Caro energia: piano UE penalizza famiglie green
La Commissione europea, per far fronte al caro energia, propone ai Paesi membri di “ridurre il consumo complessivo di elettricità di almeno il 10% fino al 31 marzo 2023”. Lo si legge nel comunicato sulle nuove proposte elaborate da Bruxelles. La Commissione chiede anche di concordare un obbligo nella riduzione dei consumi di “almeno il 5% durante gli orari di picco”. Agli Stati sarà quindi richiesto di “identificare il 10% delle ore con i maggiori livelli di prezzi e ridurre la domanda in queste fasi”. Qui il comunicato stampa ufficiale.
Ma la riduzione della corrente elettrica per 3 o 4 ore al giorno rischia di interrompere la fornitura di riscaldamento e acqua calda proprio alle famiglie più green. Quelle che negli ultimi anni hanno sostituito le caldaie a gas con le pompe di calore elettriche. Strumenti che, sempre più spesso, oltre a produrre riscaldamento e raffrescamento, producono anche acqua calda.
Una beffa proprio per chi ha lavorato per affrancarsi dai combustibili fossili. Ne ha parlato il presidente di ARSE Riccardo Bani
Il piano europeo di razionamento dell’energia elettrica rischia di causare il danno e la beffa a coloro che hanno scelto di ridurre o eliminare l’utilizzo di fonti fossili per riscaldare la propria abitazione.
Infatti il razionamento non consentirà di tenere in determinate fasce orarie più di un elettrodomestico in funzione. E lascerebbe al freddo chi ha scelto di avere una casa “gas free” installando le pompe di calore invece che la caldaia a gas.
Questo meccanismo se attuato striderebbe con la previsione del regolamento che afferma:
‘le misure per raggiungere una riduzione della domanda non devono impedire il processo di sostituzione delle tecnologie a combustibile fossile con tecnologie che utilizzano l’elettricità’.
Dal punto di vista ambientale, gli impianti a pompa di calore sono la strada del futuro. Sono gli unici sistemi di riscaldamento domestico molto efficienti in cui non è necessario bruciare per generare calore. Quindi significa che non generano alcuna emissione nociva verso la nostra atmosfera. Infatti invece che creare calore, lo trasferiscono da una sorgente all’altra.
In Italia ci sono 17,5 milioni abitazioni, su circa 26 milioni, che utilizzano caldaie a gas per il riscaldamento. Il dato che deve far riflettere è che la riduzione dei consumi di gas nel 2020 è stata di appena 0,3 mld di mc. Ciò a fronte di 27 miliardi di euro di detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie.
Per gli usi civili bruciamo ogni anno 32 mld di mc di gas. E ne importavamo 29 dalla Russia. Non è forse arrivato il momento di fare delle politiche di incentivazione per le riqualificazioni edilizie più coerenti ed efficaci in linea con l’idea di decarbonizzare i consumi domestici?.
Nel breve periodo ci auguriamo che il Governo non penalizzi quei cittadini, che abitano in circa 1 milione di abitazioni e che da tempo hanno optato responsabilmente per una casa a emissioni zero.
Foto di copertina di Maximalfocus su Unsplash – Leggi anche Superbonus: priorità al riscaldamento senza emissioni