufficiente). Idealmente, l’Europa dovrebbe avvicinarsi all’uscita completa dal carbone intorno al 2030. L’obiettivo dell’Italia di uscire dal carbone entro il 2025 la pone tra i paesi più ambiziosi in Europa e nel mondo. 
  • Tuttavia l’ultima Strategia energetica nazionale (Sen) non è stata elaborata in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e utilizza ipotesi di costo non aggiornate per le tecnologie più pulite. In questo modo, la Sen sovrastima il fabbisogno di gas e sottostima il valore reale delle rinnovabili, dell’efficienza energetica, dei sistemi di accumulo, delle interconnessioni e dei sistemi intelligenti di gestione delle domanda. 
  • I rischi principali di nuove infrastrutture fossili sono quelli di perdere significativamente di valore se non vengono sfruttate come atteso (stranded assets) e quello di “bloccare” future emissioni nel sistema attraverso l’effetto lock- in attraverso cioè una dipendenza inerziale del sistema da esse. 
  • Diversi studi mostrano che l’uscita dal carbone in Italia può essere gestita in modo sicuro e conveniente attraverso il ricorso a tecnologie a zero emissioni (coal-to- clean) senza bisogno di nuova capacità a gas. 
  • Per ottenere ciò è necessario in primo luogo una maggiore attenzione da parte della politica e una maggiore competenza a livello istituzionale nella definizione degli scenari e delle politiche di decarbonizzazione, che devono essere pianificate a partire dall’orizzonte temporale del 2050, devono utilizzare ipotesi di costo aggiornate ed essere in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. 
  • È auspicabile che il Governo identifichi una chiara tabella di marcia per la chiusura delle centrali a carbone ancora attive all’interno di una strategia di sistema e di lungo periodo in cui sia prevista una revisione della Sen – da rivedere ogni 5 anni in linea con il ciclo di revisione degli impegni nazionali sul clima previsto dall’Accordo di Parigi a partire dal 2020. 
  • Il processo di definizione della strategia di lungo periodo dovrebbe essere gestito al più alto livello politico e istituzionale attraverso una cabina di regia ad hoc presso la Presidenza del Consiglio guidata da una personalità competente e riconosciuta per dare credibilità al processo. 
  • Occorre garantire l’inclusione e la partecipazione di tutti gli stakeholder a monte delle decisioni attraverso un processo stratificato di consultazione e di tavoli di lavoro aperti sui territori delle comunità più colpite dalla chiusura delle attività legate al carbone. 
  • Evidenziamo infine quattro azioni di immediata priorità da intraprendere a livello nazionale:

    (i) ripensare l’approccio alle infrastrutture in relazione agli obiettivi di decarbonizzazione di lungo periodo;
    (ii) riformare il mercato elettrico con l’introduzione di nuove regole per incentivare gli investimenti e lo sfruttamento delle tecnologie a zero emissioni;
    (iii) elaborare in maniera condivisa con imprese, parti sociali e istituzioni locali una nuova rete di protezione sociale dei lavoratori e delle comunità più vulnerabili; (iv) sviluppare e realizzare una riforma fiscale ecologica che premi la sostenibilità ambientale e disincentivi l’utilizzo di tutti gli idrocarburi. 

Per contatti e info sullo studio Luca Bergamaschi (Ricercatore associato del programma “Energia, clima e risorse” dell’Istituto Affari Internazionali (IAI): +39 3383480807 – Twitter @lucaberga

Scarica lo Studio “Italia e carbone: come uscire al 2025 in modo sicuro, giusto e sostenibile” di Luca Bergamaschi

La Redazione di Ecquologia

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