Contaminazione da microplastiche: non solo acqua purtroppo….

La plastica, che dopo la sua scoperta avvenuta nel 19° secolo ha progressivamente condizionato la vita dell’uomo durante il 20° secolo, sta divenendo uno dei problemi più importanti a livello di pressioni antropiche sugli ecosistemi. Se sino ad oggi la contaminazione da plastiche nelle sue varie forme, con particolare riferimento a quella più subdola ed insidiosa delle micro, è stata associata all’idrosfera, ovvero i sistemi acquatici, un nuovo studio apre un’ombra inquietante relativamente alla dispersione delle microplastiche in atmosfera sotto l’azione dei venti.

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A richiamare l’attenzione su questo aspetto è una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications (link), condotta da un team di ricerca francese che ha studiato l’inquinamento da microplastiche sui Pirenei, determinando che queste possono essere trasportate dal vento per centinaia di chilometri, depositandosi in grandi quantità anche in luoghi remoti, molto distanti dai centri urbani.

Si tratta di una ricerca che si è concentrata su una specifica area della regione dei Pirenei, molto distante da potenziali fonti di inquinamento, collocata a 6 km dal più vicino villaggio, a 25 km dal più vicino paese e 120 km dalla prima città, con il team di ricerca fraancese che ha rilevato una media di 365 particelle di microplastica e fibre artificiali per metro quadro per ogni giornata di rilevazione.

Come sottolinea Deonie Allen, ricercatrice presso il Laboratoire Ecologie Fonctionnelle et Environnement, Ensat, di Castanet Tolosan e tra le principali autrici dello studio, “Si tratta di quantità comparabili con quelle trovate nel centro di Parigi o di Dongguan, in Cina, megalopoli dove ci si aspetta di trovare molto inquinamento. Considerando che ci trovavamo sulla cima di una montagna e che non c’erano fonti d’inquinamento vicine, c’è la possibilità che le microplastiche siano ovunque”.

Come in ogni ambito di aerodispersione degli inquinanti, anche in questo caso il vento è tra i parametri atmosferici più determinanti. I ricercatori, attraverso l’incrocio dei dati raccolti sulla quantità di particelle microplastiche, composte soprattutto da polistirene e polietilene, tipologia ampiamente utilizzate negli imballaggi monouso, con i principali parametri meteorologici locali come velocità e direzione del vento e precipitazioni, sono arrivati a determinare che le microplastiche possono essere trasportate anche per distanze di 100 km prima di depositarsi al suolo.

Un altra considerazione che rende ancora più pressante il quadro è dovuto al fatto che la campagna di monitoraggio propedeutica allo studio sull’aerodispersione delle microplastiche è stata condotta nell’inverno 2017/2018, gli studiosi ipotizzano che durante la stagione estiva, quando le particelle divengono più asciutte e quindi più leggere, possano aumentare sia in termini di concentrazione che di distanza percorsa dalla sorgente.

Studi similari condotti in altre aree del pianeta, come quelle effettuati nel deserto del Sahara erano arrivati addirittura ad ipotizzare che le microplastiche potessero percorrere anche migliaia di chilometri prima di toccare terra. In questo senso, per passare dalle vette pirenaiche agli abissi marini, anche una ricerca similare, condotta nel febbraio scorso dalla Newcastle University, ne aveva rinvenute persino nelle fosse oceaniche, ad una profondità di oltre 6mila metri, trasportate da organismi marini che vivono in a quelle profondità.

Sauro Secci

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