GNL a chilometro zero. Si può, anche da gas rinnovabile!

Ancona, 16 luglio 2014 – La ricerca, le tecnologie e le industrie italiane sono all’altezza e in alcuni casi all’avanguardia nel settore del metano liquefatto, utilizzato per l’industria, per i trasporti marittimi e quelli pesanti a lungo raggio su strada.


E’ quanto emerso questa mattina al workshop “GNL a km zero” svoltosi presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Ancona, primo appuntamento di approfondimento previsto dal Progetto ConferenzaGNL 2014-2015 in preparazione della Terza ConferenzaGNL (primavera 2015).

Il metano di cui si è discusso è lo stesso che utilizziamo da decenni per riscaldamento e cucina, ma che in forma liquida (GNL, gas naturale liquefatto) occupa un seicentesimo dello spazio. Questa caratteristica lo rende estremamente interessante per utilizzi industriali, navi e camion, considerato anche il suo ridottissimo impatto ambientale e il minor prezzo rispetto ai combustibili tradizionali di derivazione petrolifera.

Inoltre il GNL, in alcuni contesti, può essere prodotto localmente (“km zero”) attraverso la “purificazione” del biogas derivato da residui agricoli, zootecnici e da discariche, per poi essere liquefatto, raccolto e trasportato nelle stazioni di servizio lungo le coste e le principali arterie autostradali.

Le produzioni locali di GNL potranno essere realizzate anche tramite liquefazione del gas trasportato via gasdotto, a seconda delle convenienze economiche. La riduzione delle dimensioni degli impianti e infrastrutture di liquefazione permette inoltre lo sfruttamento di piccoli giacimenti, soprattutto offshore, per i quali non sia conveniente la realizzazione di gasdotti e grandi liquefattori.

Le tecnologie sono tutte note e in uso da oltre 60 anni, da quando si è iniziato a commerciare il gas su lunghezze transoceaniche liquefacendolo, stoccandolo nelle navi (che in parte lo usano per la propria propulsione) e poi rigassificandolo per immetterlo nelle reti di trasporto. In Italia si è fatto dai primi anni ’70 a La Spezia fino a un paio di anni fa e si continua a farlo al largo di Rovigo in pieno Mare Adriatico; presto lo si farà in un impianto galleggiante al largo di Livorno.

Questi sono però grandi impianti, grandi navi, grandi quantitativi, pensati per alimentare reti nazionali e impianti termoelettrici da migliaia di megawatt. Per il “km zero” servono invece mini e micro impianti, liquefattori, rigassificatori, contenitori criogenici di piccola taglia, stazioni di servizio adatte al mercato dei camion, dei traghetti, dei pescherecci, alimentati con gli scarti agricoli del proprio stesso territorio.

C’è sufficiente materia prima per dare vita ad una filiera del GNL a chilometro zero in Italia? Stefano Bozzetto del CIB (consorzio italiano biogas) ha illustrato le potenzialità della filiera LBM (liquid bio-methane) da cui si potrebbero ricavare fino a 8 miliardi di metri cubi di metano all’anno, ben più del 10% dei consumi totali nazionali.

La sfida tecnologica che occupa decine di imprese in tutto il mondo interessate allo sviluppo del mercato della liquefazione da biogas, da gasdotto, da depositi e stoccaggi, è stata raccolta dalle aziende che sono venute a raccontare le proprie attività, esperienze e prodotti nel workshop di Ancona.

Dai commenti raccolti il workshop si è mostrata un’ottima occasione di incontro-confronto tra aziende della criogenia, produttori e approvvigionatori di GNL, produttori di tecnologie per l’utilizzo finale del GNL e ricercatori universitari.

Strategie Srl di Ancona, che ha collaborato nell’organizzazione dell’evento, ha illustrato il proprio brevetto di Impianto micro-scale GNL da 2-20 tonnellate/giorno approfondendo gli aspetti tecnico-economici della mini-liquefazione. Liquigas, attiva nella fornitura di GNL per le industrie, ha portato l’esperienza della costruzione del primo stoccaggio di GNL realizzato presso un’industria italiana, dove il metano liquido viene utilizzato in sostituzione dell’olio combustibile. La HAM Italia, uno dei principali operatori europei impegnato nelle infrastrutture modulabili e flessibili di stoccaggio e trasporto del GNL, ha presentato le proprie soluzioni tra cui il più grande impianto modulare di stoccaggio da 1.600 m3 di capacità realizzato dall’azienda presso un’acciaieria spagnola.

La HVM, leader italiano nella costruzione di serbatoi criogenici, ha portato l’attenzione sulla possibilità della dotazione di serbatoi criogenici su una vasta gamma di mezzi tra cui anche quelli di movimentazione a terra nei porti: a Livorno è stata realizzata la prima applicazione con un mezzo di sollevamento in collaborazione con Ecomotive Solutions, azienda piemontese specializzata nel retrofit di veicoli con alimentazione a gas naturale. Altre testimonianze sono state portate da SIAD e GE-Nuovo Pignone

Molto interesse anche foriero di domande dal pubblico è stato l’intervento introduttivo di Alessia Arteconi, Politecnico delle Marche, che ha presentato un’analisi di fattibilità tecnico-economica per il rifornimento di un flotta di 25 autobus che consumano 10.000 litri/giorni di LNG sia in un caso di acquisto da terminale sia di liquefazione da gasdotto.

Dall’analisi emerge che il “costo limite” alla pompa per l’approvvigionamento di GNL (escluse le tasse) al fine di mantenerlo competitivo con i fuel tradizionali è di  0,47 €/litro. Nei due casi presi in considerazione dall’analisi di Arteconi il costo risulta al di sotto del “costo limite”: 0,30 €/litro per l’acquisto al terminale e 0,46 €/litro per la liquefazione da gasdotto.

Infine, relazione d’avanguardia è stata tenuta dall’esperto di idrogeno Valentino Romeri, che ha illustrato le sinergie tra il GNL e l’idrogeno, il vettore energetico più pulito che esista. Come il metano è ormai riconosciuto il protagonista del dopo petrolio, allo stesso modo l’idrogeno si propone come futuribile protagonista del dopo metano, in associazione con le fonti rinnovabili.

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