ENEL e nuovo modello energetico: dal nuovo AD segnali di autentico cambiamento

Ho parlato ripetutamente e sempre più insistentemente, dell’ineludibile migrazione da un modello energetico “concentrato”, unidirezionale e per questo essenzialmente privo di “intelligenza”, fatto solo di grandi poli energetici posti anche a centinaia di chilometri tra loro,ed un modello energetico “distribuito”, a maglia sempre più stretta ed all’insegna della mini e micro generazione, tendenzialmente sempre più intelligente o per meglio dire “smart”.


Una evoluzione a cui ha dato un grandissimo impulso in Italia, negli ultimi 8 anni, l’energia rinnovabile più diffusa, modulare e scalabile sui territori come il fotovoltaico, che oggi vede installati sui tetti dei cittadini italiani, oltre 600.000 piccoli impianti residenziali e supportata, proprio in Italia per prima, dalla presenza di uno dei sistemi di contabilizzazione energetica digitale, legato ai contatori digitali, che proprio il colosso elettrico nazionale ex monopolista, come ENEL, per primo volle oltre 10 anni fa e che vede oggi nel nostro paese, oltre 32 milioni di “contatori intelligenti”, installati. Una leadership, quella di ENEL, nel sistema di digital metering, rimasta inespressa per anni, anche per una forte recalcitranza alle enormi dinamiche in atto nei modelli energetici nell’ultimo decennio nel nostro paese e che vede oggi, grazie all’avvento di un AD finalmente illuminato, come l’ingegner Francesco Starace, segnali che potrebbero rappresentare una autentica svolta per il nostro paese anche ai fini di uno sviluppo più armonico del settore.

E’stato infatti nel corso della audizione dei giorni scorsi alla Commissione Industria del Senato, che Starace ha annunciato che è di 11 GW la potenza delle centrali termoelettriche da pensionare o riconvertire a rinnovabili e progetti interessanti per far entrare le fonti pulite nel mercato del dispacciamento, con ENEL finalmente consapevole della necessità di adattarsi ad un sistema elettrico in rapida evoluzione.

In un contesto economico quello attuale in Italia, nel quale convivono una grande overcapacity termoelettrica ed una domanda in calo, che secondo Starace non è destinata a risollevarsi, e con la concorrenza sempre più agguerrita delle energie rinnovabili, secondo Starace, “alcuni impianti termoelettrici non risultano più competitivi“. Per la precisione sono esattamente 23, le centrali termoelettriche “potenzialmente da dismettere”, per un totale di circa 11 GW che si andrebbero ad aggiungere ai 2,4 GW di potenza termoelettrica già messa off-line negli ultimi anni.

volpi

Nella lista degli impianti con il destino segnato, molti dei quali da me conosciuti molto bene per i miei lunghissimi trascorsi nel monitoraggio ambientale in ENEL, figurano vecchie centrali turbogas, alcune delle quali riattivate addirittura dopo il blackout del 28 settembre 2003, come Campomarino (CB), Carpi (MO), Camerata Picena (AN), Giugliano (NA), vecchie centrali a carbone come la storica centrale di Porto Marghera (VE) ex SADE (foto a sinistra), fondata originariamente, nel 1926, da Giuseppe Volpi conte di Misurata, ma anche più recenti centrali a ciclo combinato a gas come Trino-Leri Cavour (VC) e Pietrafitta (PG), tutte con procedure di “chiusura definitiva”, già avviate, e con un parco termoelettrico da dismettere costituito da ben 23 impianti.


Starace ha spiegato che fine faranno gli impianti in dismissione: “alcuni possono avere un futuro nelle rinnovabili, biomassa in particolare, oppure essere soggetti a reindustrializzazione, altri vanno riprogettati come spazi urbani”. Per quanto riguarda i lavoratori, Starace ha rassicurato che “per le circa 700 persone occupate negli impianti non abbiamo nessuna criticità occupazionale se non qualche trasferimento qua e là, saranno riallocati in altre parti dell’azienda o andranno in pensione“.
Relativamente alle centrali oggetto di riconversione come Porto Tolle (vedi sotto), di cui è stata recentemente bocciata definitivamente la riconversione a carbone, l’idea di Starace, è quella di trasformare la centrale in un impianto a biomassa da 20 MW alimentato dai materiali residuali del parco del Delta Po, anche se Enel è aperta anche ad altre soluzioni.

Venendo alle rinnovabili, Enel ha rivelato di un interessante progetto con Toshiba, Samsung e GE, con i quali ha in progetto di realizzare 3 impianti pilota per testare la capacità delle rinnovabili di fornire dispacciabilità. Si tratterebbe di una autentica apertura al modello energetico distribuito, caratterizzato da un futuro prossimo con le rinnovabili che entrano a pieno titolo nel mercato dei servizi di dispacciamento. Davvero evolutiva, la posizione di Starace, rispetto alle precedenti visioni dietrologiste, circa le rinnovabili non programmabili come un elemento di disturbo che crea costi al sistema elettrico.

portotolle

Anche secondo Starace, le attuali tecnologie di previsione, hanno ridotto sensibilmente gli errori sulle previsioni della produzione, al punto da portarli “in linea con gli errori di previsione della domanda elettrica”. Nel corso dell’audizione, è finalmente stato spiegato come i costi di sbilanciamento, che da tempo sembrano angosciare una conservatrice Autorità per l’Energia, già oggi pesano appena per 40 milioni di euro l’anno. Lasciatemelo dire “musica per le mie orecchie!!!!”. Secondo Francesco Starace quindi, fotovoltaico, eolico e le altre fonti pulite per il loro contributo nel mix elettrico e per maturità acquisita dalle rispettive tecnologie, hanno quindi il potenziale e anche la responsabilità di divenire sempre più protagoniste del sistema elettrico. Una svolta per me epocale, quella manifestata dal nuovo AD di Enel, che prepara finalmente a sfruttare il loro grande potenziale anche e proprio nella fornitura di servizi di dispacciamento.


La creazione di un mercato dei servizi di supporto alla rete (denominati Gss) che sia aperto anche agli impianti a fonti rinnovabili, come ampiamente spiegato da un report di ReserviceS, scaricabile in calce al postconsentirebbe di ridurre i costi del sistema elettrico con eolico e fotovoltaico, come si spiega nello studio, in grado di fornire numerosi servizi di questo tipo (come il controllo della frequenza e del voltaggio), che però attualmente non sono remunerati. Sarebbe necessario per questo, una remunerazione di mercato che porti fonti rinnovabili e convenzionali a competere per soddisfare la domanda di servizi nel modo più efficiente. Un tema di grande importanza, mortificato, in Italia, dall’enorme peso della burocrazia, che incide come in pochi altri paesi sui costi degli impianti, (vedi grafico seguente, pubblicato dal report), con permitting, pratiche di connessione e altre “scartoffie varie” che riescono a pesare in Italia, per un impianto FV residenziale, addirittura per il 78% dei costi di progetto, a fronte di una Germania dove il costo della burocrazia è di appena il 7%.

Costi_burocrazia_FV


Dichiarazioni d’intenti davvero importanti, quelle del nuovo AD di ENEL, che potrebbero finalmente segnare una svolta importante e decisiva in questa grane “rivoluzione elettrica”, che fa seguito ad altre altrettanto significative degli ultimi decenni, come quelle avvenute nel settore dell’informatica” ed in quello della telecomunicazione, con una conclusione unica ed incontrovertibile: “ Il futuro è distribuito!!!”.

Sauro Secci

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