Da “alternativa” a “integrativa”. La svolta di Omeopati & Co. : “Basta guerra tra medicine”

Un manifesto “per la pace” rivolto agli operatori e alle istituzioni sanitarie per porre fine all’eterna battaglia tra medicina tradizionale e alternativa. Bisogna scambiare i “saperi” e coordinare gli interventi per “far crescere l’arte del curare”. L’ha redatto la Siomi. E la Toscana ha già detto di sì.


3 Dicembre : La parola chiave è ‘integrazione’. Ovvero la fusione dei saperi e degli approcci diversi in medicina nella cura delle patologie, ed il coordinamento delle politiche più adatte atte ad affrontare tutti quei fattori che determinano la condizione di salute o di malattia, il disagio psichico e il disagio relazionale dei cittadini. Da questi presupposti nasce il Manifesto per la Medicina Integrata, promosso dalla Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata (Siomi) e presentato stamattina a Firenze.

Il Manifesto nasce dalla volontà di rafforzare la collaborazione fra la medicina convenzionale, ufficiale ed accademica, e le cosiddette discipline complementari, fra cui l’omeopatia, l’agopuntura, la fitoterapia, l’antroposofia e via dicendo, nella convinzione che questa integrazione possa favorire la crescita dell’arte del curare. “Vuole essere – ha sottolineato la presidente della Siomi, Simonetta Bernardini – una proposta per tutte le istituzioni a ripensare alle opportunità di sviluppo della medicina che può nascere dal porre fine alla guerra tra medicine. Per questo – ha aggiunto – abbiamo invitato all’evento di oggi le massime istituzioni della sanità italiana, tra queste la Fnomceo, la Fofi, la Fimmg, la Federazione dei pediatri di famiglia e la Federazione nazionale della società medico scientifico, insieme ad esponenti del mondo accademico e delle medicine complementari e delle discipline del benessere e della salute”.

“L’idea di un approccio globale alla cura della persona, al suo benessere, al mantenimento ed al ripristino della sua salute – ha affermato Mauro Romanelli, componente dell’Ufficio di presidenza del Consiglio toscano, intervenuto alla conferenza stampa – è lo spirito che anima l’idea di un Piano integrato socio-sanitario cui tende la Regione Toscana in termini di politiche sanitarie”. Romanelli ha ricordato come la Toscana sia una delle poche Regioni italiane ad aver predisposto un piano sanitario integrato, ed una legge specifica sull’utilizzo delle medicine complementari. “Da quì nasce l’esperienza di Pitigliano – ha aggiunto – primo ospedale di medicina integrata dotato di equipe miste, dove davvero i saperi si incontrano, collaborano e si accrescono reciprocamente a beneficio di tutti”.

Diretto testimone dell’impegno del Consiglio regionale a favore delle medicine complementari e della loro integrazione con la medicina ufficiale si è detto Fabio Roggiolani, già presidente della Commissione Sanità nella scorsa legislatura ed oggi Presidente onorario della Consulta Nazionale per la Medicina Integrata (Conmi), che ha auspicato il superamento della divisione che rende difficile, se non impossibile, la comunicazione fra le diverse discipline mediche. La guerra tra medicine infatti – ha aggiunto – non solo è inutile ma essa è anche dannosa per i cittadini. Non vogliamo certo privare i cittadini delle risorse di cura della medicina accademica e non vogliamo nemmeno caricare ulteriormente la spesa sanitaria, ma le ricerche hanno dimostrato ovunque che l’integrazione delle cure rende i cittadini più sani e questo, oltre a migliorare la qualità della vita, riduce ovviamente la spesa per le cure”.

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=6371

03 Dicembre – Ecco il testo del Manifesto per la medicina integrata presentato a Firenze dalla Siomi

  • La medicina integrata promuove l’alleanza tra risorse di cura armonizzate tra loro in modo non contraddittorio e maturate in discipline diverse appartenenti a più epoche e substrati culturali diverse e oggi definite come Biomedicina e Cam (Complementary and alternative medicines).
  • I suoi presupposti sono: la relazione, la centralità, la complessità e la globalità della persona, la scientificità delle pratiche, la corresponsabilizzazione del soggetto di cura o di salute, la visione della malattia quale fenomeno coemergente da una moltitudine di fattori diversi, la ricerca della salute come priorità.
  • La Medicina integrata riconosce la persona come unità di corpo, mente e spirito in relazione con la propria storia individuale e con l’ambiente e considera l’attuale divisione tra modelli terapeutici un ostacolo da superare in una prospettiva di reciproca ausiliarietà.
  • La libertà di scelta terapeutica del cittadino è un diritto che va affermato e tutelato, insieme al riconoscimento della libertà di cura per il medico. Le convinzioni personali, culturali e spirituali di ciascun individuo influenzano l’interpretazione e l’esperienza di malattia e di guarigione.
  • La Medicina integrata contempla i significati di salute e guarigione insieme a quelli di malattia e terapia. Ciascun paziente è insieme oggetto di malattia e soggetto capace di esprimere un potenziale di autoguarigione che va insegnato e adeguatamente supportato.
  • La Medicina integrata promuove la ricerca sull’efficacia e la sicurezza delle cure a prescindere dalla diversità dei paradigmi dei vari modelli di pratica terapeutica. Le discipline ammesse a modello di Medicina integrata devono essere garanti di adeguati livelli di sicurezza e di efficacia teorica e pratica.
  • La Medicina integrata coniuga i valori espressi dai cittadini con quelli professionali del medico e di ogni altro operatore sanitario soddisfacendo ai criteri di giustizia sociale e di massima sostenibilità.
  • La Medicina integrata realizza un incontro sincretico tra modelli diversi di medicina, reso necessario dalle nuove conoscenze maturate negli ultimi decenni riguardo l’organismo vivente, e si fonda su un approccio interdisciplinare e non gerarchico all’organizzazione delle cure.
  • Le virtù della Medicina integrata sono: la ragionevolezza nell’uso della conoscenza scientifica, la comprensione delle situazioni e dei problemi della persona, la sensibilità relazionale per favorire la reciproca conoscenza, la prudenza nel decidere gli interventi necessari, la responsabilità quale capacità di prevedere le conseguenze dei propri atti terapeutici, la capacità di ascolto e il valore dell’opinione del malato quindi la comprensione del linguaggio come espressione primaria della persona, l’uso oculato e sobrio della tecnologia, la pertinenza dei comportamenti terapeutici nei confronti dell’attualità del malato, il valore dell’esperienza nei confronti di ogni forma di conoscenza proceduralizzata.

FONTE : Quotidianosanità.it

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