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Auto più sostenibili: il contributo dell’alluminio riciclato

Il Pacific Northwest National Laboratory (PNNL) del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha sviluppato un nuovo processo di produzione di alluminio riciclato in collaborazione con Magna, azienda leader nella tecnologia della mobilità. Il processo riduce oltre il 50% dell’energia incorporata e oltre il 90% delle emissioni di anidride carbonica eliminando la necessità di estrarre e raffinare la stessa quantità di minerale di alluminio grezzo.

Uno dei comparti maggiormente energivori, e per il quale esiste una specifica filiera di recupero e riciclo, è senza dubbio quello dell’alluminio. Un ambito di utilizzazione importante è sicuramente quello automobilistico, per il quale è possibile oggi utilizzare alluminio riciclato al 100%. Specialmente nel settore dei veicoli elettrici.

Tutto ciò è attuabile con un processo che non prevede la spesa energetica necessaria a produrre componenti della scocca che solitamente utilizzano alluminio vergine scaldato ad alte temperature per poterlo modellare. Il Pacific Northwest National Laboratory del Dipartimento dell’Energia statunitense, in collaborazione con Magna, un’azienda che si occupa di tecnologia per la mobilità, ha infatti messo a punto un nuovo processo di produzione in grado di ridurre di oltre il 50% l’energia incorporata e di oltre il 90% le emissioni di anidride carbonica. Senza che sia più necessaria l’estrazione e la raffinazione di alluminio grezzo.

Animation by Sara Levine | Pacific Northwest National Laboratory

Questo nuovo processo di Shear Assisted Processing and Extrusion (ShAPE) raccoglie pezzi di scarto dalla produzione automobilistica trasformandoli direttamente in materiale idoneo a nuove parti di veicoli. Il progresso più recente, descritto in dettaglio in uno specifico rapporto del Pacific Northwest, spiega come evitare di aggiungere alluminio di nuova estrazione al materiale di scarto prima di riutilizzarlo. Il nuovo processo si caratterizza perché, a differenza dell’estrusione convenzionale, in cui la matrice viene premuta contro una billetta preriscaldata con un movimento lineare, ShAPE aggiunge una forza rotazionale, facendo ruotare la matrice. Il contatto tra la billetta e lo stampo rotante genera un riscaldamento per attrito, in grado di generare calore sufficiente a modificare la forma dell’alluminio senza l’estrusione. L’entità della generazione di calore e la profondità della zona di deformazione sono controllate attraverso la regolazione della velocità di rotazione.

Nella sostanza, il calore necessario per ammorbidire il materiale è interamente fornito dal processo, non rendendo più necessario il preriscaldamento della billetta in un forno separato. Con l’incremento della temperatura, il materiale fluisce verso l’orifizio di estrusione attraverso scanalature a spirale ricavate sulla superficie della matrice. All’uscita dalle scanalature, i flussi si consolidano prima di entrare nell’orifizio di estrusione, dove il materiale scorre tra il mandrino e la camera di saldatura.

Per approfondire

Leggi anche Nanoparticelle di alluminio e idrogeno: nuovo studio

Redazione

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