Inquinamento da polveri sottili nella mobilità: l’usura dei pneumatici

Quando si parla di inquinamento da polveri sottili nel settore della mobilità il pensiero corre diretto alle emissioni dello scarico delle autovetture, ignorando l’assolutamente non trascurabile contributo derivante sia dall’usura dei componenti i sistemi frenanti che dall’usura degli stessi pneumatici.

E’ proprio del contributo dell’usura dei pneumatici che vorremmo soffermarci, con la ricerca protesa verso un miglioramento dei pneumatici che cerchi di renderli oltre che più sicuri, più longevi e più performanti, così da essere in grado di far risparmiare carburante al veicolo, ma anche meno inquinanti.


Il pneumatico, sorreggendo il peso dell’intero veicolo, si consuma a contatto con l’asfalto, producendo piccoli frammenti di gomma, conosciuti come polvere di pneumatico o particolato (PM), che si disperde nell’atmosfera o si deposita sulla strada sede stradale in funzione del peso, delle caratteristiche del vento, etc. Per molti anni si è pensato che il particolato dei pneumatici non si insinuasse nel nostro sistema respiratorio, mentre oggi si può dire che ciò avviene per almeno il 60% del materiale particellare prodotto.

Tra l’altro tra i componenti chimici presenti negli oli utilizzati nella produzione di pneumatici vi sono anche i famigerati IPA (idrocarburi poliaromatici), componenti tossici e cancerogeni che si disperdono nell’ambiente sotto forma di vapori durante l’utilizzo dei pneumatici.

Una possibile soluzione al problema è quella messa in campo da Michelin, con l’ambizioso progetto Vision, che si propone di rivoluzionare il mondo dello pneumatico. Si tratterà di un nuovo pneumatico senza aria e composto unicamente da materiali provenienti da fonti sostenibili, connesso, personalizzabile e completamente biodegradabile.

Michelin mira con il suo progetto a ridurre al minimo l’impatto ambientale della produzione degli pneumatici e del loro smaltimento, con il pneumatico Vision composto da materiali derivati da trucioli di legno, paglia, zucchero, residui zuccherini e bucce d’arancia, con la gomma naturale utilizzata proveniente unicamente da piantagioni rispettose dell’ambiente. Tutto questo per dare le migliori risposte alle esigenze degli automobilisti di oggi ma soprattutto a coloro che sceglieranno i veicoli green del domani.

I nuovi pneumatici del futuro oltre a contraddistinguersi a livello di materiali, presentandosi senza aria e ricaricabili, sfrutteranno anche la rivoluzione digitale e saranno connessi con gli smartphone. Il conducente potrà così monitorare lo stato delle gomme della sua auto dal suo smartphone o dal pc di casa. Ad esempio se si abbassa la temperatura, è il momento di montare le gomme invernali o si sta andando in montagna, il sistema invia un messaggio all’utente fornendogli il luogo dove è installata una particolare stazione con 4 stampanti, una per ruota.

Un altro approccio risolutivo alla problematica dell’usura dei pneumatici è poi quello relativo alla raccolta del materiale particellare disperso dai pneumatici, con una soluzione tutta britannica. Si tratta di The Tyre Collective, questo il nome dietro ad un’interessante innovazione che potrebbe dare un aiuto alla lotta all’inquinamento atmosferico. Si tratta di un dispositivo, inventato da un gruppo di studenti britannici, il quale viene installato dietro i pneumatici e cattura la polvere rilasciata nel processo di rotolamento degli stessi evitando la sospensione in atmosfera.

La soluzione messa a punto su basa sulla cattura delle particelle alla fonte, montando un dispositivo che si avvolga strettamente attorno al bordo del pneumatico, utilizzando principi di elettrostatica e di semplice aerodinamica (effetto Magnus) catturando il flusso appena dopo l’emissione. Dai primi test effettuati, il dispositivo attualmente messo a punto è in grado di raccogliere il 60% di tutte le particelle sospese nell’aria. Un filtro accumula tutte le particelle: se stoccato adeguatamente, questo sistema di raccolta permetterà di lavorare nuovamente la ‘gomma’ per altri usi stradali oppure per applicazioni industriali anche in altri settori. L’obiettivo è anche quello di dare vita a un’economia circolare capace di essere duratura anche quando la mobilità elettrica diverrà prevalente, sostituendo i motori a combustione interna, con i pneumatici che rappresentano un fattore comune nella transizione.

Sulla innovazione britannica Hugo Richardson, uno dei quattro membri di The Tyre Collective, ha dichiarato all’agenzia Reuters che “tutti si concentrano sull’inquinamento atmosferico che proviene direttamente dai motori stessi ed esce dal tubo di scappamento, ma pochi sanno che l’usura degli pneumatici contribuisce enormemente, in parte per le sue dimensioni microscopiche“.

La Redazione di Ecquologia

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