Agricoltura conservativa (Blu): riduzione delle emissioni di CO2 e risparmio economico in nome del suolo
Con lo sviluppo della proposta del “Biogasfattobene”, promossa dal CIB (Consorzio Italiano Biogas), approfondita proprio nell’edizione 2016 di Ecofuturo Festival, sono molte le aziende agricole che si stanno convertendo al biologico.
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Si tratta di aziende, alcune delle quali di grandi dimensioni che, grazie al cambio del metodo di aratura del terreno ed alla applicazione dell’idea della doppia coltivazione annuale energetica ed alimentare, con il riutilizzo del digestato come ammendante, seguendo la filosofia di matrice francese del “”Quattre pour mille”, per il confinamento della CO2 nel suolo presentata al COP21 di Parigi e utilizzando la tecnica di “semina su sodo”, stanno creando i presupposti ideali per la riconversione al biologico ed in prospettiva anche di gran parte dell’agricoltura. Un tale scenario evolutivo inizia a prefigurare, dopo l’idea di un energia tutta rinnovabile, anche l’idea di una agricoltura tutta biologica. Un grande progetto, quello promosso da CIB, denominato “Biogasfattobene”, articolato su una serie di protocolli e procedure che, se integrate in una azienda agricola “rappresentano una grande opportunità per differenziare e rafforzare l’attività tradizionale, che subisce pesantemente gli effetti della crisi”, come ha ricordato il Presidente CIB Piero Gattoni, intervenuto ad Ecofuturo. Il progetto intende diffondere modalità scrupolose di fare biogas che porteranno anche ad una certificazione, capace di coniugare al meglio la redditività agricola e la lotta ai cambiamenti climatici.
Si tratta di una autentica “rivoluzione agricola”, necessaria per trasformare l’agricoltura da parte del problema a parte della soluzione, stante il suo grande contributo in termini di pressione antropica sui cambiamenti climatici.
Fonte: IPCC “Mitigation report” 2014
A consolidare il rivoluzionario percorso intrapreso da CIB, arrivano anche altri contributi significativi dal mondo della ricerca e innovazione in ambito agricolo in questa direzione, come quello di Aigacos (Associazione Italiana per la Gestione Agronomica e Conservativa del Suolo) che proprio in questi giorni ha organizzato un convegno in collaborazione con Terra di Marche presso il teatro La Nuova Fenice di Osimo (AN). Nel convegno si è discusso in particolare delle pratiche virtuose di agricoltura conservativa, definita anche “Agricoltura Blu” e si è tracciato lo scenario determinato dal contributo della ricerca e dalle ultime evoluzioni tecnologiche nel segno della ecosostenibilità. Una serie di pratiche virtuose, quelle della cosiddetta “Agricoltura conservativa”, che rimettono profondamente in discussione anni di agricoltura convenzionale, basata sulle monosuccessioni, sulle lavorazioni profonde con inversione degli strati e caratterizzata in generale dallo sfruttamento indiscriminato del suolo, che ha determinato una progressiva degradazione della sua struttura, un aumento del compattamento e una diminuzione del contenuto in sostanza organica. Una serie di azioni negative, quelle determinate dalla “stressante” agricoltura convenzionale praticata negli ultimi decenni, che si ripercuotono sulla fertilità del suolo, sull’erosione idrica ed eolica, determinando un aumento delle emissioni di carbonio in atmosfera (diminuita capacità di confinamento della CO2 nei suoli) e una generale riduzione della presenza degli organismi viventi nel suolo. Gli eventi piovosi, poi, sempre meno distribuiti e di elevate intensità, causati dal cambiamento climatico globale, hanno amplificato ed accelerato tali problematiche. Molto chiara anche la definizione di “Agricoltura Convenzionale” da parte della FAO (Food and Agriculture Organization), che l’ha definita come “un sistema di produzione agricola sostenibile per la protezione dell’acqua e del suolo agrario che integra aspetti agronomici, ambientali ed economici” che ne quantizzò le superfici su scala mondiale nella misura di oltre 116 milioni di ettari corrispondenti ad oltre il 7% delle terre coltivate in una indagine del 2010. (vedi mappa seguente).
Mappa adozione dell’Agricoltura Conservativa nei diversi Paesi e Continenti con superfici superiori a 0,5M di ettari
(Derpsch e Friedrich, 2010)
Il convegno si è posto l’obiettivo di aprire un confronto tra produttori al fine di condividere gli strumenti che hanno favorito le loro scelte, mettendo in evidenza un modello di agricoltura capace di assicurare una serie di benefici ambientali per la società civile nel suo insieme e per l’economia dei diversi ambiti territoriali.
Una parte importante del convegno è stata dedicata ad illustrare i benefici dell’Agricoltura Conservativa, come pacchetto di pratiche orientate a ridurre le emissioni inquinanti, attraverso un’azione di sequestro della CO2 da parte del suolo, che conserva così più carbonio organico, ed una riduzione delle emissione di CH4 (metano) con grande mitigazione anche sul piano dei gas serra climalteranti, consentendo benefici per la matrice ambientale delle acque di falda, più pulite. A tutto ciò si aggiungono non meno significativi vantaggi economici, grazie ad un ridotto numero di lavorazioni e ad una minore necessità di forza motrice, rendendo possibile ridurre i consumi di combustibile fossile, con risparmi pari a 80/100 litri di gasolio per ettaro. Altra positiva ricaduta delle pratiche di agricoltura conservativa è poi quella legata al permette al controllo dell’erosione, dal momento che la copertura permanente e la migliore struttura del suolo, proteggono quest’ultimo dall’erosione idrica ed eolica, favorendo così una maggiore biodiversità, dal momento che il minore compattamento e l’aumento di sostanza organica favoriscono l’attività della micro e mesofauna del suolo. Incrementando inoltre la capacità di ritenzione idrica del suolo e anche la qualità dell’acqua di run-off, determinata dall’effetto dilavante delle piogge sui suoli a fronte di concimazione od altro, è possibile inoltre conseguire una maggiore efficienza dei cicli dei nutrienti, che risultano più biodisponibili migliorando la capacità di aumento della fertilità. Ulteriori significativi benefici si registrano in termini di efficienza economica, con un risparmio economico pari a 250/300 Euro per ettaro, a fronte della riduzione dei costi colturali, con le rese dei cereali che risultano maggiori rispetto al terreno lavorato nelle annate siccitose.
Principi, pratiche ed obiettivi dell’Agricoltura Conservativa (da Stagnari et al., 2009, modificato)
Una pratica che si inserisce nel quadro delle mitigazione di una matrice ambientale come il suolo, fondamentale per il futuro dell’uomo sul piante, come rimarcato recentemente anche dall’ONU, attraverso Unep, il programma delle Nazioni unite per l’ambiente, che ha recentemente lanciato l’allarme per la perdita di fertilità a fronte del drastico calo di sostanza organica dei suoli agrari, fenomeno particolarmente evidente nella fascia climatica che comprende proprio l’Italia, con il culmine nella nostra Pianura Padana, zona a maggiore intensità agricola (vedi figura seguente).
Mappa del carbonio organico del suolo (Emilia Romagna)
Un ambito di intervento sul quale si è allertata la stessa Unione Europea, preoccupata per la degradazione dei terreni agrari, che ha quantizzato la somma dei costi connessi ad erosione, perdita di sostanza organica, frane e smottamenti e contaminazioni, la quale supera i 38 miliardi all’anno in tutta Europa. Per questo Bruxelles ha lanciato 10 anni fa la sua “Strategia tematica per la protezione del suolo” (Link documento) .
Su questo cruciale tema è scesa in campo nel 2012 anche la FAO, con la istituzione della “Global soil partnership” (link sito) per promuovere azioni contro il degrado dei terreni, tema del quale si dibatterà proprio a Roma dal 21 al 23 marzo prossimi nel simposio mondiale “Soil Organic Carbon”, organizzato dalla stessa FAO.
Un autentico terapia l’agricoltura conservativa per preservare l’agroecosistema dalla progressiva degradazione causata dall’evoluzione dei cambiamenti climatici e dalla pressione antropica. Aigacos organizzatrice del convegno marchigiano sul tema, è una associazione di agricoltori accomunati dall’interesse per queste pratiche virtuoseed, costituita proprio ad Osimo nel 1998, in una regione all’avanguardia nell’adozione dell’agricoltura conservativa, oggi divenuta una assoluta priorità per la tutela della risorsa suolo. Significativo durante il convegno, il commento del Presidente Aigacos Giuseppe Elias, il quale, partendo dalla propria esperienza aziendale in provincia di Lodi, ha commentato: “nella crescita di questo modello produttivo riferendo incidono sia aspetti economici che ambientali, visto che le modalità di gestione del suolo connesse a questo paradigma produttivo sono quelle più adatte a preservare struttura e contenuto di sostanza organica dei terreni agrari”.
E proprio nel contesto del quadro di questi impegni internazionali che l’agricoltura conservativa è stata assunta come modello di gestione sostenibile delle colture, facendo registrare una grande diffusione di questa tecnica, con una crescita del 47% a livello mondiale nel quinquennio 2008-2013 (380mila ha stimati in Italia). La cosa più virtuosa è che tale crescita si è registrata senza sostegno di ingenti ricorsi a contributi comunitari, a fronte di una pratica che richiede elevati livelli di professionalità, consentendo di coniugare sostenibilità ambientale ed economica, attraverso la riduzione delle lavorazioni e quindi dei costi di produzione.
Nel corso del convegno di Osimo, significativo l’intervenuto di Rodolfo Santilocchi, Professore ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee presso l’Università Politecnica delle Marche, che con i suoi studi ha dato un forte contributo alla crescita di questo modello produttivo in Italia, tra gli autori nel 2011, di uno specifico manuale sulla “Agricoltura Blu” come è oramai definita l’Agricoltura Conservativa, scaricabile in calce al post.
Per Approfondire:
- Scarica il manuale “Agricoltura BLU – la via italiana dell’agricoltura conservativa”
- Scarica le “Linee Guida per l’applicazione e la diffusione dell’Agricoltura Conservativa” (progetto “Life HelpSoil”)
- Articolo di approfondimento sulla Agricoltura conservativa di Michele Pisante, professore di Agronomia e coltivazioni erbacee presso l’Università di Teramo
- “Andare sodo per l’Ambiente” – intervista al Professor Michele Pisante (UNITE), dopo la COP22 di Marrakesh
A seguire una videointervista ad Alberto Lugoboni della Direzione Generale Agricoltura di Regione Lombardia, lead partner del progetto LIFE HelpSoil, che ci spiega in breve, cos’è l’Agricoltura Conservativa”
Sauro Secci