Inchiesta a Venezia, tutto da rifare per il dragaggio a Spezia?
Di recente a Venezia, a proposito dei lavori per la costruzione del MOSE, la magistratura ha messo nel mirino un gigantesco intreccio di attività che ruotano attorno al consorzio Venezia Nuova e a parecchie delle ditte che lo compongono.
Le indagini avrebbero svelato, oltre alla presunta creazione di fondi neri tramite acquisto di materiali all’estero fatti con un sovrapprezzo che avrebbe consentito false fatturazioni, anche alcuni pretesi casi di rinuncia ad appalti dietro pagamento di mazzette o promesse di ottenimento di ulteriori lavori. Oltre cento gli indagati e per adesso circa 14 le persone arrestate.
Questa notizia potrebbe non suscitare alcun interesse fra gli spezzini se non fosse per un particolare importante per la nostra città. Infatti proprio ieri pomeriggio a Venezia il giudice del riesame ha confermato la misura degli arresti domiciliari a carico di Gianfranco Boscolo Contadin, detto Flavio (avvocati Sarti e Spiga), direttore tecnico della Nuova Coedmar, una delle imprese che avrebbero accettato di ritirarsi per far vincere l’appalto alle piccole imprese di gradimento – sospettano gli inquirenti – del Consorzio Venezia Nuova. Questi i termini della notizia come riportata dai quotidiani del nordest.
E la Spezia cosa c’entra?
C’entra, perché la Nuova Co.Ed Mar. è l’azienda che risulta capogruppo della ATI, l’Associazione Temporanea di Imprese assegnataria del bando di gara per una parte del dragaggio nel golfo emesso di recente dall’Autorità Portuale della Spezia, procedura conclusiva di un iter che aveva preso inizio nel 2005 come riportava un articolo della Gazzetta della Spezia a seguito di un comunicato della stessa Autorità Portuale che qui riportiamo: “E’ stata assegnata ieri dall’Autorità Portuale- spiegava la Gazzetta – la gara per la bonifica e l’escavo del bacino di evoluzione navi nel Golfo spezzino, ovvero l’area nella quale le navi compiono le manovre per l’ingresso e l’uscita dal porto. La Commissione giudicatrice, presieduta dal dott. Maurizio Pozella, dirigente dell’Autorità Portuale, e composta dal prof. Mauro Rovatti, docente dell’Università degli Studi di Genova e dal prof. Diego Lo Presti, docente Università degli Studi di Pisa, ha assegnato la gara, nelle more delle verifiche previste dalle vigenti normative, all’ATI composta dalle società Nuova Co.Ed. Mar. srl/Unieco/C.C.C. soc coop. La gara è stata assegnata mediante criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi della normativa di legge per l’affidamento dei lavori di bonifica e successivo escavo del bacino di evoluzione per l’importo a base di gara di € 25.925.956,00″.
“Si conclude così – proseguiva l’articolo – un iter iniziato nel 2005, con l’approvazione del progetto definitivo di bonifica del bacino di evoluzione, nonché il successivo escavo, sino a quota –15mt dal livello medio mare. Nel 2010 l’AP ha deliberato l’espletamento delle nuova procedura di gara. L’assegnazione giunge al termine di un complesso percorso amministrativo che ha visto l’esclusione di quattro concorrenti, a causa dell’incompatibilità delle offerte presentate. Si sono così dovuti attendere gli esiti dei relativi ricorsi, dal Tar al Consiglio di Stato, che però hanno finora convalidato l’azione svolta dalla commissione di gara”.
La gara si è conclusa nell’agosto del 2012, riteniamo ovviamente nel modo più corretto.
Ma alla luce di questi nuovi accadimenti, e data la normativa vigente nel settore degli appalti, non è escluso che l’Autorità Portuale non decida di riprendere in considerazione l’intera questione.
In proposito abbiamo chiesto un parere al dottor Marco Grondacci, giurista ambientale.
“Alla luce della inchiesta sopra descritta – ha risposto – si può rilevare, sotto il profilo delle responsabilità delle aziende coinvolte, anche la possibilità che tale inchiesta costituisca motivo di risoluzione del contratto di appalto interessante il dragaggio del porto di Spezia nonché motivo ostativo di future partecipazioni a ulteriore procedure di evidenza pubblica delle aziende coinvolte nella inchiesta veneziana”.
“L’Autorità Portuale dovrebbe infatti verificare se sia applicabile all’appalto già assegnato quanto previsto dalla lettera m) articolo 38 del Codice degli Appalti prevede l’esclusione dalla partecipazione alle procedure di affidamento delle concessioni e degli appalti di lavori, forniture e servizi, ovvero di subappalti, con conseguente divieto di stipulare i relativi contratti, di tutti i soggetti nei cui confronti è stata applicata la sanzione di cui all’art. 9 comma 2 lettera c, del D.Lgs. 231/01 (divieto di contrattare con la pubblica amministrazione) o altra sanzione che comporta il divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione. Tutto ciò anche alla luce dell’articolo 135 del Codice Appalti : Risoluzione del contratto per reati accertati e per decadenza dell’attestazione di qualificazione, con particolare riferimento alla lettera b) comma 1 di detto articolo”.
Sia chiaro: questa non è polemica gratuita e nemmeno una richiesta di provvedimenti campati per aria, è solo una domanda che rivolgiamo al Presidente Lorenzo Forcieri e che speriamo abbia come seguito un chiarimento ufficiale, i fatti che vi abbiamo descritti sono molto recenti e quindi non sappiamo se l’Autorità Portuale ne sia o meno informata, riteniamo che comunque questa vicenda meriti approfondimenti e sopratutto una risposta chiara da parte di chi deve tutelare la parte a mare della nostra città. In ogni caso è bene chiarire che l’inchiesta veneziana non è arrivata nemmeno alle fasi preliminari del giudizio per cui è ancora possibile che in istruttoria tutto si risolva in senso positivo per le persone indagate.
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