“Fatti l’orto”: l’orto bioattivo che produce ininterrottamente per dieci anni

L’interesse per il biologico e per il ritorno ad una agricoltura capace di coltivare ritornando al legarsi imprescindibilmente con il custodire la terra che ci è stata affidata per vivere, rappresentano un pilastro fondamentale alla ricerca della sostenibilità perduta. In questo contesto, è di grande rilevanza un’idea nata a Firenze, dove è stato avviato il “progetto Ortobioattivo” che si propone come un nuovo metodo agronomico, fondato su basi scientifiche e misurabili, che trae il fondamento dalle leggi microbiologiche naturali. 

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L’approccio è una combinazione della scienza e delle tecniche moderne (microbiologia rigenerativa, nutraceutica dei cibi) ma è fondato sul rispetto dei meccanismi naturali dai quali dipendono tutti gli esseri viventi del pianeta. Il metodo può essere applicato a strutture di orti rialzati in vasche, per applicazioni urbane, estetiche e per spazi ridotti, oppure direttamente su campo aperto per maggiori superfici.

Si tratta di un progetto davvero affascinante e di grande respiro, visto che si prefigge l’obiettivo di coltivare cibi più nutrienti, riproducendo i processi che si verificano in una foresta. La paternità del progetto Ortobioattivo è dell’agronomo Andrea Battiata, il quale lo ha elaborato sui risultati dell’Istituto Nutraceutica Nutrafood dell’Università di Pisa (link sito). Il metodo di coltivazione utilizzato nell’orto sinergico si ispira alla tecnica dell’orto sinergico, cioè rialzato, differenziandosi però da quest’ultimo per due aspetti:

  • la terra viene arricchita con sabbie vulcaniche e cippato compostato;
  • per la pacciamatura non viene utilizzata paglia ma foglie compostate o cippato.

In sostanza il metodo tenta di emulare, ricreandolo, quanto avviene in quel grande ecosistema chiamato bosco, dove tutto funziona perfettamente da milioni di anni senza l’intervento dell’uomo.
Grazie alla sua potenziale fertilità, la terra viene coltivata in modo molto più fitto rispetto all’orto convenzionale e durante la coltivazione vengono utilizzati:

  • il Compost Tea (attivatore di carica batterica);
  • l’inoculo di funghi micorrizici;
  • l’utilizzo degli E.M. (microrganismi effettivi che agiscono sia sulle foglie preservandole dalle malattie, sia nel terreno nel quale interagiscono con la sostanza organica.

I funghi micorrizici stabiliscono nelle radici delle piante una simbiosi mutualistica aumentando anche il volume delle radici che esplorano il terreno. Inoltre, il terreno non viene mai lasciato scoperto e, appena effettuata la raccolta, vengono immediatamente piantati altri ortaggi in maniera da mescolare i tipi di ortaggi tra loro e attivare così nuove sinergie.
Come spiega Andrea Battiata, promotore del progetto, “Il nostro obiettivo è quello di promuovere un metodo di coltivazione efficace, sostenibile, che dà vita a prodotti buoni e nutrienti. Un metodo che è replicabile in ogni balcone e in ogni giardino, perché un orto bioattivo è facilmente realizzabile in ogni situazione. Per un modo di vivere coerente con le risorse del pianeta e con la nostra salute è a nostro avviso fondamentale dare tutto il supporto possibile alla nascita di piccole, molteplici esperienze di scoperta di quanto sia facile e bello prodursi da soli quello che mangiamo”.

Vivamente consigliato, relativamente agli innumerevoli riflessi positivi sulla salute umana attraverso gli alimenti prodotti con questa pratica, il libro di Manuela Giovannetti “L’orto della salute – Il valore nutraceutico di frutta e ortaggi”  (Edizioni ETS – vedi scheda libro in calce al post)

Molti e diversificati gli obiettivi del progetto così riassumibili:

  1. produrre ortaggi di alta qualità (bioattivi – nutraceutici) e biologici;
  2. rendere il sistema semplice anche a chi non ha mai fatto l’orto;
  3. sequestrare CO2 nel terreno;
  4. non usare alcun mezzo meccanico e quindi fonti fossili come il petrolio, dal momento che il terreno non viene mai zappato, rivoltato, compattato;
  5. risparmiare acqua grazie ad una copertura permanente del terreno;
  6. non inquinare le falde acquifere;
  7. disporre di insalate senza nitrati;
  8. Non utilizzare materie prime a “filiera lunga” di lontana provenienza e non rinnovabili come la torba:, rifacendo i terricci sulla base delle disponibilità locali;
  9. produrre in modo biointensivo con una produttività da 5 a 10 volte superiore ad un orto tradizionale;
  10. riprodursi da soli i microorganismi buoni, essenziali per la produzione di ortaggi bioattivi come bokasci, Teku-kana, Compost tea;
  11. rendere il sistema con una fertilità autorigenerante non rendendo necessario nessun apporto esterno in termini di concimi, antiparassitari, energia.
  12. aumentare lo “shelf life” (tempo di conservabilità naturale degli ortaggi).

Sostanze Bioattive – Nutraceutiche contenute negli ortaggi

principi fondamentali del progetto sono i seguenti:

  • utilizzare tecniche naturali collaudate che fanno crescere ortaggi ad alto valore nutritivo, sulla base della equazione “terreno vivo e sano – cibo vivo e sano – corpo vivo e sano”;
  • mantenere la coltivazione semplice e pratica ma con una letteratura scientifica che la supporta;
  • il focus del progetto si sposta dalle piante al terreno e quindi alla rete alimentare del terreno (leggi macro e microrganismi), dal momento che sono effettivamente loro capaci di rendere le nostre piante sane e nutrienti;
  • Avere una produzione di cibo in armonia con la natura, senza inquinare e sprecare energie ma sequestrando CO2, contribuiamo così a salvare il nostro pianeta, combattendo i cambiamenti climatici;
  • Avere la consapevolezza di lasciare alle future generazioni terreni di coltura migliori di quelle che abbiamo trovato noi.

vantaggi ricavabili dal progetto sono i seguenti:

  • avere la possibilità di poter far crescere il nostro cibo con il massimo di vitamine, Sali minerali, Antiossidanti, Enzimi e sostanze Fitochimiche attive in modo da contribuire alla nostra salute;
  • ristabilire il rapporto con la natura, riappropriandoci del rapporto tra stagioni e alimentazione;
  • Imparare ad alimentarci con più frutta e verdura;
  • Fare un ottimo esercizio fisico, stimolando parti importanti del nostro cervello (ortoterapia);
  • Aiutare il nostro pianeta: quando si mette in pratica un’orticoltura intensivamente naturale non si può fare a meno di diventare custodi della Terra: Così ci può interessare su come salvare le api e altre specie in pericolo, come non inquinare con i pesticidi, perchè non usare gli OGM , come valorizzare gli ingressi di energie rinnovabili e la lista potrebbe continuare ancora.

Decisamente interessanti i riflessi del metodo sulle verdure prodotte, che si presentano come autentico “cibo bioattivo” con concentrazioni più elevate di licopene (+18,5%), calcio (+15%), potassio (+11%), fosforo (+60%) e zinco (+28%).

Proprio Andrea Battiata, agronomo e consigliere della società toscana orticultura, è il principale cultore di questa pratica che vuole ristabilire il ruolo cardine che l’agricoltura ha avuto nella evoluzione umana, dal momento che per tutti i millenni della sua storia è stata fondata sulla rigenerazione continua della vitalità del suolo, spazzata via da una agricoltura intensiva divenuta oggi convenzionale, che si configura invece come nemica di questa fertilità naturale. E’ lo stesso Andrea Battiata a chiarirci meglio questo concetto spiegandoci che “Oggi i concimi chimici non rigenerano più la terra, ma nutrono direttamente la pianta, trasformando il suolo in un supporto neutro sempre più mineralizzato e privo di vita. E’ importante sottolineare come, per questa via, si realizzi una procedura che costituisce una costante dell’agricoltura industriale: la sostituzione di processi spontanei con dispositivi tecnici, la surrogazione di una economia della natura”. Si tratta di un metodo di coltivazione che supera gli standard di produzione dell’agricoltura biologica, dal momento che, come precisa Battiata, “il Biologico organizzato in catene alimentari non rispecchiava affatto il mio percorso di cittadinanza attiva né le mie esperienze personali e professionali sui temi del cibo vero, del cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile. Poco alla volta ho cominciato ad interessarmi degli innumerevoli modi in cui i cittadini possono essere parte attiva di soluzioni di lunga durata al problema della produzione del “loro” cibo. Volevo credere che ci fossero alternative valide all’idea della partecipazione-consumo, così ho cominciato a raccogliere esperienze, studi e storie personali che raccontassero le potenzialità dell’autoproduzione e della produzione del cibo e a quel punto, perché no, del cibo vero, bioattivo in cui le caratteristiche naturali delle piante potessero avere il massimo di “terreno fertile”.
Un percorso, questo degli orti bioattivi, basato su alcuni grandi capisaldi come il valore etico, sociale, economico ed ambientale sui quali sono state “innestate” le tecniche agronomiche necessarie prelevandole da innumerevoli studi, principi agronomici sostenibili ed esperienze sul campo, il tutto con l’obiettivo di dimostrare che non è affatto difficile coltivare i propri ortaggi per produrre cibo Bioattivo, Nutraceutico.
Un progetto che vuole dimostrare quanto contadini urbani, e agricoltori, consumatori e attivisti, ma anche imprenditori illuminati siano davvero in grado di cambiare il sistema alimentare urbano, alla ricerca di una nuova economia del cibo.

A seguire un video relativo ad un intervento del Dott. Agr. Andrea Battiata che approfondisce adeguatamente i fondamenti e l’ispirazione degli orti bioattivi.

Sauro Secci

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