Comunità energetiche: dove sono i decreti attuativi?

Comunità energetiche. Il comunicato del Coordinamento Free e l’appello di oltre 40 organizzazioni. A 7 mesi dal decreto non c’è traccia dei provvedimenti attuativi e dei bandi del Pnrr.

MINISTRO CINGOLANI CI STUPISCA E DIA VIA LIBERA A DECRETI SU COMUNITÀ ENERGETICHE

­”Non bastano le buone intenzioni e le parole. Sulle comunità energetiche bisogna passare ai fatti. Con concretezza e rapidità” dichiara il Presidente del Coordinamento FREE, Livio de Santoli. “Per questo motivo abbiamo firmato l’appello per le Comunità energetiche rinnovabili pubblicato oggi sui media».

“Non è più il tempo delle affermazioni generiche, come quelle del ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani che non più tardi di una settimana ad Aosta ha detto che “le comunità energetiche sono una grandissima risorsa” senza fare seguire alle parole i fatti. I fatti sono l’emanazione dei decreti attuativi per le Cer. Sono necessari per dare certezze ai tanti cittadini che non attendono altro, per avviarsi verso un percorso virtuoso fatto di decarbonizzazione, di risparmio economico e di socializzazione dell’energia. 3 ingredienti dei quali in questa fase l’Italia ha assoluta necessità”.

“I decreti attuativi per le Cer erano attesi per il mese di marzo. Ora sono attesi per settembre, ma voci interne al governo ci hanno riferito che potrebbero arrivare verso la fine dell’anno. Si tratta di un ritardo intollerabile che non farebbe partire i processi di formazione delle Cer. . Impedendo ai cittadini d’organizzarsi per fare fronte al caro bollette che di sicuro ci accompagnerà per tutto il 2023”.

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“Quindi chiediamo al ministro Cingolani che ci “stupisca” dando un’accelerata alla promulgazione dei decreti attuativi delle Cer. Oltre a essere uno strumento per la decarbonizzazione, sono anche un valido aiuto nella lotta contro la povertà. Condizione verso la quale il gas fossile a 170 euro a MWh sta spingendo migliaia di famiglie”. Conclude Livio de Santoli.

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­Comunità energetiche ancora al palo: le associazioni scrivono al governo

A distanza di sette mesi dall’entrata in vigore del decreto legislativo 199/21, approvato dal Parlamento italiano in recepimento della direttiva europea 2018/2001 con l’obiettivo di incentivare lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili, mancano ancora i provvedimenti attuativi necessari per l’effettiva applicazione della norma. Tale ritardo sta frenando la diffusione di uno strumento fondamentale per combattere la povertà energetica e l’emergenza climatica. Da qui nasce l’appello al governo lanciato da oltre 40 associazioni per sbloccare la «svolta» delle comunità energetiche.

L’aggressione russa dell’Ucraina ha messo in luce quanto la dipendenza energetica dalle fonti fossili (e in particolare dal gas russo) sia un profondo fattore di debolezza per l’Italia e per l’Unione Europea.

E ha rafforzato, se ce ne fosse stato bisogno, la convinzione che l’obiettivo della transizione ecologica non è solo urgente per motivi di contrasto alla sempre più grave emergenza climatica, salute e lotta all’inquinamento, convenienza di prezzo (la produzione di energia da fonti rinnovabili è oggi la meno cara), ma anche per evitare di essere esposti a rischi geopolitici e ad una volatilità dei prezzi che è un grave fattore di rischio per le imprese ed ha fatto risorgere l’inflazione. Una vera e propria “contro sanzione” della Russia nei nostri confronti che sta erodendo potere d’acquisto e valore dei risparmi facendo precipitare sotto la soglia di povertà nuovi gruppi sociali.

Consapevole di ciò, a seguito della guerra, l’Unione Europea ha rivisto verso l’alto rendendo più ambizioso con il programma RePowerEU l’obiettivo di aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili passando dal 40 al 45 percento entro il 2030.

Il piano nazionale italiano per l’energia e il clima (PNIEC) dovrà essere aggiornato per allinearlo ai target europei e per raggiungere i medesimi traguardi ambiziosi che si perseguono semplificando gli iter autorizzativi, stimolando l’autoproduzione di energia per imprese industriali, agricole e comunità.

È su questo terzo fronte che il governo italiano ha recepito la direttiva europea REDII che propone la soluzione della comunità energetica come strumento per la transizione ecologica allargando la sua portata potenziale con un recente decreto legge. Il decreto ha suscitato molte iniziative, entusiasmi e progetti che sono ora in sospeso per la mancanza dei decreti attuativi. Ne va di mezzo anche l’utilizzo dei 2,2 miliardi di fondi previsti dal PNRR per finanziare le comunità energetiche nei piccoli comuni attraverso forme di credito agevolato.

Le comunità energetiche da sole non sono certo la soluzione di tutti i mali. Ma concorrono in modo significativo alla strategia complessiva in modo originale e non replicabile rispetto ad altre soluzioni. Oltre al contributo in termini di aumento di quota di produzione da fonti rinnovabili, esse rappresentano infatti un modello di produzione diffusa e partecipata di energia. Nel quale i cittadini superano lo steccato dell’essere solo consumatori, soggetti ai capricci delle bollette, ma diventano prosumer. E godono potenzialmente di una parte dei benefici dei produttori.

Per questo motivo le comunità energetiche rappresentano un prezioso strumento di cittadinanza attiva. Oggi fondamentale per dare forza e vitalità alla società civile che è baluardo della democrazia di fronte alle tentazioni populiste. Le comunità energetiche inoltre, premiando la coincidenza geografica tra produzione e consumo e la quota di energia prodotta autoconsumata, avranno un ruolo decisivo per risolvere il problema della trasmissione nelle reti elettriche del futuro in cui il traffico aumenterà significativamente.

comunità energetiche
Pannelli solari a Pomigliano d’Arco – Ansa

Apprezziamo il prezioso lavoro realizzato dal Parlamento italiano sul fronte delle semplificazioni e del recepimento della Direttiva Europea sulle comunità energetica che ne amplia significativamente le possibilità di azione. È per questo motivo che riteniamo particolarmente importante ed urgente a questo punto, a distanza di 7 mesi dal decreto legislativo, pubblicare rapidamente i decreti attuativi e i bandi del PNRR riservati ai piccoli comuni. Sono fondamentali per fornire ai tanti operatori, cittadini, imprese, comunità pronti a realizzare progetti le coordinate di riferimento necessarie per la loro realizzazione.

Le associazioni firmatarie

Legambiente, Next Nuova economia per tutti, First Social Life Aps, Symbola, Arci, Kyoto Club, Coordinamento Free, Forum Terzo settore, ALI Autonomie locali italiane, Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani (Uncem), Lucensis, Vita, Cittadinanzattiva, CSV net Acli, Italia Solare, Borghi più belli d’Italia, Borghi Autentici, Appennino Bike Tour, Fondazione Lanza Libera Basilicata, Base Italia, Retinopera, Atromercato, Altromercato Energia, Rete delle Università per la Sostenibilità (RUS), Fondazione Ebbene, Adiconsum, Adoc, Fratello Sole, Fa’ la Cosa Giusta! SICILIA a.p.s., Osservatorio Popolare per la Val d’Agri, Coordinamento Free

Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili

Le comunità energetiche rinnovabili sono gruppi di soggetti (pmi, amministrazioni locali, enti del terzo settore, religiosi, di ricerca e formazione e privati cittadini) che si associano creando una rete locale di impianti che genera e condivide energia da fonti rinnovabili (principalmente fotovoltaico). Diffuse soprattutto nel Nord Europa e in Italia, dove sono previsti incentivi sui costi energetici, contribuiscono alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni di gas serra.

Link articolo su Avvenire Comunità energetiche ancora al palo: le associazioni scrivono al governo – Leggi anche Dario Tamburrano e la rivoluzione delle comunità energetiche

Redazione

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