Civitavecchia: tutti vogliono le rinnovabili! Ed Enel?
Civitavecchia oltre il fossile. Verso un nuovo modello di sviluppo per il lavoro e l’ambiente. Questo il titolo di un importante iniziativa della CGIL che si è tenuta lo scorso 10 gennaio. Ampia la partecipazione di esperti, associazioni, rappresentanze istituzionali, a sostegno del progetto di energie rinnovabili in sostituzione della riconversione a metano della centrale termoelettrica, oggi a carbone, di Torrevaldaliga Nord.
Sostegno all’iniziativa da parte di Ecofuturo Festival – le dichiarazioni di Fabio Roggiolani
“Una mobilitazione innovativa quella di Civitavecchia che al No alle grandi centrali unisce un Sì agli impianti ad energia rinnovabile, alternativi alla loro realizzazione. Una modalità che funziona. Ed infatti ha riunito intorno a sé forze molto diverse tra loro, provenienti sia dal mondo del lavoro che del mondo dell’impresa, nonché gli ecologisti”.
“Un’ulteriore motivazione, che rafforza l’affermazione dell’inutilità della realizzazione di mega centrali a gas per il capacity market, è lo sviluppo, ormai molto concreto e a cui anche la rete di Ecofuturo sta lavorando, dei cd. gas peaker, come li ha definiti l’Unione Europea. Ovvero la produzione di quanto manca alle singole reti va fatta dentro le reti di bassa e media tensione e non semplicemente per immetterlo sulla dorsale. Quindi No a 20 centrali mega e Sì ad una moltitudine di piccoli impianti, oggi a gas e in futuro a idrogeno, che potranno aiutare la riconversione alle rinnovabili, le ricariche veloci delle auto elettriche e l’installazione massiccia di pompe di calore nei centri urbani“.
70 anni di inquinamento
Civitavecchia ha una densità di centrali a carbone con pochi eguali al mondo: tre nel giro di poche decine di chilometri. Per questo l’idea di riconvertire tutte le tre centrali a gas ha compattato nell’opporsi l’intera cittadinanza. Ora, dopo anni di «ricucitura» da parte della Cgil con la segretaria Stefania Pomante, il progetto per alimentare la centrale Enel di Torrevaldaliga Nord – la più vicina alla cittadina dell’alto Lazio – grazie a turbine eoliche poste a 30 miglia dalla costa è condiviso da sindacati, associazioni ambientaliste, imprenditori. E perfino dal sindaco civico-leghista Ernesto Tedesco.
Durante il convegno on-line il piatto forte è stato il progetto dell’ingegner Luigi Severini. Il suo intervento è terminato con una slide fin troppo eloquente: la centrale di Torrevaldaliga senza comignolo. Dunque senza emissioni. Lo studio Severini ha messo a punto un piano dettagliato per piazzare 27 turbine a galleggiamento. Possono produrre 270 mega Watt che alimenterebbero l’attuale centrale grazie allo stoccaggio di energia.
Un progetto per l’eolico off-shore galleggiante a Civitavecchia – Scarica la Presentazione
Molto importante poi il coinvolgimento dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale con il presidente Musolino «aperto al progetto». Così come il progetto ZEPHyRO (Zero Emission Civitavecchia Port through a green HydRogen ecosystem) del chimico Franco Padella. Per la “decarbonizzazione del porto” attraverso l’impiego dell’idrogeno. Sia come vettore di accumulo energetico, che può essere riconvertito in elettricità quando necessario, sia come combustibile per sistemi di movimentazioni merci a zero emissioni.
Mentre l’esperto ingegnere Alex Sorokin vede Civitavecchia come «un hub per assemblaggi delle turbine e manutenzione». Come Bremerhaven in Germania e Esbjerg in Danimarca, vera nazione guida nell’uso delle energie rinnovabili. Quasi sorprendenti le posizioni favorevoli al progetto del presidente di Unindustria, che vuole un osservatorio per lo sviluppo, di FederLazio, Cna e Legacoop.
Le esperienze internazionali su eolico off-shore galleggiante
Ad essere protagonisti del progetto sono stati anche gli studenti di Civitavecchia. Mentre Sandro Calmanti dell’Assessorato Transizione Ecologica della Regione Lazio ha confermato il totale appoggio al progetto ricordando la legge regionale che vieta la costruzione di nuove centrali a gas. Mario Agostinelli di Laudato Sì ha infine rivendicato come «con la lotta e l’unità si è riusciti a confutare la posizione di Enel». Una lotta portata avanti grazie all’impegno di Legambiente, del Wwf e Greenpeace, presente con Giuseppe Onufrio.
Il ruolo della CGIL
A tirare le fila del dibattito è stata la vicesegretaria della Cgil Gianna Fracassi che ha lodato l’esempio di Civitavecchia. Un’iniziativa «capace di capovolgere il paradigma. E di creare un nuovo modello di sindacato che si è fatto cerniera per una grande alleanza sociale coniugando ambientalismo e lavoro. Useremo questo potenziale democratico per un’iniziativa nazionale sul tema».
La Cgil, dopo l’iniziale scontro fra la Fiom, contraria alla riconversione a gas, e gli elettrici della Filctem, preoccupati di salvaguardare i posti di lavoro per caricare il carbone al porto, ha ricucito le posizioni. Con un lungo ascolto è quindi arrivata a condividere il progetto con tutte le realtà sociali.
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Ed Enel?
Il convitato di pietra Enel però non sembra cambiare idea. Nemmeno dopo che il Sole24Ore ha anticipato come i costi della riconversione a gas non potranno essere coperti dai fondi Ue. E su cui invece le imprese contavano. Un effetto collaterale della «tassonomia» che prevede livelli di inquinamento troppo bassi per le tecnologie attuali. «Enel non ha intenzione di ricorrere a fondi europei». Ha fatto sapere l’azienda. Ribadendo i concetti espressi dal CEO Francesco Starace a novembre: «Enel non investe in eolico offshore perché non la considera una tecnologia matura».
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Fonte articolo: il Manifesto
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