“Il mondo dopo il PIL”: l’ultimo libro del Ministro Lorenzo Fioramonti
La recensione dell’ultimo libro del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca scientifica Lorenzo Fioramonti “Il mondo oltre il PIL” a cura del Direttore di Qualenergia Sergio Ferraris, pubblicata nell’ultimo numero della rivista.
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La critica a questo strumento, ormai, arriva da lontano. Oltre mezzo secolo fa, il 18 Marzo del 1968, Robert Kennedy pronunciava, presso l’università del Kansas, uno dei più critici discorsi che sia mai stato fatto in merito di Pil.
“Il Pil comprende anche l’inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana”, disse tra le altre cose Kennedy che poche settimane dopo fu assassinato mentre era in corsa per la presidenza statunitense.
Da allora le critiche al Pil sono state molte, ma nessuna economia ha smesso di utilizzarlo per misurare il “benessere” di una nazione. Ad arricchire il dibattito arriva il volume “Il mondo dopo il Pil” di Lorenzo Fioramonti, ora ministro dell’Istruzione.
Il volume, scritto prima che Fioramonti diventasse ministro, colpisce fin dall’indice per una qualità che nei saggi italiani è rara: il metodo. Si parte con le basi teoriche del volume puntando sulla “logica dell’adeguatezza” che è la cornice concettuale attraverso la quale si valutano i provvedimenti economici e politici con conseguenze sulla vita delle persone.
L’autore prosegue descrivendo la rete necessaria da realizzare intrecciando i processi di governo, quelli sociali con le innovazioni tecnologiche. Un lavoro essenziale affinché non aumentino le distanze tra politica, corpi sociali e scienza, come sta succedendo oggi in Italia.
Non si tratta solo di esposizioni teoriche. Una delle parti più interessanti del volume è il terzo capitolo dove l’autore si pone il problema del lavoro, inserendolo nel nuovo contesto “oltre il Pil”, arriva a immaginare la riprogettazione del denaro, il tutto condito dalla possibile convergenza tra le riforme dall’alto e le pressioni dal basso. Uno schema che Fioramonti chiama modello d’interazione “sandwich”.
Fatto ciò, l’autore si pone la questione della transizione sotto il profilo del passaggio da quella economica a quella politica. Già perché se nei capitoli precedenti si legge che il Pil influenza la politica nelle scelte, ecco che l’ideologia stessa del Pil non dà alcun valore alle attività che si svolgono dal basso, come quelle nelle famiglie, nelle comunità locali e nelle economie locali. Si tratta, guarda caso, di tutte quelle attività legate ai beni comuni, come l’acqua, gli ecosistemi naturali che nella logica del Pil non producono alcun valore.
“L’interazione tra nuove metriche di misurazione del successo economico e i bisogni della popolazione in costante evoluzione, può produrre cambiamenti politici sostanziali. Dagli indicatori post Pil emergerà che le attività sociali non retribuite, svolte ogni giorno, non solo costituiscono la gran parte del tempo di ogni persona ma sono la spina dorsale che sostiene l’economia formale”.
Insomma serve, specialmente in Italia, una profonda revisione degli strumenti d’analisi sociologica, oltre al superamento del Pil, se si vuole superare questo approccio.
E in questa logica si conclude la critica di Fioramonti che auspica il fatto che la critica al Pil diventi una lente interpretativa attraverso la quale analizzare fenomeni e malesseri della società e sperimentare metodi per innovare la politica e l’economia. Un approccio senza il quale diventa impossibile innescare cambiamenti sistematici, come il cambio di paradigma necessario per tentare di risolvere la questione principe del futuro: i cambiamenti climatici.
Scarica l’articolo originale nell’ultimo numero di Qualenergia
Sergio Ferraris
Direttore Qualenergia