Geotermia per “far rivivere l’industria”

Il Ministro dell’Ecologia, Sviluppo Sostenibile e dell’Energia francese, Delphine Batho, ha firmato a fine febbraio due permessi di esplorazione geotermica ad alta temperatura, uno nell’area del Massiccio Centrale e l’altro nei Pirenei con l’obiettivo dichiarato di «far rivivere l’industria».


«L’energia geotermica –ha detto il Ministro Batho- è utilizzata per la produzione di energia da fonti rinnovabili e senza emissioni. Si tratta di un settore che deve essere incoraggiato e sostenuto».

Il primo permesso di ricerca, denominato “Hot Aigues-Coren, si trova nei dipartimenti di Cantal e Lozère ed è stato rilasciato alla società Electerre de France SAS ; il secondo denominato “Pau-Tarbes” si trova nel dipartimento dei Pirenei Atlantici e Alti Pirenei ed è stato rilasciato alla società Fonroche Géothermie SAS.

Si tratta di esplorazioni di giacimenti geotermici ad alta temperatura (oltre 150 gradi) da cui potrebbe essere estratta acqua calda per la produzione di elettricità o calore che si trovano in zone di frattura del sottosuolo e che quindi possono essere utilizzate con sistemi convenzionali perché, ha raccomandato il ministro «è bene utilizzare giacimenti in zone di frattura del sottosuolo che già esistono, senza creare nuove fratture» che richiederebbe l’uso della tecnologia EGS.

Queste le parole che ha usato il ministro francese dell’ecologia e dell’energia nell’annunciare il via libera a due nuovi permessi di ricerca geotermica

Nel 2011, l’energia geotermica usata principalmente come risorsa per il riscaldamento (in particolare nella regione di Parigi) ha permesso di evitare di consumare l’equivalente energetico di 440.000 tonnellate di petrolio. La produzione di elettricità è, invece, secondo il ministero francese ancora troppo esigua, rappresentando circa lo 0,1% della produzione di elettricità da fonti rinnovabili in Francia nel 2008, quindi molto c’è da lavorare in questa direzione. 

Positivo, quindi, secondo il ministero il «numero crescente» delle domande di autorizzazione presentate che «sono il segno di un recupero di questa energia in Francia».

Sono diciotto le domande di permesso di ricerca attualmente in esame presso il Ministero dell’Ecologia, dello Sviluppo Sostenibile e l’Energia francese. Alcune di queste sono state presentate anche nell’ambito del bando di manifestazioni d’interesse nel Programma Geotermia per il Futuro (AMI).

La Francia ha inserito nel documento Grenelle dell’Environnement (con il quale ha recepito anche la Direttiva europea 20-20-20) un obiettivo per la produzione di calore di 500 ktep da geotermia profonda e di 250 ktep da geotermia intermedia entro il 2020: era pari a 118 ktep per la geotermia profonda e a 52 ktep per quella intermedia nel 2009. Per le pompe di calore geotermiche si prevede l’installazione di 2 milioni di unità, entro il 2020, mentre a fine 2009, il numero complessivo era di sole 550.000 unità.

L’Agenzia dell’Ambiente e della Gestione dell’Energia (ADEME) indica che nel 2007 la potenza geotermoelettrica totale era pari a 16,2MW rimasti immutati nel 2008 e divenuti 16,5 MW nel 2009, corrispondenti alle installazioni di Bouillante nella Guadalupa e del centro pilota di Soultz Sous Forêts (1,5 MW). Questi due impianti hanno fornito, nel 2009, un risultato, in termini di energia elettrica prodotta, pari a 89 Gwh.

Per quanto riguarda il riscaldamento urbano, la Francia disponeva nel 2009 di 65 installazioni dedicate, realizzate per la maggior parte negli anni 80, che assicurano la copertura dei bisogni di circa 200.000 alloggi, di cui 150.000 nella regione di Parigi. Dopo aver registrato una quindicina d’anni di stallo, la geotermia francese ha ottenuto un rilancio grazie all’investimento – attraverso l’ADEME -di 22 milioni di euro nel periodo 2008/2013, che ha portato alla creazione di sei nuovi pozzi e nella rimessa in funzione di altrettanti per raggiungere l’obiettivo di riscaldare 30.000 nuovi alloggi.

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