Emissioni climalteranti: anche il mondo digitale ha le sue

La nuova realtà del digitale, entrata in maniera crescente nella nostra vita quotidiana, pur nelle enormi potenzialità ed opportunità che offre, sta ponendo anche grandi problematiche alla ricerca di un difficilissimo equilibrio per non sfociare nell’abuso, con un particolare riferimento alle generazioni digitali native ed anche in termini ambientali. Anche il funzionamento di Internet infatti, a dispetto del suo sinonimo di dematerializzazione, genera inquinamento digitale, ben lontano dall’essere virtuale, dal momento che si appoggia su una infrastruttura fisica, il cui funzionamento si deve ad una vasta ed articolata architettura di rete fatta di cavi, Data Center e server: 

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Nella nostra percezione comune ci pare innaturale che anche l’invio di una email abbia un peso ecologico in termini di emissioni climalteranti, alla stessa stregua del motore di un auto o della ciminiera di un insediamento industriale, ma ogni email equivale mediamente a 20 grammi di CO2, emissione corrispondente ad una lampadina da 60 watt lasciata accesa per 25 minuti. 

Una attività elementare della durata di pochi secondi quella dell’invio di una email, che consente l’arrivo della comunicazione desiderata al destinatario in tempo reale che però, dietro i suoi vantaggi genera a sua volta inquinamento. 

Sono già diversi gli studi che hanno approfondito l’argomento, confermando l’impatto ambientale determinato dal semplice invio di una email, come quello effettuato alcuni anni fa da una ricerca dall’Agenzia francese per l’ambiente che aveva effettuato un’analisi su quanto l’uso di posta elettronica incidesse sui consumi energetici e di conseguenza sulle emissioni di gas serra, dal quale era scaturito che una sola e-mail con allegati per 1 megabyte arrivava a emettere fino d 19 grammi di CO2, che, considerando che il numero di e-mail inviate ogni giorno ammonta a 190 miliardi, determina un significativo impatto ambientale.

Una conferma delle emmissioni di anidride carbonica causate dell’invio di e-mail è stato confermato anche da un tema di ricerca del Servizio per i Consumatori bavarese (Verbraucher Service Bayern) con Marianne Wolff del team del Verbraucher Service Bayern che ha affermato che: “Un’e-mail senza allegati è fonte dell’emissione di circa 10 grammi di anidride carbonica, corrispondente al carbon footprinting – impronta di carbonio – di un sacchetto di plastica”.

Agli aspetti connessi all’invio vanno poi aggiunto quelli legati all’immagazzinamento di email all’interno dei data center presenti in tutto il mondo, attività che determina un notevole consumo di energia, necessaria per l’alimentazione ed il raffreddamento dei server e delle infrastrutture di rete necessarie.

Con la costante evoluzione della digitalizzazione, anche l’inquinamento ambientale sembra essere destinato a crescere, in virtù di questo motivo. In questo senso, parlano chiaro i dati Cisco Visual Networking Index: i 46.600 Gigabyte al secondo prodotti nel 2017, pari a circa il 2% delle emissioni di CO2 di tutto il pianeta, potrebbero infatti divenire 150.700 nel 2022 come mostrano i grafici seguenti, con una crescita esponenziale dei flussi.

Fonte: Report Cisco Visual Networking Index

Quali potrebbero essere i comportamenti virtuosi per ridurre l’impatto ambientale da e-mail? In risposta a questa domanda andrebbero adottati alcuni piccoli accorgimenti che potrebbero fare la differenza nel lungo termine, indicati dalla stessa ricercatrice tedesca Marianne Wolff, come ad esempio eliminare le mail obsolete svuotando il cestino, o allegare foto ed allegati a bassa risoluzione quando possibile, o impostare un filtro antispam per ridurre al minimo la conservazione delle email.

Si tratta di un tema oggetto di studio anche da parte del nostro IIT (Istituto Italiano di Tecnologia), che con il suo Direttore Scientifico Roberto Cingolani ha sviscerato questo sempre più importante capitolo della nostra vita quotidiana.

Nonostante che il digitale sembra il sistema più pulito che esista, non si pensa però che, inviando dal computer venti mail al giorno per un anno, produciamo la stessa quantità di anidride carbonica che serve per realizzare l’energia utile a guidare un’auto in un viaggio di mille chilometri.
Come si rileva all’IIT, per offrire queste grandi opportunità, a supporto delle tecnologie digitali vi sono imponenti infrastrutture, molto articolate e complesse come i data center, composti da super computer, server, sistemi di immagazzinamento delle informazioni, che, per essere alimentati, richiedono centrali elettriche indipendenti dedicate, le quali si inseriscono pienamente nella catena di produzione della CO2.

Come spiega lo stesso Roberto Cingolani, “Oggi inviare un filmato da 1 gigabite ci costa all’incirca 60 watt ora“. A cambiare, in un arco di tempo lungo quasi vent’anni, è l’utilizzo delle tecnologie; binge watching, social network, messaggistica istantanea ma. come spiega lo stesso Cingolani: “Il problema è che l’utenza è aumentata moltissimo oggi, per esempio, abbiamo 200 miliardi di email all’anno che vengono messe in circolazione“. Per una ricerca effettuata su Google si stima una produzione tra i due e i sette grammi di anidride carbonica, quantitativo equivalente a portare ad ebollizione una teiera.

Riguardo al crescendo dell’uso corrente della tecnologia ed al suo impatto ambientale, reso oramai continuo dai nostri smartphone e laptop, secondo Cingolani siamo ancora molto lontani dalla consapevolezza riguardo a tali utilizzi, sostenendo che “Noi oggi, come umanità, produciamo oltre un miliardo di tonnellate di anidride carbonica perché utilizziamo queste tecnologie digitali, producendo nel complesso circa 20 miliardi di tonnellate di anidride carbonica l’anno“.

Pur apparendo quasi impossibile imprimere una frenata significativa a questa escalation di utilizzo, esistono tuttavia una serie di accorgimenti comportamentali, adottabili da ciascuno di noi, per mitigare l’impronta di carbonio di internet e, secondo Cingolani, “La raccomandazione principale è l’utilizzo responsabile e intelligente di questa grande possibilità che ci dà il digitale, invece di mandare un attachement pesante possiamo inviare un link, mandare delle email solo se servono veramente. Limitare il “rispondi a tutti”; in questo caso è più facile fare una telefonata, facciamo meno danno. Ricordiamoci che ogni tecnologia va usata intelligentemente”.

Al riguardo poi si rileva come pur avendo Internet, email e sistemi di cloud, fatto risparmiare tonnellate di risorse fisiche, come la carta, le emissioni di carbonio prodotte per creare, dare potenza e raffreddare i computer, gli smartphone e i centri data, possono andarsi a sommare ai consumi. L’ecologizzazione di Internet è il prossimo grande impegno della nostra era iperconnessa.

Sauro Secci

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