Bioreport: l’Italia è la patria del biologico, anche al supermercato


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Non sempre siamo un paese da bassa classifica…sotto sotto in Italia abbiamo ancora del buono da difendere.


Secondo i dati del recente Bioreport 2013 resi noti dall’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab)

«in ben il 61,8% degli 8.077 comuni italiani è presente almeno un’azienda biologica, una distribuzione che si concentra maggiormente tra il centro e il sud Italia, con una massiccia presenza nei seguenti comuni: Noto (SR) con circa 446 aziende, Corigliano Calabro (CS) con 242 unità e Poggio Moiano (RI) con 241 imprese».

Aiab sottolinea che «i dati emersi dal Bioreport indicano come il nostro paese sia particolarmente indicato ad una coltivazione di questo tipo perché ricco di colline e di montagne, infatti l’agricoltura a metodo biologico certificata richiede una prevalenza di territori collinari (61%) e montani (21%)».

Il Bioreport evidenzia anche una “scoperta”:

«A questo modo di fare agricoltura si avvicinano particolarmente i giovani, infatti questo tipo di aziende (circa il 22%)sono guidate prevalentemente da persone di fascia di età tra i 20 ed i 39 anni . Giovani più orientati all’innovazione ed a una diversificazione delle attività produttive (agriturismo, attività ricreative e sociali, fattorie didattiche etc.) che diffondono la propria attività soprattutto grazie a nuovi canali commerciali come l’ e-commerce».

Insomma il Bioreport 2013 sottolinea come l’agricoltura biologica sia più attenta alla sostenibilità ambientale rispetto a quella “convenzionale”, applicando buone pratiche e contribuendo alla riduzione della «pressione sugli ecosistemi e sull’ambiente. Una crescita che ha portato ad avere un terzo delle aziende biologiche mondiali che hanno la loro base operativa in Italia, con davanti solo colossi delle produzioni agricole: come l’Argentina, Usa,  Cina ed ’Australia.

Un successo che ormai rappresenta un modello di sviluppo molto diffuso e di grande interesse, per ragioni economiche, sociali e ambientali, al quale guardano con sempre maggiore interesse i giganti della distribuzione come Coop che evidenzia che

«Alla base della recente diffusione dell’alimentazione biologica tra i consumatori ci sono soprattutto motivazioni salutistiche ed etiche. L’esclusione di sostanze di sintesi chimica dai processi di coltivazione è utile a preservare la fertilità dei terreni e riduce l’esposizione umana a composti per cui, in alcuni casi, esistono diverse prove di tossicità».

In una nota, la Coop cita diversi studi  che hanno confrontato il valore nutrizionale degli alimenti biologici e dei prodotti agricoli tradizionali.

Per esempio, dalla  ricerca “Are Organic Foods Safer or Healthier Than Conventional Alternatives?: A Systematic Review” pubblicata su Annals of Internal Medicine, per esempio, è emerso che gli alimenti biologici sono più nutrienti e il loro consumo riduce l’esposizione a pesticidi ed a batteri resistenti agli antibiotici.

Food Chemestry ha appena pubblicato lo studio “A comparison of the nutritional value and food safety of organically and conventionally produced wheat flours” che si occupa della  farina di frumento srivelando che qualle biologica  ha proteine più digeribili e una contaminazione da micotossine di circa due volte inferiore a quella della farina convenzionale.

Secondo la Coop,«La diffusione di questi dati, unita alle scelte adottate per ragioni etiche, ha fatto sì che, negli anni, aumentasse la fiducia dei consumatori italiani nei confronti degli alimenti “bio”, più rispettosi dell’ambiente e in grado di apportare diversi benefici alla salute dell’uomo».

Il colosso della grande distribuzione è molto interessata  a questo mercato che ha implicazioni con le tematiche legate alla salute e all’ambiente, tanto che messo a punto una linea dedicata: “Vivi verde”, che è l’assortimento biologico ed ecologico a marchio più ampio nel panorama dei supermercati. Una linea che oltre agli alimenti comprende piante aromatiche e sementi, cosmetici, prodotti per l’igiene della persona e della casa, delle stoviglie e dei tessuti: alcuni di questi garantiti dall’ecolabel europeo. Diversi prodotti “bio” rientrano anche nella Linea Crescendo, una gamma di alimenti – farine, omogeneizzati di carne e frutta, nettari, pastine e merende – rivolta ai bambini di età compresa tra sei mesi e tre anni.

Quindi il biologico made in Italy (e quello del commercio equo e solidale) non è più un prodotto di nicchia ma sta trovando sempre più spazio negli scaffali dei supermercati (non solo in quelli Coop), con i consumatori che appaiono maggiormente attratti dalla sostenibilità e dalla compatibilità ambientale dei prodotti che comprano.

FONTE | Greenreport

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Oggi la giustizia russa ha accusato di teppismo/vandalismo (o meglio di hooliganismo, nemmeno fossero ultras della Dinamo Mosca)  26 membri dell’equipaggio su 30 della nave di Greenpeace  Arctic Sunrise. Lo ha confermato a Ria Novosti Mikhail Kreindlin, l’avocato russo messo a disposizione dei suoi attivisti da Greenpeace.  Ieri anche all’attivista italiano Cristian D’Alessandro è stata formalizzata l’accusa di vandalismo.

«Le accuse sono state portate contro altre 9 persone , portando a 26 il numero dei membri dell’equipaggio incolpati di questo delitto», ha spiegato Kreindlin, sottolineando che l’accusa non ha ritirato ancora le accuse di pirateria che pesano  sui militanti ambientalisti, arrestati il 18 settembre dalla Guardia costiera di frontiera russa mentre tentavano di scalare una piattaforma petrolifera di Gazprom nel Mar della Pecora.

Secondo il Comitato d’inchiesta russo il comportamento dei militanti di Greenpeace ha messo in pericolo la vita di chi lavorava sulla piattaforma Gazprom. Vladimir Tchuprov, direttore del programma Artico di Greenpeace Russia, ha risposto che «Le azioni dei militanti di Greenpeace nel Mar di Pecora non possono costituire una minaccia per la vita delle persone che lavorano sulla piattaforma petrolifera Prirazlomnaia. Questa accusa che era stata formulata all’inizio. E’ evidente che le azioni dei militanti ecologisti non possono né perturbare il funzionamento della piattaforma, né costituire una minaccia per la vita del suo personale. Essendo Greenpeace un’organizzazione non violenta, i suoi militanti sono i soli a rischiare la loro salute e la loro vita durante azioni come quella. I militanti di Greenpeace seguono una formazione specializzata prima di prendere parte a manifestazioni di questo genere. Apprendono a comportarsi senza ricorrere alla violenza, ad escludere ogni minaccia ed ad evitare i rischi per gli altri. Questo è il primo principio applicato da Greenpeace durante le sue azioni. L’esperienza dimostra che I militanti ecologisti sono I soli ad esporsi al pericolo. Le operazioni di Greenpeace non hanno mai fatto una sola vittima nel mondo. Le forze dell’ordine non possono non saperlo».

Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, sottolinea che «Le autorità russe hanno formalizzato l’accusa di vandalismo, senza ancora far decadere quella di pirateria come annunciato, ma la sostanza non cambia: la detenzione dell’equipaggio di Greenpeace e dei giornalisti e il sequestro della nave è del tutto illegittimo. Se l’accusa di pirateria si è rivelata inconsistente, quella di vandalismo oltre ad essere ugualmente assurda, mai comunque avrebbe dato il diritto di abbordare la nave di Greenpeace in acque internazionali».

Intanto l’Olanda ha deciso di portare il caso Russia-Greenpeace davanti al Tribunale internazionale del diritto del mare (Itlos), previsto dalla Convenzione Onu sul Diritto del Mare (Unclos) e la prima udienza è fissata ad Amburgo per il 6 novembre. La Russia, pur avendo sottoscritto l’Unclos, ha detto che non parteciperà al processo e non accetterà le decisioni del Tribunale.

Greenpeace fa notare che «Se la Russia dovesse davvero rifiutare la decisione del Tribunale, il risultato sarebbe una crisi generale del Diritto Internazionale ben oltre i limiti della questione tra Russia e Olanda. Il principio della libera navigazione in acque internazionali, che è alla base del diritto marittimo, sarebbe seriamente compromesso. Dal giorno dopo, infatti, chiunque può inventarsi accuse di pirateria come hanno fatto le autorità russe, abbordare e sequestrare chi vuole e poi rifiutare il giudizio del Tribunale internazionale».- See more at: http://www.greenreport.it/news/comunicazione/russia-contro-greenpeace-hooliganismo/#sthash.NnWIIQBP.dpuf

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