Demolizione Concordia: grande opportunità di riscatto per l’Italia e per la rinascita di un’industria migliore
Oggi l’attualità italiana non può certo ignorare i grandi rischi legati alla messa in sicurezza ed allo smantellamento della grande nave da crociera “Costa Concordia”, naufragata il 13 gennaio 2012 all’Isola del Giglio, e della quale nelle prossime settimane verrà deciso il porto di destinazione per lo smaltimento.
l tema della demolizione delle navi, non è nuovo a questo blog, anche per le implicazioni, spesso molto oscure che le “Carrette del mare”, hanno sempre avuto per scatenare i più perfidi ed oscuri interessi che si intrecciano anche con tanti numerosi “misteri italiani” (vedi “Navi dei veleni: per non cadere nell’oblio”). Un tema, quello dello smaltimento delle carrette del mare, che non è sfuggito alla Comunità Europea, che ha implementato azioni orientate all’ecoriciclaggio, in un contesto dagli enormi ed imprevedibili impatti ambientali, specificatamente verso un ecosistema fondamentale come il mare (Vedi “Carrette del mare: La UE alla ricerca dell’eco-riciclaggio“).
Ad oggi intorno alle demolizioni di navi è possibile davvero costruire, anche attraverso nuove sofisticate tecnologie, un autentico settore industriale anche in forma di distretto produttivo, che potrebbe divenire una autentica occasione per un paese come il nostro che avrebbe davvero credenziali importanti da giocare, evitando di inviare navi all’estero per lo smaltimento. Proprio in virtù di questo e per contrastare ipotesi legate a pericolose tentazioni estere di demolizione, sono stati molti i porti italiani candidati, oltre alla naturale soluzione di Piombino, anche Palermo, Civitavecchia e, più recentemente Genova, che oggi sembrerebbe in pole position.

Una opportunità di rinascita troppo grande per non essere colta, in un momento durissimo per il nostro paese, alla ricerca di nuovi equilibri economici, ed in un contesto nel quale dovranno essere messe in campo le migliori tecnologie disponibili per le bonifiche, il controllo e l’abbattimento degli inquinanti, della sicurezza del lavoro, in un nuovo contesto dove le tecniche corrette di demolizione e smontaggio, divengono parte integrante del nuovo contesto disegnato dalla green e dalla white economy.
Sono innumerevoli infatti le tipologie di materiali a bordo di una nave, non solo di matrice metallica, ma anche isolanti, olii, gomme e materiali plastici, che richiedono un modello di trattamento molto strutturato, che, se implementato, diverrebbe esportabile, considerando anche la criticità ambientale di questo tema, che vede un gran numero di navi occidentali finire in Bangladesh per uno smaltimento assolutamente irrispettoso dell’ambiente e soprattutto delle condizioni dei lavoratori, spesso bambini.
Nuove tecnologie di taglio al plasma, macchine operatrici di nuova generazione per la movimentazione, metodi di estrazione dei fumi, isole robotiche per lavorare nei punti più a rischio per la salute e la vita dei lavoratori, queste solo alcune delle filiere, in cui, già da oggi il nostro paese potrebbe esprimere, se capace di fare di sistema, le sue grandi potenzialità. Una occasione imperdibile di riscatto per il nostro paese che avrebbe effetti di una autentica inversione di rotta, anche per quanto attiene agli aspetti della legalità, per la quale non godiamo certo, viste anche vicende recentissime, di una buona reputazione.
Vorrei però a questo punto portare all’attenzione del lettore alcune considerazioni interne, relativamente alla disputa in corso sulla destinazione del relitto della Concordia.
La nave versa in condizioni di danneggiamento, che vanno ben aldilà della già eloquente evidenza visiva. La corsa al posizionamento dei cassoni per il rigalleggiamento entro metà luglio, potrebbe essere una manovra per precludere al porto toscano di Piombino, unica destinazione che avrebbe tutti i titoli, logistici, tecnologici e ambientali per accogliere il relitto, visto che per quella data non potrebbe garantirne i tempi, relativamente alla predisposizione del bacino di accoglimento della nave. Un’altra riflessione riguarda poi la distanza, considerevolmente più grande, fra Piombino e la ad oggi favorita Genova, con un esponenziale incremento del rischio già palese di tenuta che i resti del relitto avrebbe per giungere integro nel porto ligure, con gli oltre quattro giorni di navigazione a fronte di un giorno scarso di navigazione per Piombino, non considerando poi la stabilità del meteo, con una stagione balneare nel culmine.
L’ipotesi assolutamente non improbabile, di un affondamento durante i quattro giorni di navigazione tra l’isola del Giglio e Genova, che incrementerebbe il numero di mostri ecologici sommersi nel Mare Nostrum, farebbe ancora una volta ricorso, al grande potere autodepurante del mare, come del resto hanno fatto spesso gli americani con le loro navi da guerra. Peccato che in quel caso, però, loro i relitti li svuotavano di ogni materiale inquinante, mentre la Concordia è ancora piena di addobbi ed orpelli di ogni genere di materiale.
Un tema che non ha mancato, nelle settimane scorse, di allertare le maggiori associazioni ambientaliste come Wwf e GreenPeace, che anche in una nota congiunta sono intervenute sulla vicenda della rimozione del relitto della Costa Concordia dall’Isola del Giglio definendosi ”sbigottite” dal ”rimpallo di responsabilita”’ tra le autorita’ competenti che ”scommettono in modo assurdo sulla tenuta strutturale del relitto”. ”Dopo aver interpellato, senza alcuna risposta, il Commissario per le operazioni di smaltimento e il ministero dell’Ambiente”, le due associazioni ”rilevano che nessun ripensamento tecnico è stato annunciato a seguito del ‘distacco’ del cassone galleggiante” avvenuto di recente. Al riguardo sarebbe indispensabile aspirare dal relitto della Costa Concordia le oltre 100 tonnellate di carburante rimasto, cosi’ come e’ necessario verificare se la Concordia sia in grado di reggere un traino che, alla velocita’ di 1,5 nodi, impiegherebbe appunto oltre quattro giorni per raggiungere Genova.
Momenti importanti anche per la Regione Toscana, per gli elevatissimi potenziali rischi connessi ad eventuali incidenti, che vedrebbero il totale coinvolgimento di quell’autentico “paradiso marino”, rappresentato dall’Arcipelago Toscano, che rappresenta anche il fulcro del cosiddetto Santuario dei cetacei “Pelagos”, il cui perimetro si estende proprio tra le coste toscane, liguri, corse e francesi, con la Toscana che si è sempre proposta come punto di riferimento per tutti coloro che si dedicano all’analisi e alla tutela dei cetacei. Una considerazione che renderebbe, per esempio, ampiamente legittima la richiesta, da parte della Regione Toscana, di una fideiussione ultramiliardaria, visti i rischi potenziali in gioco e la qualità degli ecosistemi minacciati. Sicuramente un caso, quello della Concordia, che, dall’inizio e per tutta la gestione dell’emergenza sino ad oggi, non ha fatto certo onore al nostro paese, seppure con la parentesi centrale del “momento di gloria” anche mediatico, coincidente con la spettacolare operazione raddrizzamento dello scorso anno.
L’ auspicio di cittadino italiano e da sempre sensibile alle problematiche ambientali, è che questo annoso caso possa evitare di avere un prologo indegno e devastante, ma che prevalga finalmente il buon senso ed il bene comune, capace di ascoltare l’appello di tante voci autorevoli della ricerca che in questi giorni si sono levate a favore di una soluzione che dovrebbe vedere il Porto di Piombino, la logica e giusta destinazione per lo smaltimento sostenibile del relitto.
Sauro Secci