Auto elettrica: green per le città, green per il pianeta
Valerio Rossi Albertini replica all’ANSA.
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La mela di Biancaneve, ovvero come ti denigro l’auto elettrica attribuendole colpe altrui.
Una mela al giorno toglie il medico di torno. Quindi fa bene. Però, se la mela è quella che la strega porge a Biancaneve, cioè avvelenata, non fa più così bene…
E’ questo il succo dell’articolo comparso sulla rivista Journal of Industrial Ecology, riguardante il confronto tra auto elettriche e auto a propulsione convenzionale, che ha suscitato tanto clamore: Le auto elettriche sarebbero molto migliori, ma l’energia con cui si alimentano è “avvelenata”, perché prodotta con metodi obsoleti.
Andiamo con ordine.
Gli autori dello studio fanno presente che alcuni dei componenti dell’auto elettrica, come ad esempio le batterie, contengono elementi nocivi per l’ambiente e, pertanto rappresentano, un rischio potenziale (cosa peraltro nota e sempre tenuta in considerazione) . D’altra parte, le batterie al piombo dei veicoli tradizionali, universalmente diffuse, inquinano enormemente di più, perché il piombo appartiene alla categoria dei metalli pesanti, mentre il litio no.
Veniamo all’impatto atmosferico, cioè alla contaminazione dell’aria. Come spesso accade, chi tenta di strumentalizzare questi studi confonde i due problemi principali:
- l’emissione di anidride carbonica da combustione (che altera il clima del pianeta, ma non è un gas tossico) e
- la produzione di gas di scarico e di polveri sottili (questi sì tossicissimi), che si concentrano nei grandi centri urbani, proprio dove è alta la densità di popolazione.
Ora, è pur vero che l’estrazione del litio per le batterie ha un qualche impatto sull’ambiente e sulla salute, ma minimo a confronto alle 60mila morti l’anno in Italia, certificate dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, a seguito di patologie dovute all’inalazione di polveri sottili. 60mila! Le auto elettriche non emettono affatto polveri sottili da combustione e producono quantità trascurabili dai freni, perché il loro sistema di frenamento è basato su campi magnetici che non generano particolato. Basterebbe questo per preferirle ad ogni mezzo di trasporto con motore a combustione interna.
Invece, nella nota ANSA diramata si legge testualmente: “Il fatto che le auto a gasolio emettano meno PM10 nel funzionamento rispetto a quelle elettriche conclude è legato al fatto che, essendo più pesanti per la presenza delle batterie, sollevano più polveri nella circolazione su strada. Va ricordato al riguardo che il particolato che giace al suolo è oltre 10 volte di più rispetto a quello emesso dagli scarichi”.
Quindi, la prossima volta che calpestate sul marciapiede il ricordino di qualche cane che un padrone incivile non ha provveduto a rimuovere, sappiate che la colpa non è del padrone del cane, ma vostra che l’avete schiacciato, e magari portato in giro sotto la suola. I diesel depositano particolato al suolo? La colpa è delle auto elettriche che lo sollevano! Affermazioni del genere offendono perfino la grammatica. “Emettere” significa “buttare fuori” e non “sollevare da terra”. I diesel emettono particolato, le auto elettriche no.
Chiarito questo, la critica principale è che le fonti di approvvigionamento energetico non siano pulite e che all’auto elettrica possa essere imputato questo peccato originale. Prendendo, quindi, come parametro di riferimento il contributo delle varie forme di produzione di energia (il “mix energetico”), risulta che l’auto elettrica sconterebbe perfino la presenza delle centrali a carbone, il combustibile della prima Rivoluzione Industriale di fine ‘700! Ecco la mela di Biancaneve… All’auto elettrica dai energia avvelenata e la colpa è dell’auto elettrica. Si da il caso, invece, che l’attuale parco di veicoli elettrici in Italia può essere interamente alimentato con circa lo 0.1% della produzione fotovoltaica italiana (avete letto bene, l’un per mille). Quindi, per quanto riguarda le auto elettriche, le centrali a carbone potete spegnerle anche stasera!
Per il resto, l’articolo da cui è nato il dibattito è di carattere squisitamente accademico e non certo un ripensamento sul modello di mobilità. Lo dimostra la conclusione, in cui si legge: “Tuttavia è svantaggioso promuovere i veicoli elettrici in paesi dove l’elettricità è prodotta con olio combustibile, carbone e lignite”.
Ma come? Paesi che producono l’energia con metodi così arcaici possono mai essere quelli idonei alla promozione di una tecnologia avanzata dei trasporti?
Prima di agitarli come un manganello, gli articoli scientifici vanno letti attentamente e meditati…
Valerio Rossi Albertini