Geotermia, una soluzione energetica intelligente per i Paesi in Via di Sviluppo

Sempre più spesso, le fonti rinnovabili sono viste come soluzioni per risolvere i problemi di accesso all’energia per quelle popolazioni che attualmente, nel mondo, ne sono parzialmente o totalmente escluse. Soluzioni efficaci e doppiamente sostenibili: sia da un punto di vista ambientale che da uno economico.


Sole, acqua, vento e “calore della terra”. Di quest’ultima – l’energia geotermica – sono ricchi diversi fra i cosiddetti Paesi in Via di Sviluppo. Una fonte pulita e rinnovabile da utilizzare a costi relativamente bassi.

Un’associazione come il Climate Investments Fund (alle cui spalle c’è la World bank) ha previsto l’erogazione di finanziamenti legati allo sfruttamento delle fonti rinnovabili e, in particolare, della geotermia nelle nazioni in Via di Sviluppo. L’erogazione dei 115 milioni di dollari previsti avverrà attraverso lo Scaling Up Renewable Energy in Low Income Countries Program.

Partecipano al programma altri importanti soggetti come l’African Development Bank (AfDB), l’Asian Development Bank (ADB), l’European Bank for Reconstruction and Development (EBRD), e l’Inter-American Development Bank (IDB). Si tratta di un ulteriore elemento che va ad aggiungersi al Global Geothermal Development Plan (GGDP), iniziativa lanciata nel marzo del 2013 a Rekjavik dall’Energy Sector Management Assistance Program (ESMAP) con l’obiettivo di concentrare gli sforzi in vista di sempre maggiori investimenti sulla geotermia nei Paesi economicamente svantaggiati. Lo scopo iniziale del Piano di Sviluppo Geotermico Globale è quello di raccogliere 500 milioni di dollari dai potenziali investitori e donatori.

Le cifre in gioco sono un buon indicatore di quanto sia forte la fiducia che la World Bank e le altre istituzioni mondiali nutrono nei riguardi dello sviluppo dell’energia geotermica: si è passati dai 73 milioni dollari nel 2007 a 336 milioni nel 2012, rappresentando, ad oggi, quasi il 10 per cento del totale dei prestiti delle energie rinnovabili della Banca Mondiale.

Il denaro dovrebbe servire, soprattutto, a coprire le spese durante il passaggio più rischioso del processo di sfruttamento: quello delle trivellazioni-test. Un’operazione tutt’altro che a buon mercato, con costi compresi tra i 15 e 25 milioni di dollari a fondo perduto, nel caso le ricerche non si rivelino fruttuose.

Le nazioni interessate dal progetto, sono, inizialmente, Turchia, Messico, Cile e Indonesia. L’obiettivo è, giungere quanto prima a un ulteriore allargamento a Paesi come Kenya e Etiopia.

Si calcola che, nel mondo, sono almeno 40 gli Stati che potrebbero ottenere da fonte geotermica una consistente parte dell’energia elettrica necessaria al proprio fabbisogno. Si parla di diverse aree del globo quali Europa dell’Est, Asia Centrale, Sud-Est asiatico e America Latina.

Rimanendo sul continente americano, si scopre che nella zona dei Caraibi si sta concentrando l’attenzione di diverse compagnie che fanno dello sfruttamento dell’energia geotermica il loro core business. Specialmente aziende islandesi – fra le più esperte nel settore – stanno pianificando investimenti in alcune isole quali Navis, St. Vincent, Dominica e Montserrat.

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